Editoriale
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Al volante con testa e cuore

Venerdì 1° novembre, in provincia, nell’orario in cui tramonta il sole e non si capisce se stiamo ancora festeggiando i Santi o già commemorando i defunti.

Parole chiave: Editoriale (406), Luca Passarini (99)
Al volante con testa e cuore

Venerdì 1° novembre, in provincia, nell’orario in cui tramonta il sole e non si capisce se stiamo ancora festeggiando i Santi o già commemorando i defunti. Per strada con l’automobile vedo la vettura che mi viene di fronte “farmi i fari” e immediatamente penso a un controllo (già tra l’altro avvenuto poche sere prima). Giro la curva e mi trovo, invece, una macchina accartocciata contro il guardrail, cofano anteriore che praticamente non esiste più, parabrezza spaccato e una figura dentro che non capisco se si sta muovendo o meno. Appena superata, fermo la mia auto e scendo di corsa: fortunatamente anche lei, una ragazza molto giovane e spaventata, si muove. L’anno prossimo potrà ricordare i santi e non essere ricordata tra i defunti.
I dati ci dicono che in questi ultimi anni si muore leggermente meno per incidenti automobilistici, ma i progressi sembrano più legati a una maggior sicurezza dei mezzi che ad altro. Pure l’istituzione del reato di omicidio stradale sembra essere servito a poco, soprattutto se i controlli – su velocità, uso di sostanze, stato delle ruote, ecc. – risultano essere sempre meno.
Forse aveva ragione quel prete che, in confessionale, a un certo punto mi ha chiesto: «Come guidi?». C’ero rimasto un po’ male, sia perché non è mai bello lo stile “interrogatorio” nella confessione, sia perché non capivo il senso della domanda. Mi ha invitato a fare l’esame di coscienza leggendo gli Orientamenti per la pastorale della strada (2006) del Pontificio consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti.
C’è una spiritualità della strada, che ha a che fare con il vivere la mobilità “esercitando le virtù teologali e cardinali”; la consapevolezza che si tratta di una maniera di relazionarsi con gli altri che abbisogna di “alcune qualità concrete e specifiche: l’esser padrone di sé, la prudenza, la cortesia, un adeguato spirito di servizio e la conoscenza delle norme del codice della strada”; la responsabilità di coltivare “la capacità di controllarsi e dominarsi, di non lasciarsi trasportare dagli impulsi”; il combattere gli istinti di dominio, vanità, esaltazione personale.
Non so se il riportare questo documento sia più efficace delle leggi statali, ma io ci provo.

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