Il Fatto di Bruno Fasani
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Chiediamoci cosa c’è dietro all’astio verso Silvia Romano

La vicenda di Silvia Romano sembra il copione di una pièce teatrale dove non si sa esattamente dove finisca il comico e cominci il tragico...

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La vicenda di Silvia Romano sembra il copione di una pièce teatrale dove non si sa esattamente dove finisca il comico e cominci il tragico. Di sicuro fa sorridere, ma non troppo, la corsa al selfie di una parte del Governo ai piedi della scaletta che riportava in Italia la ragazza dopo 18 mesi di prigionia. Una affettuosa visibilità per dare corpo alla curiosità dei media e a quella degli italiani, nella speranza di un ritorno di rendita, quando si tratterà di votare il più bravo e il più bello del reame. Fanno sorridere, ma non troppo, le uscite dei ministri degli Esteri e della Sanità, quando dicono che non è stato pagato alcun riscatto per la liberazione. Mi perdonino. Ma ci sono o ci fanno? Lo sapeva anche la buon’anima di mia nonna che i Servizi segreti hanno a disposizione un budget corposo, di cui disporre per far fronte alle varie emergenze che sono chiamati a gestire e risolvere. E quando non pagano è perché non riescono a stabilire i contatti giusti. Qualcuno li informi e così finisce il comico, dimostrando di aver rispetto per se stessi oltre che per gli italiani. Purtroppo è il tragico a rubare la scena, mettendo in tabellone alcune accuse, affisse sui giornali, in Tv e sulle bacheche di Facebook, come un qualsiasi INRI sulla croce buttata addosso a questa ragazza. Colpevole, ricordiamolo, d’essere diventata musulmana, d’essere costata qualche milionata per riportarla a casa, di essersi sottomessa ai costumi barbari del fondamentalismo islamico, prestandosi al loro gioco ideologico, conclusosi con l’abbondante obolo finale versato alla loro causa. Contro di lei un sinedrio sputacchiante, in cui spiccano, con tessera honoris causa, un consigliere leghista veneto che ha auspicato la sua impiccagione e il mai sazio di visibilità, il Narciso Vittorio, il quale in un post ne ha chiesto l’arresto per “concorso esterno in associazione terroristica”.
Non entro nel merito di queste accuse. Mi limito a sottolineare che quando una ragazza come Silvia, che ha vissuto un’esperienza umana da cui non sappiamo se potrà mai uscirne guarita, viene coperta di infamia fino al punto da obbligare le autorità a metterla sotto tutela, vuol dire che è passata dalla prigionia dell’inciviltà a un’altra prigionia, tra gli incivili di casa propria. Neanche a me fa piacere sapere che Silvia è diventata musulmana, che ha dovuto acconciarsi come le donne schiave dell’Isis, accartocciata in un telo come un covone che cammina, ma il mio dispiacere si ferma sulla porta di una coscienza e di una psiche di 23 anni, che hanno dovuto gestire la prospettiva della morte o, in alternativa, di una vita senza più ritorno a casa tra i suoi. Ma alla faccia del Coronavirus che avrebbe trasformato gli italiani in persone più buone e disponibili, la vicenda di Silvia è una cartina al tornasole per misurare la salute della nostra sensibilità cristiana occidentale. È evidente che su Silvia si può ragionare in termini di cristianità o con gli occhi di Gesù Cristo. Alla prima categoria appartiene l’idea di una cultura di potere. Il potere del cristianesimo come civiltà, come politica, come emancipazione, come patria dei diritti, come percezione d’essere nel giusto… In definitiva, la nostalgia di Poitiers o di Lepanto come frontiere tra noi e chi non è come noi. Ma a toccare la coscienza ci sono anche gli occhi di Gesù Cristo, che ci chiedono d’essere suoi seguaci imparando a guardare con il suo stesso sguardo. Occhi non buonisti, ma amanti. Amanti della libertà dei suoi figli, fino ad accettare il loro rifiuto ed anche di lasciarsi piantare i chiodi nella carne. Perché un figlio o una figlia, agli occhi di Dio, non cessano mai d’essere tali. La vicenda di Silvia Romano non può galleggiare nei liquami dell’intolleranza e neppure sfumare nell’oblio del tempo. Deve diventare appello alla coscienza. Che cristiani siamo? Figli del Maestro o guardiani del Sinedrio?

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