Il Fatto di Bruno Fasani
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La crisi del maschio con origini chimiche

È da tempo che si parla della crisi del padre, del padre assente. I titoli di libri che segnalano questo fenomeno ormai si susseguono in un crescendo senza sosta. Fenomeno culturale, si dice di solito, fiorito da tante matrici. Quella della virilizzazione della donna, che dietro la bandiera della parità di diritti avrebbe di fatto assunto una identità mascolinizzata...

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È da tempo che si parla della crisi del padre, del padre assente. I titoli di libri che segnalano questo fenomeno ormai si susseguono in un crescendo senza sosta. Fenomeno culturale, si dice di solito, fiorito da tante matrici. Quella della virilizzazione della donna, che dietro la bandiera della parità di diritti avrebbe di fatto assunto una identità mascolinizzata. Quella di un indebolito ruolo educativo all’interno della famiglia, che vede il padre incapace di dare regole di vita, limitandosi a fare il fornitore di beni di consumo. Spesso in un’inconscia competizione coi figli, per mostrare un giovanilismo che lo faccia sentire e apparire praticamente un amico e psicologicamente un coetaneo. Su questa crisi del padre si sono costruiti dibattiti a non finire, senza che mai sia passata nella cultura popolare l’idea di dove provvedere a cambiare la rotta, prima che siano i fatti ad obbligarci a farlo.
Come se non bastasse tutto questo a mettere in crisi la figura maschile, è di questi giorni la pubblicazione di una indagine scientifica che aggrava ancor di più lo scenario. Vedi Presa Diretta su Rai 3 del 13 marzo scorso. In crisi non c’è solo il ruolo paterno, ma la virilità stessa. E stavolta la causa non è più di origine soltanto culturale o psicologica, ma chimica. Nientemeno.
I dati che ci vengono forniti, di assoluta attendibilità, ci parlano di una progressiva trasformazione del maschio. Qualcuno lo definisce un processo di femminilizzazione, altri di mancata mascolinizzazione. Ma, a prescindere dalle parole, le conseguenze parlano da sole. Crescita degli ormoni femminili in non pochi ragazzi con conseguente sviluppo del seno, diffusa contrazione delle misure genitali, riduzione degli spermatozoi del 50%, infertilità maschile che raggiunge picchi del 60% rispetto al 20% di 50 anni fa, testosterone, ossia l’ormone maschile, assolutamente inferiore nelle nuove generazioni rispetto a quello dei loro genitori e nonni, nascite calate del 50% in ragione di una crescente infertilità, e non solo per motivi sociali ed economici.
Sulle cause di tutto questo è intervenuta la scienziata Annamaria Andersson, dell’Università di Copenaghen, precisando che ciò che sta accadendo dipende da ciò che si mangia, si tocca e respira. A cominciare dalle sostanze chimiche, con in testa gli ftalati presenti nelle pellicole isolanti, nei cosmetici, nella plastica ed anche in alcuni cibi. A seguire, il bisfenolo A. Lo si trova soprattutto nei cibi in scatola per via di quelle pellicole che non consentono ai liquidi di raggiungere il cartone. Katharina Main, pure dell’ospedale di Copenaghen, sostiene che in alcune signore in gravidanza sono state rintracciate 120 sostanze chimiche capaci di influire sul feto e sul suo futuro. Un tempo si diceva che si è ciò che si mangia. Assioma che oggi si commenta da sé.

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