Editoriale
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Un amore malato suscita orrore

I drammi che maturano all’interno dei nuclei famigliari sono all’ordine del giorno della cronaca nera. Uomini che uccidono la moglie, la compagna, la fidanzata. Sono già 17 dall’inizio dell’anno i casi di femminicidio (termine orrendo di suo, oltre a ciò che significa). Ovvero un omicidio ogni tre giorni. A questo talora si accompagna il suicidio di chi ha commesso il crimine.

Parole chiave: Editoriale (407), Alberto Margoni (64), Omicidi (2)

I drammi che maturano all’interno dei nuclei famigliari sono all’ordine del giorno della cronaca nera. Uomini che uccidono la moglie, la compagna, la fidanzata. Sono già 17 dall’inizio dell’anno i casi di femminicidio (termine orrendo di suo, oltre a ciò che significa). Ovvero un omicidio ogni tre giorni. A questo talora si accompagna il suicidio di chi ha commesso il crimine.
Ma alcuni casi dei giorni scorsi hanno avuto come protagonisti, loro malgrado, anche dei bambini la cui unica colpa, se così si può dire, è quella di essere figli di persone colte da insana follia. La quale, si badi bene, non scaturisce sempre da un raptus, come spesso si è indotti a pensare, ma in molti casi è lucida e pianificata e per questo ancora più orribile. Basti pensare al caso di una decina di giorni fa a Trento che ha visto un ex carabiniere in grave crisi finanziaria uccidere in casa a martellate i due figlioletti di due e quattro anni prima di prendere l’auto e raggiungere un dirupo dal quale si è gettato trovando la morte. Così pure la più recente vicenda dell’uomo separato che, dalla Toscana, ha raggiunto Napoli per prendere il proprio figlio di nove anni, in affido esclusivo all’ex moglie, è tornato con lui e, parcheggiata l’auto nella piazza di un piccolo centro pisano, ha aperto la bombola del gas che aveva portato con sé per ottenere un tragico duplice effetto, riuscito solo a metà, visto che il ragazzino si è salvato.
Al di là dell’orrore, restano in me degli interrogativi irrisolti. Anzitutto su quale livello di perversione (termine forse scorretto, ma non ne trovo uno migliore) sia in grado di giungere la mente umana nel progettare, nell’eseguire e nel portare fino in fondo certe azioni disumane senza che si accenda anche un minimo bagliore dal profondo della coscienza. Quindi mi chiedo quale immagine paterna rimarrà tra qualche anno nel bambino salvatosi o nella ragazzina trentina rimasta senza fratellini e papà, lei che quella mattina era in gita scolastica. Un’immagine che potrebbe ripercuotersi ed influire anche sulla fede cattolica. Intuisco infatti la difficoltà nel presentare a questi bambini un Dio che è Padre, dopo quanto vissuto in famiglia. Infine penso a quale idea di amore tante persone portano con sé: un amore malato, si è soliti dire; un amore dove l’altro/a viene visto come oggetto di proprietà da possedere e non come colui/colei al quale donarsi.
La Settimana Santa ci offre un modello insuperabile di amore oblativo, all’opposto di tanta pseudo-cultura.

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