Editoriale
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E lo chiamano campeggio...

Da 40 anni vado in campeggio al mare: all’inizio tutto era spontaneo e un po’ disordinato, ci si metteva qua e là cercando l’ombra di qualche alberello appena piantato perché quella delle pinete più antiche era più lontana dalla spiaggia...

Parole chiave: Pierangelo Sartori (1), Campeggio (1), Editoriale (407), Vacanze (10)

Da 40 anni vado in campeggio al mare: all’inizio tutto era spontaneo e un po’ disordinato, ci si metteva qua e là cercando l’ombra di qualche alberello appena piantato perché quella delle pinete più antiche era più lontana dalla spiaggia. Ricordo i primi tempi, quell’allegro trambusto di paletti, corde, picchetti per tirar su la nostra casetta di tela, tanto sognata per una vacanza libera sulla spiaggia. C’era uno spirito un po’ pionieristico e l’orgoglio del fai da te, le  possibilità erano limitate e ci si accontentava di poco. Oggi molto, forse troppo, è cambiato: i campeggi hanno più strutture fisse che piazzole, le tende sono quasi sparite, la gloriosa canadese, simbolo del campeggiatore, è semplicemente una ragazza del Canada, si trovano poche roulotte e tanti, tanti camper. Proprio questi denotano un cambiamento esagerato per questo tipo di vacanza: case viaggianti con ogni comfort. Alcuni sono giganteschi, lunghi come un pullman di linea, con un meccanismo che fa sporgere ai lati una specie di balcone mentre nel vano posteriore un’apertura insospettata, simile a quella dei traghetti, fa uscire una grossa moto o addirittura un’auto. E pensare che questo tipo di vacanza era nato per staccare dalle comodità quotidiane, per una vita più essenziale, a contatto con la natura nella quale immergersi con sobrietà e rispetto. Davanti alla mia roulotte metto una stuoia bucherellata che fa sparire la sabbia accumulata dai piedi, è tutto quello che serve perché erba e sabbia sono elementi con cui felicemente convivere dimenticando, almeno qui, i pavimenti tirati a cera. Ma intorno vedo metri di pavimenti di plastica indistruttibile perché un filo d’erba o un granello di sabbia non possa minare lo spazio di un camper da 200mila euro. Forse si è perso il senso della misura, non invidio la ricchezza di queste persone, noto la sproporzione tra la scelta di questo genere di vacanza e la pretesa di portare tutto il “caos” della propria vita su una splendida spiaggia del basso Adriatico. Per fortuna la lucertola che ogni mattina attende che le dia un grano d’uva o un pezzetto di prugna è venuta a fare il suo giro. È solo un piccolo animale tra tanti che popolano questi spazi a ricordarci che loro, insieme all’eucalipto, il lentisco, il mirto e la macchia mediterranea, sono lì da sempre e probabilmente vorrebbero una convivenza con l’uomo più rispettosa e intelligente, un modo di vivere la vacanza che davvero farebbe bene alla nostra vita bisognosa di pause e di spazi che la natura, paziente e generosa, sempre sa offrire.

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