Vivere la fede quotidiana con lo sguardo rivolto in alto
Matteo 28,16-20
In quel tempo, gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato. Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».
I santi e i beati che a migliaia stanno alla destra e alla sinistra di Dio in Paradiso e vivono nella gloria, grazie al valore riconosciuto delle loro buone azioni in terra, sono una prova che la fede cristiana non può essere confinata nelle celebrazioni rituali che, peraltro, hanno un valore spirituale altissimo e una potenza simbolica di inarrivabile profondità e di apicale nobiltà. Né tantomeno può essere paragonata a fenomeni sintonizzati sulla lunghezza d’onda di un entusiasmo epidermico e di un desiderio religioso alla vaniglia.
La fede nel Dio di Gesù Cristo è una fede incarnata, fatta di creatività, costanza, sacrificio, impegno e studio. Nel viverla va messa in conto qualche forma di incomprensione o di insuccesso, almeno nella logica del mondo. Alla luminosa testimonianza, riconosciuta ufficialmente dalla Chiesa, di quanti vivono già nella gloria, si aggiunge la testimonianza di tantissimi cristiani, “santi della porta accanto” come li chiama papa Francesco. Il loro lavoro nei più disparati ambienti di vita si fonda sulla convinzione che il Risorto non toglie il credente dalla storia, non lo fa esiliare in strati rarefatti di spiritualità disincarnate, ma lo immerge nel presente, in cui l’obbedienza a Dio si misura nell’impegno concreto verso il prossimo.
Quest’inossidabile convinzione è contenuta nella pagina finale del Vangelo di Matteo. La sintesi ricalca quanto aveva già trasmesso durante la sua vita terrena, quando insegnava con autorità, perdonava i peccati e riformava il culto, precisando che nessun comandamento è superiore al comandamento dell’amore. Contemporaneamente tale sintesi lascia intravedere l’impegno missionario della Chiesa delle origini e dell’avventura cristiana di ogni tempo.
La conclusione del Vangelo è ambientata in un luogo doppiamente significativo: in Galilea e sul monte. La portata dell’indicazione va oltre il carattere puramente geografico, per assumere un preciso valore simbolico. In Galilea era risuonata la prima parola di annuncio del Regno. Sul monte Gesù aveva insegnato la nuova dottrina di vita, condensata mirabilmente nelle Beatitudini. Ora di nuovo sul monte risuona la sua parola di Signore glorioso che convoca i discepoli per comunicare la rivelazione conclusiva. Di fronte al Risorto, essi si prostrano in atto di adorazione, anche se non sono del tutto dipanati i loro dubbi su questa nuova, inaspettata e folgorante manifestazione del divino.
Il comando di Gesù è esplicito. Invita a raggiungere tutti i popoli per farli discepoli, per battezzarli e insegnar loro ad osservare ciò che Lui ha comandato. In questa missione, straordinaria e irta di difficoltà, i discepoli non saranno soli. A loro Gesù assicura la sua presenza in ogni luogo e fino al termine della storia.
Gesù dichiara che Dio gli ha consegnato un potere universale. Non si tratta di dominio da esercitare sugli uomini. Si tratta di poter concretamente cambiare il mondo proclamando la volontà di Dio, liberando i peccatori dalla schiavitù del loro passato di colpa; spezzando i ceppi di quanti sono incatenati dalle forze diaboliche della morte e della distruzione; condannando ogni forma religiosa contagiata dall’ipocrisia e da interessi mondani. In una parola, Gesù consegna ai suoi il potere di realizzare il progetto di Dio.
I santi e i beati che hanno fatto di questo progetto la ragione della loro vita richiamano ad ogni battezzato l’importanza e la bellezza di seminare vita ovunque, in questo mondo. Sarà poi una grazia poter vedere dal cielo i frutti di quanto qui in terra è stato seminato.
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