Pace da costruire e il metodo turco
“Mamma li Turchi”: un’esclamazione che dice una situazione di pericolo, più o meno reale, e non sempre presa sul serio...
“Mamma li Turchi”: un’esclamazione che dice una situazione di pericolo, più o meno reale, e non sempre presa sul serio.
Varie tradizioni sull’origine: l’avviso råipetuto per secoli sulle coste adriatiche quando si avvicinavano navi sospette, che potevano essere quelle di pirati turchi pronti a razzie di cittadini da condurre come schiavi in Nord Africa e Oriente; il modo di annunciare l’approdo della flotta turca a nord di Otranto – l’attuale Baia dei Turchi – nell’estate del 1480, che vide i 5mila abitanti locali provare inutilmente a scacciare i 15mila invasori; il grido che, a Palermo, ha accompagnato a fine XVIII secolo la caccia e l’uccisione di 300 marinai turchi che si sarebbero macchiati di violenze su alcune donne della città. Oggi proverbiale, torna buona in queste settimane su ambiti completamente diversi.
“Mamma li Turchi” è quello che è stato pensato più volte durante gli Europei di calcio: in positivo per quella che è stata la vera sorpresa, con tanta grinta e parecchia qualità, messa sempre in campo dalla squadra allenata dall’italiano Vincenzo Montella; davanti alla marea di tifosi, che hanno riempito gli stadi anche perché in Germania, Paese ospitante, sono la più grande comunità straniera (quasi 3 milioni sui circa 84,4); scandalizzati davanti al gesto fatto dal giocatore Merih Demiral (con un passato in Italia) e poi riproposto da parecchi sostenitori, che rimanda – almeno secondo l’accusa – al gruppo islamo-nazionalista dei Lupi grigi, considerato colpevole di parecchi attentati in Europa e “casa” di Ali Agca, l’attentatore di papa Giovanni Paolo II.
“Mamma li Turchi” è quanto in questi giorni esclamano molti governi occidentali davanti alla “vena diplomatica” del presidente (o dittatore) Erdogan che si vorrebbe proporre come pacificatore tra Ucraina e Russia, oltre che in altre zone calde del Pianeta. In questi ultimi anni ha sviluppato le sue reti di rappresentanza – passando da 163 nel 2002 a 261 nel 2024 – tanto da occupare il terzo posto di questa speciale classifica, solo dopo Cina e Usa (l’Italia è nona). Non è certo un santo, ma invece di usare solo l’arma della critica, perchè non fare “concorrenza” e presentare un’alternativa credibile? Chissà dov’è finita la nostra capacità e tradizione diplomatica!
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