Nella vicenda di Lapo Elkann il grande fallimento educativo
La notizia è quello che è ed è di una malinconica tristezza. Lapo Elkann, rampollo della famiglia Agnelli, è stato arrestato a New York per aver denunciato un falso sequestro di persona. Dopo aver passato due notti con un transessuale, a consumare droga e sesso, s’è rivolto alla propria famiglia chiedendo di mandargli immediatamente diecimila euro perché in pericolo...
La notizia è quello che è ed è di una malinconica tristezza. Lapo Elkann, rampollo della famiglia Agnelli, è stato arrestato a New York per aver denunciato un falso sequestro di persona. Dopo aver passato due notti con un transessuale, a consumare droga e sesso, s’è rivolto alla propria famiglia chiedendo di mandargli immediatamente diecimila euro perché in pericolo. Questa, credendolo in qualche situazione a rischio, ha avvertito la polizia, alla quale è bastato poco per capire che il giovanotto era rimasto senza soldi per ben altri motivi e che stava raccontando una clamorosa balla.
Di questo trasgressivo rampollo e della sua vita intessuta di eccessi è da tempo che le cronache ci riferiscono. Dalla prima volta, quando a Torino fu portato in ospedale in stato comatoso per l’assunzione di droghe, la sua vita è stata una continua ribalta di situazioni incandescenti sulle frontiere della trasgressione. Mi sono trovato spesso a pensare a lui con sofferta partecipazione. C’è spesso nella gente una morbosa convinzione che chi ha tanto denaro dovrebbe avere le condizioni e l’obbligo di essere felice. Quindi la devianza altro non sarebbe che un disordine morale e psicologico ingiustificabile data la condizione vantaggiosa di partenza. È un giudizio duro e moralistico quello che si nasconde negli sfottò che vengono inanellati sui social network, in questi giorni, contro questo fragile uomo.
Più semplicemente dovremmo tornare a quella pietas che ci aiuta a capire che nessuno, di nessuna condizione sociale, è esente dal rischio del male di vivere. L’infelicità del cuore che va ad annidarsi nella ragione e nella volontà come un virus contro il quale spesso non esistono vaccini. Anche Lapo è una vittima della vita, a dispetto dei tanti soldi alle spalle che non gli hanno regalato né felicità, né armonia affettiva. Lui come tanti giovani, di ogni censo e di ogni latitudine. Uno zingaro in cerca di gioia, come tanti altri simili a lui, alla disperata rincorsa di qualcosa che non trovano in se stessi.
È partendo da queste considerazioni che mi risulta tanto più sgradevole l’uscita con cui il Corriere della Sera ha commentato l’episodio, non appena le agenzie si sono scatenate. «Che ca..o, tutto sto casino per diecimila euro! Non poteva fargli/farle un bonifico da papino?». In questa frase, che la logica potrebbe portarci a definire di senso pratico, si nasconde in realtà tutto il limite di una cultura che ha tradito e sta tradendo le nuove generazioni, patendo dal presupposto che con i soldi ogni soluzione è possibile. Ma Lapo Elkann, sperduto negli antri della sua angoscia e delle sue trasgressioni, è invece l’icona di troppi giovani malati di mancanza di felicità, lì a ricordare il fallimento educativo di una certa cultura, che ha creduto di costruire l’uomo col potere del portafoglio.