Eutanasia per gli orsi? In Olanda la vogliono per i bambini
Nei commenti che sui social vengono fatti a proposito del destino di Jj4, l’orsa che ha ucciso Andrea Papi nei boschi di Caldes, in Trentino, va in onda la follia. Non per le opinioni diverse...
Nei commenti che sui social vengono fatti a proposito del destino di Jj4, l’orsa che ha ucciso Andrea Papi nei boschi di Caldes, in Trentino, va in onda la follia. Non per le opinioni diverse, meritevoli comunque di rispetto; quanto per la mancanza di equilibrio, la morbosità e per le affermazioni spropositate. È morto il buon senso, il senso del limite, come se la spudoratezza avanzasse trionfante, paga di un protagonismo che ha abbandonato le armi della ragione, per dilettarsi con quelle dell’istinto e dell’emotività. Non mi riconosco più in questo linguaggio e, ben lontano dal deprimermi, mi rifugio negli spazi delle relazioni umane, dove ancora è possibile sentire il profumo dell’animo buono delle persone. Ma dove ci porterà questa cultura? Soprattutto dove porterà le nuove generazioni, abituate a muoversi tra i miasmi dell’aggressività, dell’offesa, del linguaggio senza pudore?
Nel marciume di certo animalismo sconsiderato, sembrerebbe distinguersi la presa di posizione dell’Ordine dei veterinari trentini: “Si sollecitano i colleghi professionisti addetti a vario titolo, e iscritti presso l’Ordine della provincia di Trento, di non assumere alcuna iniziativa che possa provocare la morte del soggetto per eutanasia, se non in precedenza concordata con il presente Ordine”.
L’Ordine prosegue poi sottolineando che “lo stato di salute dell’esemplare Jj4 non giustifica l’intervento eutanasico, così come prospettato in conferenza dal presidente della Provincia, ma richiede una analisi complessiva della gestione dei plantigradi presenti sul territorio provinciale. Non si rilevano al momento pericoli verso la popolazione in quanto Jj4 risulta catturata e custodita. L’orso risulta specie protetta tutelata con legge dello Stato”.
Singolare e positiva questa presa di posizione. Un risveglio etico che ricorda come anche per i medici degli animali vale il principio secondo cui la deontologia professionale chiede di mantenere in vita e non di sopprimere, evitando l’eutanasia.
Eppure, l’impressione che anche queste righe si ispirino ad un animalismo sempre più diffuso, a tutto scapito delle creature umane, trova riscontro nella tignosità con cui Ernst Kuipers, ministro della Salute olandese, insiste per introdurre una legge che riconosca i diritti negati e il principio di libertà. Parole nobili, che nascondono in realtà, come l’amo nascosto dal fascino dell’esca, ben altra realtà da quella dichiarata. Si propone di fatto la possibilità di procedere con l’eutanasia dalla nascita in poi. Non più dai dodici anni in avanti, come prevede già la legge olandese, ma da subito, dal momento in cui ci si affaccia al mondo. Diritti di chi? Libertà di chi? Di una creatura che non sa ancora parlare, pensare, desiderare? O diritti di chi ha deciso, forte della possibilità che gli concede la legge, d’essere arbitro della vita di creature innocenti, incapaci di scegliere, ma considerate inadatte ad attraversare la vita?
Viene da pensare che ci muoviamo dentro un mondo diventato ormai incapace di misurarsi con il limite umano. Ma perché credere che il dolore fisico sia più grave e insopportabile del dolore interiore, psichico, sempre più diffuso, ma soltanto invisibile, perché nascosto dentro fisici palestrati o tirati a fino dentro le stanze degli estetisti?
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