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Un "Var" anche per le coscienze

Quello che é accaduto nella prima partita del campionato di calcio di Serie A, non l’avevo mai visto: l’arbitro ha assegnato un calcio di rigore e non c’è stato neanche un accenno di protesta nei suoi confronti. Ciò è stato possibile, dicono, grazie alla novità appena introdotta e destinata a cambiare il volto del calcio: il Var, ovvero l’assistente video dell’arbitro – per intenderci la moviola in campo –. Dunque tutto risolto. Fine di ogni protesta e della presunta sudditanza arbitrale… Staremo a vedere...

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Quello che é accaduto nella prima partita del campionato di calcio di Serie A, non l’avevo mai visto: l’arbitro ha assegnato un calcio di rigore e non c’è stato neanche un accenno di protesta nei suoi confronti. Ciò è stato possibile, dicono, grazie alla novità appena introdotta e destinata a cambiare il volto del calcio: il Var, ovvero l’assistente video dell’arbitro – per intenderci la moviola in campo –. Dunque tutto risolto. Fine di ogni protesta e della presunta sudditanza arbitrale… Staremo a vedere.
Ma la nuova invenzione tecnologica suggerisce una specie di volo pindarico nel mondo extra sportivo. Se usassimo il Var anche nella vita, facendo come l’arbitro di calcio che nel dubbio ferma il gioco un attimo, rivede l’azione sul monitor con diverse inquadrature e poi comunica il suo giudizio, potremmo evitare conflitti inutili e tanti errori fatali. La vita, come il gioco del pallone, è sempre più veloce e per non perdere il controllo della situazione qualche sosta che permetta di rivedere le nostre “azioni” con l’aiuto di qualche consigliere esterno ci aiuterebbe a metterci sul giusto binario prima che sia troppo tardi.
Ma a pensarci bene, una specie di Var nella Chiesa c’è da tanti secoli, nel corso dei quali ha assunto varie forme: esame di coscienza, discernimento, meditazione, lecito divina… Fuori di metafora, non sono questi gli strumenti offerti dal cristianesimo per aiutarci a capire la verità di noi stessi e rimediare agli errori commessi?
Si sa che il tempo è denaro e fermarsi a pensare sembra una cosa dell’altro mondo. Ma sono proprio gli eventi che ci incalzano senza tregua in questi giorni a dirci che siamo entrati in un vicolo cieco. Omicidi, attentati, terremoti, disastri ambientali si susseguono in un turbillon talmente frenetico da farci confondere tutto: e allora l’attentato e il terremoto diventano fatti identici, ineluttabili, quasi “naturali” e ci difendiamo allo stesso modo: combattiamo il terrorismo come fosse un terremoto e affrontiamo le catastrofi naturali considerandole una specie di attentato. Alla fine ci accontentiamo della classica medicina della nonna che funzione per tutti i tipi di malattie: evitiamo per un po’ le zone a rischio sismico similmente come quelle a rischio attentati. Poi tutto riprende la sua corsa come prima.
Possibile che non ci sia anche qui un “arbitro” che porta il fischietto alla bocca, ferma i “giocatori” un minuto, aiuta ad analizzare le cose che stanno accadendo e infine indica come riprendere il gioco più bello del mondo che è la vita?

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