Editoriale di Mons. Zenti
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La Risurrezione dà ali alla speranza accasciata

Sorprende la fermezza con cui l’apostolo Paolo annuncia il mistero della Risurrezione di Gesù Cristo: “Se Cristo non è risorto, vana è la vostra fede. Se noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto per questa vita, siamo da commiserare più di tutti gli uomini. Ora invece Cristo è risorto dai morti”...

Parole chiave: Editoriale (407), Vescovo di Verona (247), Mons. Giuseppe Zenti (330), Risurrezione (3), Pasqua (37)

Sorprende la fermezza con cui l’apostolo Paolo annuncia il mistero della Risurrezione di Gesù Cristo: “Se Cristo non è risorto, vana è la vostra fede. Se noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto per questa vita, siamo da commiserare più di tutti gli uomini. Ora invece Cristo è risorto dai morti”.
Certo, se la morte fosse l’azzeramento dell’intero essere umano, ogni speranza sarebbe soltanto uno sterile soffio di illusione: anche i più gloriosi successi infatti sono comunque destinati a spegnersi con la morte. La morte è la tomba fatale di ogni speranza umana. Mentre la Risurrezione è forza di speranza non solo nella vita eterna da risorti, ma anche di migliore qualità di vita terrena sulla quale il Mistero della Risurrezione di Cristo immette risorse di alta umanizzazione. Proprio perché Risorto, infatti, Cristo è principio e radice del nostro vivere culturale, sociale e spirituale da risorti anche lungo il percorso dell’esistenza terrena, mentre siamo incamminati verso il mondo dei risorti in cui approdiamo proprio nell’atto del morire inseriti nel mistero della sua morte e risurrezione. La Risurrezione di Cristo è la fonte della Speranza grande. Anche se purtroppo la cultura dominante tende a considerarla insignificante. I fatti però dimostrano che senza di Essa la speranza umana non esiste. In nessun ambito. Nemmeno in quello economico, tanto meno in quello sociale. La speranza è accasciata. Prevalgono la sopraffazione, l’egoismo, gli interessi degli individui o delle multinazionali. L’uomo in quanto persona viene lasciato in balia di se stesso. Senza orizzonte di speranza. Ma senza speranza viene a mancare l’ossigeno per una vita degna dell’uomo e per una società davvero civile.
L’attuale stato di non speranza, di esasperazione e di disperazione in cui si dibattono tante singole persone e troppe famiglie senza futuro, è un grido al mistero della Risurrezione, perché immetta i suoi germi di vita e di speranza nel cuore di ogni uomo, a partire da chi riveste posti di responsabilità politica.
A tutti allora conviene celebrare la Pasqua di Risurrezione che è l’anima del progresso della civiltà, la civiltà dell’amore solidale. È questo il mio augurio di uomo, di cristiano, di vescovo. A tutti. Con particolare senso di vicinanza però nei confronti delle persone costrette a vivere in situazioni di non speranza.

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