Per Francesco la realtà conta più dell’idea
Il cardinale tedesco Walter Kasper in un libro edito dalla Queriniana (Papa Francesco. La rivoluzione della tenerezza e dell’amore) in uscita proprio in questi giorni, indagando gli influssi teologici e culturali del pensiero di papa Francesco, sostiene che “Jorge Mario Bergoglio ha accolto in sé molteplici correnti. Egli, però, non si lascia incasellare in nessuno degli specifici indirizzi di scuola. È uomo dell’incontro e della prassi, contrario a ogni ideologia miope...
Il cardinale tedesco Walter Kasper in un libro edito dalla Queriniana (Papa Francesco. La rivoluzione della tenerezza e dell’amore) in uscita proprio in questi giorni, indagando gli influssi teologici e culturali del pensiero di papa Francesco, sostiene che “Jorge Mario Bergoglio ha accolto in sé molteplici correnti. Egli, però, non si lascia incasellare in nessuno degli specifici indirizzi di scuola. È uomo dell’incontro e della prassi, contrario a ogni ideologia miope. Per lui il primato della realtà conta più dell’idea”. Quest’ultimo passaggio a parer mio risulta al massimo dell’evidenza nelle omelie di Santa Marta, ovvero le brevi riflessioni quotidiane del Pontefice durante le Messe feriali, rilanciate già a metà mattina dalla Radio Vaticana e spesso riprese dai tg nazionali proprio per la loro aderenza alla realtà, non solo italiana. Parole pronunciate a braccio quelle del Papa, che tuttavia prendono spunto dai testi scritturistici proposti dalla liturgia e quindi sono frutto di una profonda meditazione della Parola di Dio, chiamata ad incarnarsi nella concretezza della vita di ogni giorno. Una Scrittura che il Papa riesce a far parlare in modo significativo per l’oggi, così come dovrebbe fare ogni buon omileta.
Venerdì scorso, per esempio, ha richiamato la profonda unità, il legame inscindibile che deve esistere tra l’amore a Dio e l’amore al prossimo, al punto che – ha esemplificato – «non puoi fare offerte alla Chiesa» se poi ti comporti in modo ingiusto nei confronti dei tuoi dipendenti, per esempio pagandoli in nero, non versando i contributi pensionistici, non dando loro il giusto salario. «Usare Dio per coprire l’ingiustizia è un peccato gravissimo», ha affermato Francesco. Da qui l’invito a vivere il cammino di conversione della Quaresima in modo reale, rifuggendo il formalismo esteriore di chi magari non mangia carne il venerdì ma poi fa crescere l’egoismo, litiga e sfrutta gli operai, ignora i poveri. Un icastico richiamo a quella coerenza tra fede e vita che sempre pretendiamo dagli altri, con il rischio però di farci qualche “sconto comitiva” se non di autoassolverci accampando mille giustificazioni, perché tanto “lui è peggio di me”.
Affiorano sempre attuali i grandi temi della dottrina sociale della Chiesa e della morale cattolica, che recuperano così la loro autentica radice biblica e spirituale, che spesso rischiamo di dimenticare. Ma allo stesso tempo risuonano come un monito al cristiano perché da onesto cittadino operi sempre all’insegna della legalità e sia giusto e puntuale nel retribuire la persona che ha prestato la propria opera lavorativa. Si potrebbe peraltro riflettere pure sul fatto che taluni sono disponibili a lavorare, a condizione però di essere pagati in nero.
Il Papa con i suoi interventi ci ricorda che, per assurdo, il cristiano lo si dovrebbe distinguere con più evidenza nella vita sociale, dove corre invece il rischio di adeguarsi a logiche altre, che non tra i banchi della chiesa dove è ovvio dirsi e riconoscersi cattolici.