Virgilio, simbolo della ragione, guida Dante
Terminata la valle dell’angoscia mortale, Dante giunge ai piedi di un colle, sulle cui spalle sta sorgendo il sole. Ha la sensazione di chi è sopravvissuto ad un naufragio...

Terminata la valle dell’angoscia mortale, Dante giunge ai piedi di un colle, sulle cui spalle sta sorgendo il sole. Ha la sensazione di chi è sopravvissuto ad un naufragio. Dovrà subito affrontare tre belve che gli si parano davanti: la lonza, simbolo della lussuria, “che dopo ogni pasto ha più fame di prima”; il leone, simbolo della superbia; la lupa “che di tante brame parea carca”, simbolo dell’avidità.
Dante riconosce nelle tre fiere il simbolo delle passioni che lo stavano dominando. Scatta in lui allora il desiderio di essere soccorso. Sarà la ragione che funzionerà da luce e da forza interiore. La ragione ha proprio in Virgilio, da cui Dante ha tratto ispirazione e stile poetico, la sua personificazione. Accompagnato da Virgilio, sua guida fin sulla cima del Purgatorio, grazie al quale fu in grado di distinguere nettamente il male dal bene, Dante avvia il suo cammino nell’oltretomba.
Di Virgilio Dante conserva una memoria grata: “Or se’ tu quel Virgilio e quella fonte / che spandi di parlar sì largo fiume? / Tu sei il mio maestro e il mio autore; / tu se’ solo colui da cu’ io tolsi / lo bello stilo che m’ha fatto onore” (Inferno I, 79-80.85-87).
Dante si fa interprete dell’umanità. Sperimenta come tutti le passioni che travolgono l’animo umano, specialmente in certi momenti della vita e in certe condizioni di vita. Forse non a caso, sulla scorta dell’esperienza del suo vissuto, individua e segnala come passione prioritaria la lussuria, seguita dalla superbia, a sua volta dalla avidità di denaro. Fa come una pubblica confessione.
Ma, nella sua onestà, trovandosi incapace di farvi fronte con la sola sua buona volontà, sospinto da un sincero desiderio, individua come sua prima indispensabile risorsa la ragione. Chiunque riconosce alla ragione la sua funzione di luce nell’ambito del bene e del male, trova in essa una regola morale che, lotta dopo lotta, prova spirituale dopo prova spirituale, proprio nel riconoscere, senza incertezze e ombre, il bene come bene e il male come male, lo farà uscire dall’inferno del sistema del peccato. Unica condizione: lasciare alla ragione il compito di guida.
† Giuseppe Zenti
Vescovo emerito di Verona
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