Le amare considerazioni sulla campagna elettorale
La campagna elettorale è arrivata al capolinea. Deo gratias. Sperando che non ci sia bisogno di rifarne presto un’altra. Abbiamo bisogno di governi stabili come del pane. E soprattutto di uomini e donne di governo competenti. La competenza prima di tutto, seguita dell’onestà, perché di onesti incompetenti non sappiamo che farne. Fanno più danno dei ladri...
La campagna elettorale è arrivata al capolinea. Deo gratias. Sperando che non ci sia bisogno di rifarne presto un’altra. Abbiamo bisogno di governi stabili come del pane. E soprattutto di uomini e donne di governo competenti. La competenza prima di tutto, seguita dell’onestà, perché di onesti incompetenti non sappiamo che farne. Fanno più danno dei ladri.
Di questa campagna elettorale mi restano nelle scarpe alcuni sassolini. Il primo riguarda la scelta dei candidati. Era solo l’altro ieri quando da tutte le parti si alzava un lamento esasperato e condiviso: vogliamo la riforma della legge elettorale, vogliamo essere noi a decidere chi mandare in Parlamento, non i partiti che ci impongono quelli che vogliono loro! Parole sante. Ma andate a chiederlo a Bolzano, dove è stata catapultata la Boschi, o agli amici che vivono all’estero che si trovano in lista Antonio Razzi. O più semplicemente guardate al candidato delle liste uninominali che pensate di votare. Sì qualche nome di peso c’è, ma per il resto tanti scartini, come si dice quando si gioca a carte. La verità è che ancora una volta i partiti dall’alto della loro sfrontatezza hanno deciso chi far andare avanti e chi no. Della serie: caro elettore, o mangi ’sta minestra...
Un secondo sassolino mi porta al disagio che ho provato nel vedere ultimamente tanta violenza, aggressività e intolleranza. Sulle piazze si è visto il fascismo nero, ma anche quello rosso, se per fascismo intendiamo lo stile violento usato nel gestire le differenze ideologiche. Già perché non ho mai capito perché se la violenza è di Destra li chiamano fascisti, se invece è di Sinistra, allora sono rivoluzionari. Scontri fisici, aggressioni alle forze di polizia, attentati incendiari, bombe carta con chiodi e ferro a Torino... un bel vivaio di delinquenti da piazza di vario colore.
Sarà che con l’anagrafe la memoria si fa più esigua, ma non ricordavo tanti commenti sui media, a parlarci del pericolo fascista, come negli ultimi tempi. È vero che l’Europa in generale sta virando verso il nero, ma è altrettanto vero che stiamo assistendo ad una fascistizzazione degli stili di vita, che va oltre l’ideologia fascista. E questo in ogni ambito, sociale o politico che sia. Ed è qui che il cristiano si pone una domanda inquietante: se questi signori che ci chiedono il voto sono così ferocemente contrapposti, se dentro ai partiti l’amicizia è un optional che sussiste per il tempo della convenienza, quale rispetto hanno questi signori per le persone? Quanto hanno metabolizzato il principio che il confronto tra le diversità domanda uno stile di civiltà? Paolo VI affermava che la politica è la più alta forma di carità. Proprio perché dovrebbe aver di vista il bene integrale della persona. Ma quale cultura del rispetto può venire da chi trasforma l’avversario in un bersaglio da colpire? Con l’insulto, l’aggressione verbale e quella violenta dello scontro fisico? Più che di servitori del bene comune, l’impressione è che ne siano soltanto dei maldestri simulatori, puntando di fatto alla greppia di cui servirsi.
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