L’onestà intellettuale di Dolce & Gabbana
Tutto questo per un’intervista rilasciata dai due al settimanale Panorama, riguardante le adozioni gay e bambini in provetta per le coppie gay. Con molto coraggio, si sono dichiarati contrari alle adozioni e hanno definito i bambini nati dalla fecondazione in vitro «figli della chimica che non hanno mamma e papà»...
È molto probabile che Dolce & Gabbana, marchio mondiale della moda italiana, ricorderanno il 15 marzo 2015, come il dies horribilis della loro trionfante marcia commerciale. A rompere il ritmo della loro lunga cavalcata d’affari, potrebbe essere l’attacco venuto dal cantante rock inglese, Elton Jhon, il quale ha invitato i vip della terra a boicottare i prodotti del famoso sodalizio della moda.
Tutto questo per un’intervista rilasciata dai due al settimanale Panorama, riguardante le adozioni gay e bambini in provetta per le coppie gay. Con molto coraggio, si sono dichiarati contrari alle adozioni e hanno definito i bambini nati dalla fecondazione in vitro «figli della chimica che non hanno mamma e papà».
A Elton John che, con suo marito David Furnish, di bambini se n’è fatti fare due, la dichiarazione dev’essere andata di traverso come un boccone soffocante. E così, aperto il computer ha travasato dentro tutta la bile possibile invitando Dolce & Gabbana a «vergognarsi per aver puntato il dito contro la fecondazione in vitro, un miracolo che ha consentito a milioni di persone che si amano, etero ed omosessuali, di realizzare il sogno di avere un figlio». Non pago, ha aggiunto la scomunica: «Il vostro pensiero arcaico è fuori tempo, proprio come le vostre creazioni di moda», precisando che non indosserà mai più alcun loro prodotto. È bastata questa uscita perché tutto un certo mondo, dalla tennista Navratilova, neo sposa di un’avvenente fanciulla, al cantante Ricky Martin, omosessuale dichiarato e con figli da provetta, passando per altri nomi blasonati, decidesse di boicottare il marchio italiano dei due soci della moda. Colpevoli di dichiarazioni considerate omofobe e contro il diritto dei gay ad avere figli.
Lo strano è che ad essere attaccati sono proprio due omosessuali, per tanti anni sodali nel lavoro, ma anche compagni di vita. E allora come la mettiamo? Domenico Dolce, stordito da tanto rumore, ha cercato di dire il perché delle sue opinioni: «Sono siciliano – ha precisato – e sono cresciuto con un modello di famiglia tradizionale, fatto di mamma, papà e figli. So che esistono altre realtà ed è giusto che esistano, ma nella mia visione questo è quello che mi è stato trasmesso e, con questi, i valori dell’amore e della famiglia». Insomma, chi pensava che il no al matrimonio gay e alla possibilità di avere figli fosse cosa da retrogradi, toccati dai condizionamenti clericali, ha avuto il benservito. C’è tutta una fascia di mondo omosessuale che la pensa così, gente che ha l’onestà intellettuale di credere che i diritti dei bambini vengono prima dei diritti degli adulti, quelli che schiamazzano per invocare leggi che li facciano sentire a posto. Ma poi, se si sentono a posto che bisogno hanno che tutti la pensino come loro? Viene il sospetto che le critiche talvolta finiscano per risvegliare qualche insicurezza o senso di colpa.
Stefano Gabbana, da parte sua ha puntualizzato: «Crediamo nella democrazia e pensiamo che la libertà di espressione sia una base imprescindibile per essa». Giusto per ricordare che è solo nelle dittature che bisogna pensare a senso unico. Nel mondo che funziona, ognuno è libero di dire le proprie convinzioni, senza che la minaccia di una legge Scalfarotto sull’omofobia, chiuda la bocca alla gente e ne spenga l’intelligenza.
Resta da vedere quale sarà l’andamento del mercato per i prodotti dei due stilisti. Dopo il caso analogo accaduto a Barilla, costretto a fare dietrofront per evitare un collasso in Borsa, tutto è possibile. Di sicuro da Dolce & Gabbana è venuta una lezione di equilibrio, civiltà e democrazia. Si può essere d’accordo o meno sui contenuti, ma certamente il loro è un messaggio che fa onore all’intelligenza di quel mondo omosessuale, che sa andare oltre i lustrini e le pagliacciate di piazza, cui spesso siamo costretti ad assistere.