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Offendere e non per sport

Nessuno potrà più dire che il calcio non è uno sport per signorine. Il riscontro massmediatico e la simpatia con la quale il pubblico italiano sta seguendo in tv la Nazionale femminile nei mondiali in corso in Francia lo dimostrano.

Parole chiave: Alberto Margoni (64), Editoriale (407), Sport (139), Calcio (136)

Nessuno potrà più dire che il calcio non è uno sport per signorine. Il riscontro massmediatico e la simpatia con la quale il pubblico italiano sta seguendo in tv la Nazionale femminile nei mondiali in corso in Francia lo dimostrano. Ragazze forti sia tecnicamente che atleticamente (e non sputano in campo, diversamente dai maschi), che però non godono ancora nel nostro Paese dello status di professioniste.
Tuttavia il faro puntato dei media mescolato all’ideologia può giocare brutti scherzi. Della società austriaca di Mariahilf, un distretto viennese, probabilmente avremmo continuato a non sapere nulla se la scorsa settimana, per festeggiare i vent’anni del club, non avesse invitato le calciatrici della neonata squadra del Vaticano per giocare quella che doveva essere un’amichevole. In realtà l’incontro non si è disputato in quanto alcune giocatrici di casa durante l’esecuzione dell’inno vaticano hanno alzato la maglietta per mostrare sul ventre e sulla schiena scritte a favore dell’aborto e dell’ideologia Lgbtqiaqcpf2k+ (non è un refuso, ma ogni lettera sta nell’ordine per lesbica, gay, bisessuale, transgender, queer, intersessuale, asessuale, questioning, curioso, pansessuale, polisessuale, amici e famiglia, two-spirit e kink, mentre il + indica che… non è ancora finita). Così pure striscioni di analogo tenore sono comparsi sugli spalti. Da qui la decisione delle calciatrici vaticane, alla loro prima trasferta oltralpe, e del dirigente della loro società di non disputare la partita, evitando altre strumentalizzazioni. In pratica un virtuale 0-3 a tavolino a loro favore, considerando che sono andati a farsi benedire i valori dell’educazione e della buona creanza, dell’ospitalità (o forse per festeggiare una ricorrenza è diventato di moda invitare qualcuno per poterlo contestare?), del rispetto dell’avversario e della lealtà sportiva. Se è pur vero che alcune giocatrici austriache non hanno gradito la plateale esibizione delle loro compagne, c’è da sperare che i dirigenti del Fc Mariahilf prima di far scendere in campo nuovamente la squadra, insegnino a lor signore i valori dello sport, quelli sì davvero progressisti, perché educano a vivere insieme, a incontrarsi e a rispettarsi, sempre e comunque, a prescindere da tutto il resto. Così da evitare ulteriori sesquipedali figure da chiodi.
P.S. = quando le lenti sono deformate dall’ideologia si può anche titolare, come ha fatto domenica la Repubblica, “Calcio donne: Pro aborto 1 – Vaticano 0”.

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