L’educazione sessuale non può diventare colonizzazione ideologica
Educazione sessuale. Farla? E quando, e come e dove? E da chi? Un nuovo imperativo sembra aleggiare nella coscienza degli italiani. Non possiamo essere gli ultimi della classe, ci dicono nei dibattiti radio-televisivi. Ultimi come quelli della Russia, Lituania, Romania, Polonia... E giù una sfilza di Paesi che non finisce più. Un elenco snocciolato con intenzione sottilmente razzista, come a dire che fuori da Francia, Olanda, Belgio, Svezia...
Educazione sessuale. Farla? E quando, e come e dove? E da chi? Un nuovo imperativo sembra aleggiare nella coscienza degli italiani. Non possiamo essere gli ultimi della classe, ci dicono nei dibattiti radio-televisivi. Ultimi come quelli della Russia, Lituania, Romania, Polonia... E giù una sfilza di Paesi che non finisce più. Un elenco snocciolato con intenzione sottilmente razzista, come a dire che fuori da Francia, Olanda, Belgio, Svezia... siamo nella notte dei tempi. Che educare i ragazzi in questo ambito sia urgente è fuori dubbio. Infatti, in materia, è più quello che fanno che quello che sanno. E quello che fanno lo fanno male. È in crescita l’Aids e sono in crescita esponenziale le malattie veneree. Già tra i giovanissimi e gli adolescenti. Il fatto è che i ragazzi hanno imparato fin troppo bene cosa fare, assecondando la bomba ormonale che li accompagna in questa stagione della vita. Lo fanno perché lo vedono fare sulle bancarelle della volgarità e della pornografia, quella venduta al supermercato dentro casa, ossia nei computer, dove basta un clic per togliere ogni creatività all’immaginazione personale. Sanno cosa fare, ma non sanno più cos’è l’amore. Usano questa parola, ma non sanno cosa essa realmente volesse dire. La confondono con una tecnica da palestra, salvo rendersi conto troppo tardi che non basta questo per tenere in piedi un rapporto umano. E così, di fiore in fiore, come api voraci, consumano il nettare della vita, senza produrre alcunché nel favo. E allora ben venga l’educazione sessuale, purché spieghi le conseguenze scientifiche dei comportamenti in questo ambito. Ma soprattutto spieghi che l’affettività non si ferma a un metro da terra. L’amore si nutre di intelligenza, rispetto, responsabilità, misericordia, perdono, tolleranza... Senza queste componenti non rimane dell’amore che lo scheletro dell’istinto. Ascoltavo nei giorni scorsi, in radio, un’intervista all’onorevole Giovanna Martelli, Consigliere per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio. Sosteneva l’urgenza di promuovere l’educazione al sentimento. Mi chiedevo incuriosito cosa intendesse con questa espressione. Che si nascondesse l’idea di educazione all’amore, come la pensavo io? No, molto più banalmente ha precisato che bisognava riprendere in mano i libri con le linee indicative distribuiti nelle scuole lo scorso anno. Quelli costati dieci milioni di euro e prontamente ritirati per la reazione di tante famiglie. Quelli in cui si dice che non bisogna parlare ai maschietti di calcio e di auto e alle bambine di bambole e parrucchiere. Quelli in cui si danno i compitini ai piccoli di prima elementare chiedendo quanto spendono quando escono coi loro due papà. Quelli in cui si enfatizza la cultura omosessuale come una conquista di civiltà. Riporto un passaggio della prolusione del cardinal Bagnasco al Consiglio permanente della Cei, lunedì scorso. Partendo dall’allarme del Papa, che parla di una colonizzazione ideologica sulla famiglia, Bagnasco ha ribadito: «I libri dell’Istituto Beck, dal titolo accattivante “Educare alla diversità a scuola” e ispirati alla teoria del gender, sono davvero scomparsi dalla scuola? Educare al rispetto di tutti è doveroso, ma qui siamo di fronte ad altra cosa: si vuole colonizzare le menti dei bambini e dei ragazzi, con una visione antropologica distorta e senza aver prima chiesto e ottenuto l’esplicita autorizzazione dei genitori... L’educazione della gioventù è talmente delicata e preziosa, che non ammette ricatti o baratti di nessun tipo e in nessuna sede».
La sfida è solo agli inizi, ma di sicuro le vittime saranno solo le nuove generazioni.