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Vincere le guerre

La guerra che solo due mesi fa credevamo inimmaginabile in Europa, ci riporta a guardarci dentro e a fare i conti con la parte irrazionale di noi stessi...

Parole chiave: Editoriale (407), Guerra (41)

La guerra che solo due mesi fa credevamo inimmaginabile in Europa, ci riporta a guardarci dentro e a fare i conti con la parte irrazionale di noi stessi. Siamo l’unica specie ad avere un raziocinio che ci permette di raggiungere altissime vette speculative e straordinari traguardi scientifici; eppure siamo gli unici capaci di progettare la distruzione e lo sterminio, in una parola: la guerra, che è il trionfo della disumanità, e il fallimento della civiltà. Non riusciamo a liberarci da questo istinto primordiale di morte. Pure le società “evolute e pacifiche” fanno profitti con la produzione e il commercio di armi: si tratta di una pace armata e mai pienamente realizzata. Guerra ed economia poi si alimentano reciprocamente. Ogni guerra è un laboratorio per testare nuove armi e ogni nuova arma apre a inedite forme di guerra.
C’entrano la cultura, l’educazione, l’ideologia, anche la comunicazione, ma in fondo c’è qualcosa di irriducibile nella natura umana e che ogni tanto riaffiora drammaticamente azzerando gli sforzi per superare questa condizione. Sarà il “peccato originale” che porta all’autodistruzione cancellando anche le più belle opere di inclusione e condivisione? Ci dobbiamo rassegnare perché siamo fatti così? Se la violenza è radicata dentro di noi, il seme della pace viene certamente dal di fuori, dall’apertura alla relazione che è pure una  nostra dimensione peculiare.
Se i conflitti sono ineliminabili, non necessariamente si devono risolvere bellicosamente. Come disinnescare allora la bomba prima che deflagri? Prevenendo le cause che generano guerre, ponendo mano alle disuguaglianze economiche che nel giro di pochi decenni possono generare miliardi di nuovi migranti; non sottovalutando l’emergenza ambientale che sta spingendo il pianeta verso l’inaridimento del suolo; non provocando odio e sete di rivalsa nei popoli impoveriti.
La strada per riconquistare la pace passa dal riscatto culturale e dalla disponibilità a compiere i sacrifici e le rinunce indispensabili perché nessuno sia umiliato e quindi spinto alla vendetta e perché la Terra sia ospitale per la vita degli uomini – sia custodita e non depredata. Sono passaggi lunghi, impegnativi e complessi, mentre la guerra sembra la soluzione più immediata, ma ha conseguenze negative anche più lunghe e dilatate.

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