La famiglia in relazione
Appellandosi alla Prima Lettera di Paolo ai Corinzi (11, 17-34), Papa Francesco nella sua Esortazione post-sinodale esorta le famiglie a non restare «indifferenti davanti alle sofferenze delle famiglie povere e più bisognose» (AL 186). La stessa partecipazione all’Eucaristia domenicale è un forte invito ad «aprire le porte della propria famiglia ad una maggior comunione con coloro che sono scartati dalla società e dunque ricevere davvero il Sacramento dell’amore eucaristico che fa di noi un solo corpo.
Appellandosi alla Prima Lettera di Paolo ai Corinzi (11, 17-34), Papa Francesco nella sua Esortazione post-sinodale esorta le famiglie a non restare «indifferenti davanti alle sofferenze delle famiglie povere e più bisognose» (AL 186). La stessa partecipazione all’Eucaristia domenicale è un forte invito ad «aprire le porte della propria famiglia ad una maggior comunione con coloro che sono scartati dalla società e dunque ricevere davvero il Sacramento dell’amore eucaristico che fa di noi un solo corpo. Non bisogna dimenticare che la “mistica” del Sacramento ha un carattere sociale» (ivi).
Naturalmente le relazioni cominciano da vicino: «Il piccolo nucleo familiare non dovrebbe isolarsi dalla famiglia allargata, dove ci sono i genitori, gli zii, i cugini ed anche i vicini. In tale famiglia larga ci possono essere alcuni che hanno bisogno di aiuto o almeno di compagnia e di gesti di affetto, o possono esserci grandi sofferenze che hanno bisogno di un conforto» (AL 187).
A questo punto il Papa passa in rassegna i vari soggetti della famiglia allargata. Anzitutto i figli. L’identità di figli supera ogni condizione di vita e di evoluzione di un figlio: «Tutti siamo figli» (AL 188). Di conseguenza, occorre prendere coscienza della gratuità dell’essere figli, come dono e non come auto creazione (cf ivi). Proprio il «legame virtuoso tra le generazioni è garanzia di futuro» (AL 189). D’altra parte è pur vero che, per formarsi una propria famiglia, i figli devono lasciare i genitori (cf AL 190). E mai deve avere maggior peso ciò che dice un genitore rispetto a ciò che dice il coniuge. Non si rifiutano i genitori, ma si diventa figli in un nuovo modo (cf ivi).
Ci sono poi gli anziani, il cui maggior timore è quello di essere abbandonati. Occorre allora «risvegliare il senso collettivo di gratitudine, di apprezzamento, di ospitalità, che facciano sentire l’anziano parte viva della sua comunità» (AL 191). Il Papa auspica il superamento della «cultura dello scarto con la gioia traboccante di un nuovo abbraccio tra i giovani e gli anziani» (ivi). Purtroppo l’evoluzione dei tempi ha sempre più emarginato l’anziano (cf ivi). Eppure quanto sono benefici, sia nella trasmissione della fede, sia in quella dei grandi valori civili, sia nelle espressioni di tenerezza, sia nel raccontare la storia della propria famiglia. Il Papa ne è talmente convinto che non esita ad affermare: «L’attenzione agli anziani fa la differenza di una civiltà» (AL 192).
D’altra parte «la mancanza di memoria storica è un grave difetto della nostra società. [...] Non si può educare senza memoria [...]. Una famiglia che ricorda è una famiglia che ha futuro. […] Il fenomeno contemporaneo del sentirsi orfani, in termini di discontinuità, sradicamento e caduta delle certezze che danno forma alla vita, ci sfida a fare delle nostre famiglie un luogo in cui i bambini possano radicarsi nel terreno di una storia collettiva» (AL 193).
Ma anche l’esperienza dell’essere fratelli è importante: «Tra fratelli si impara la convivenza umana [...]. È proprio la famiglia che introduce la fraternità nel mondo» (AL 194). Nella fraternità cresce l’esperienza della cura reciproca, della premura, della pazienza, dell’affetto, della socialità (cf AL 195).
Infine il Papa pensa alla “famiglia allargata” (cf AL 196), in senso positivo: allargata agli amici, alle famiglie amiche (cf ivi), alle ragazze madri, ai bambini senza genitori, alle donne sole, alle persone con disabilità, ai giovani in preda alle varie forme di dipendenza, agli anziani, ai malati, ai deviati (cf AL 197). E conclude con un riferimento esplicito ai suoceri, alle suocere e a tutti i parenti del coniuge (cf AL 198).
† mons. Giuseppe Zenti
Vescovo di Verona