Editoriale
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Chiamati a custodire il creato

Questa domenica la diocesi di Gubbio ospita la celebrazione nazionale della 12° giornata Nazionale per la Custodia del Creato. Ma il tema ha un respiro internazionale ed ecumenico mediante una serie di iniziative e di “azioni simboliche” che si svolgeranno in tutto il mondo durante il periodo che va dal 1 settembre al 4 ottobre, festa di s. Francesco d’Assisi.

Questa domenica la diocesi di Gubbio ospita la celebrazione nazionale della 12° giornata Nazionale per la Custodia del Creato. Ma il tema ha un respiro internazionale ed ecumenico mediante una serie di iniziative e di “azioni simboliche” che si svolgeranno in tutto il mondo durante il periodo che va dal 1 settembre al 4 ottobre, festa di s. Francesco d’Assisi. I Vescovi italiani hanno elaborato un documento che è il frutto di tre commissioni (Problemi sociali, lavoro, giustizia e pace; Ecumenismo e dialogo; Cultura e Comunicazioni sociali) scegliendo il tema: “’Certo, il Signore è in questo luogo e io non lo sapevo’ (Gen. 28, 16). Viaggiatori sulla terra di Dio”. Ci ricordano che su questa terra noi siamo “di passaggio” o meglio in pellegrinaggio e questo è uno spunto molto interessante per la vita spirituale. Tuttavia, essendo il 2017 proposto alla comunità internazionale come anno del turismo sostenibile, il Messaggio invita “a far crescere un turismo autenticamente sostenibile, capace cioè di contribuire alla cura della casa comune e della sua bellezza” perché “siamo viaggiatori su una terra che è di Dio e che come tale va amata e custodita”.
Si apre così una finestra su un tema finora poco dibattuto a livello di stili di vita. A prima vista l’impressione è che il concetto di turismo in quanto tale confligga con i principi di sobrietà, di giustizia e lotta all’inquinamento. Forse perché leghiamo questa parola ad una visione borghese della vita e ad una élite di pochi privilegiati che si godono paesaggi paradisiaci ben protetti dentro villaggi turistici da cartolina, mentre le popolazioni locali vivono nella miseria più nera. In verità la mobilità umana con il fenomeno delle migrazioni sta assumendo proporzioni non più trascurabili con un impatto sull’ambiente e sulle società che ancora non è possibile quantificare completamente. Il turismo in questa torta ha la sua fetta e consistente. Fare la campagna contro tutto ciò è come andare contro i mulini a vento.
Ben venga una proposta di riflessione che aiuti a capire che una esigenza umanissima come il viaggiare, scritta addirittura nel nostro dna religioso, unita alla necessità di “cambiare aria” ogni tanto, deve essere vissuta “da cristiani”. Il turismo può essere di massa, consumistico, sprecone, inquinante, ma anche responsabile, generatore di sviluppo, rispettoso dell’ambiente e delle culture, capace di favorire interazioni tra comunità locali e viaggiatori. Buon viaggio, allora.

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