Il Fatto di Bruno Fasani
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L’imprevedibilità di Francesco un segno di contraddizione

C’è una trasmissione in radio che si chiama “Il bianco e il nero”, ovvero la vetrina degli opposti. Nemmeno provarci a cercare un punto di grigio, una qualche mediazione, un compromesso... o è bianco o è nero. Appunto. Penso spesso che questo titolo potrebbe benissimo adattarsi a quello che sta succedendo tra i cattolici, e la società in generale, nei confronti del Papa...

C’è una trasmissione in radio che si chiama “Il bianco e il nero”, ovvero la vetrina degli opposti. Nemmeno provarci a cercare un punto di grigio, una qualche mediazione, un compromesso... o è bianco o è nero. Appunto. Penso spesso che questo titolo potrebbe benissimo adattarsi a quello che sta succedendo tra i cattolici, e la società in generale, nei confronti del Papa. Se da una parte assistiamo ad un crescendo di consenso, che rasenta il tifo sportivo, non mancano, dall’altra, voci critiche che spesso si trasformano in veri e propri atti di accusa. “Diversamente colto” lo ha definito un giornalista in vena di leggerezze, prendendo da quel diversamente abile che di solito usiamo per i portatori di handicap.
Nei giorni scorsi Vittorio Messori, con il coraggio senza ipocrisie di un osservatore credente, ha messo nero su bianco le imprevedibilità di papa Francesco, quelle stesse che creano scompiglio e qualche volta disorientamento anche tra i credenti. Un Papa che parla con assoluta disinvoltura del demonio, come nessun Papa e tanto meno prete faceva più da tempo, ma che telefona a Marco Pannella, durante una delle sue pseudo quaresime, come si fa con l’amico che hai salutato la sera prima. Un Papa che sorride ironico quando si afferma che Dio è cattolico, ma che ribadisce la cattolicità andando a pescare i cardinali dagli estremi confini del mondo e lasciando a bocca asciutta chi già il galero se l’era preparato nell’armadio. Un Papa che parla della famiglia ma che non vuol giudicare l’omosessuale in cerca di Dio… Un Papa che dice giustamente che i sacramenti non hanno prezzo, ma si scorda di dire che la Chiesa è cresciuta con la carità dei fedeli. Un Papa che parla continuamente di tenerezza, ma che spesso tratta gli uomini di Chiesa come faceva Gesù coi mercanti del tempio.
Insomma un vivaio di imprevedibilità, che fa sussultare di esultanza i più, ma che fa sacramentare tanti altri. Convinti, quest’ultimi, che il protagonismo del Papa, i suoi pronunciamenti e il fascino della sua personalità siano sì trascinanti, ma anche subdoli nemici della verità. Che qualche mal di pancia serpeggi nella Chiesa, è inutile negarlo, esiste anche ai livelli più alti.
Il giornalista si domanda: ma i cardinali che lo hanno eletto lo conoscevano in questa veste così dirompente? La risposta è probabilmente affermativa se è vero che già nel 2006, quando alla fine fu eletto Benedetto XVI, fu solo per il suo rifiuto se non fu scelto già allora il cardinal Bergoglio.
In realtà c’è una risposta molto più semplice per spiegare perché a capo della Chiesa cattolica sta un uomo che il mondo ammira, che tutti invidierebbero avere come capo di Stato, che i cittadini sognerebbero di vedere anche tra i politici… E questa risposta sta nei disegni misteriosi di Dio, che con il suo Spirito vivifica le ossa aride di cui parla Ezechiele. L’imprevedibilità di papa Francesco è la stessa imprevedibilità dello Spirito.
Ci si stupisce perché incontra nemici della Chiesa. Ma nel Vangelo c’è scritto che i parenti di Gesù andavano a cercarlo perché dicevano che andava con chi alzava il gomito, con le donne di strada e con i peccatori. Dicono di Francesco che offende la verità, dimenticando che Gesù fu condannato a morte anche per essere andato contro il legalismo della legge ebraica, a cominciare dal rispetto del sabato, contestando chi ne faceva un giogo da mettere sulle spalle alla povera gente.
C’è la freschezza di Dio nell’aria nuova che ha portato papa Francesco. Talvolta è una brezza che accarezza il cuore. Tal altra è vento che scuote e sferza come facevano i profeti nelle loro invettive. Ascoltare la voce di Dio, con sorridente gratitudine, è l’unico modo per non sederci in scranno a difendere Dio da se stesso.

L’imprevedibilità di Francesco un segno di contraddizione
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