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La mia hit-parade in una domenica per nulla normale

Una Domenica bestiale verrebbe da dire parafrasando Fabio Concato che prometteva alla sua amata di portarla sul lago, di fare un giro in barca e persino di pescare. Cose assolutamente vietate in questo tempo di limitazioni per la pandemia di Coronavirus.

Parole chiave: Coronavirus (96), Editoriale (407), Pandemia (35)

Una Domenica bestiale verrebbe da dire parafrasando Fabio Concato che prometteva alla sua amata di portarla sul lago, di fare un giro in barca e persino di pescare. Cose assolutamente vietate in questo tempo di limitazioni per la pandemia di Coronavirus. Di sicuro un giorno festivo destinato a restare nella storia, lo scorso 15 marzo, tanto è stato particolare. Personalmente Una domenica così / non la potrò dimenticar, come cantava Gianni Morandi, anche se mi dissocio totalmente dal verso successivo ed io non so cosa darei / per farla sempre ritornar. In mattinata la Messa in casa con le porte chiuse, ma quelle del cuore spalancate sul mondo intero e in particolare su quanti soffrono e sugli operatori sanitari. Sulla strada c’era meno gente che al primo dell’anno e sarebbe stata la metà escludendo chi aveva il cane al guinzaglio. Anche se, a dire il vero, con la scusa dei bisogni fisiologici da espletare, sono i quattrozampe in questi giorni a portare a passeggio i loro padroni, consentendo loro di uscire di casa.
Nel pomeriggio dovevo ritornare necessariamente al mio paese, sul lago. Compilate le dovute autodichiarazioni (una per l’andata e l’altra per l’immediato ritorno) mi sono messo per strada. Nei 100 chilometri percorsi avrò incrociato in tutto venti automobili, un paio di camion di generi deperibili e tre auto delle forze dell’ordine (ma nessuna impegnata in controlli). C’era più gente che dai ponti autostradali osservava le corsie vuote, di quanta ce ne fosse sulla Serenissima. “Autostrada deserta” cantava Venditti in Alta marea. Tuttavia gli spazi degli autogrill erano stipati di Tir in sosta, in attesa di poter riprendere la marcia, anche perché – come segnalavano i pannelli a messaggio variabile in direzione Verona – le frontiere per la Slovenia erano chiuse. Avvicinandomi a destinazione, qualche auto nel piazzale del supermercato e poi il deserto, laddove per fare due chilometri possono essere necessari in primavera anche trenta minuti. Tornando, mi ha fatto pure impressione vedere presso il casello di Verona Nord una sola auto nel grande parcheggio. E nella strada sotto casa, nel centro di Verona, dove di giorno rombano motori di auto e soprattutto moto, un silenzio rarefatto ma che non era sinonimo di quiete. Domenica 22 si replica. Certo Domenica è sempre domenica, cantava Mario Riva, ma il mio desiderio è quello di poter intonare con l’assemblea liturgica l’Alleluja pasquale. Resterà un sogno? Casomai lo canterò dal balcone.

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