Commento al Vangelo domenicale
stampa

I pastori si fanno custodi del nuovo annuncio

Luca 2,16-21

In quel tempo, [i pastori] andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro.
Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore.
I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro.
Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima che fosse concepito nel grembo.

Ambito siciliano secc. XVIII-XIX, La Madre di Dio (foto beweb.chiesacattolica.it)

Il Vangelo che è stato proclamato a Natale ha descritto la nascita di Gesù nella cittadina di Betlemme, avvenuta in un ambiente quasi nascosto, lontano dai luoghi del potere. Tale evento è stato annunciato in prima battuta ad alcuni semplici pastori che stavano vegliando i loro animali. Sebbene potessero essere stanchi per la giornata di lavoro, una volta ricevuto l’annuncio da parte dell’angelo, questi pastori ci vengono tratteggiati mentre si alzano e si mettono in movimento per cercare di appurare ciò che era stato detto loro. Essi non si limitano ad un ascolto passivo, statico, immobile, bensì danno prova di essere vigili e pronti a rimettersi in moto, senza indugiare.
Quando giungono e trovano Giuseppe con Maria e il bambino avvolto in fasce, esattamente come era stato predetto dal messaggero del Signore, i pastori vivono una sorta di trasformazione: da destinatari dell’annuncio divengono essi stessi annunciatori. Hanno fatto esperienza dell’incontro con il Salvatore e pertanto non possono tacere quanto hanno visto e sperimentato. La fede che attestano questi uomini semplici e lasciati ai margini della società ha dell’incredibile: nel buio della notte restano a vegliare, ricevuto l’annuncio dell’angelo balzano in piedi e si mettono in cammino e non esitano a proclamare Messia e Signore il bimbo che trovano avvolto in fasce. Il titolo di Kyrios, termine greco che solitamente è tradotto con “Signore”, era utilizzato per indicare uno degli appellativi di Dio, ma anche come titolo dell’imperatore romano in carica: la forza, l’autorevolezza, l’aura di potere che emana è quanto di più distante si possa ipotizzare rispetto all’immagine di un neonato inerme. Eppure, i pastori continuano ad annunciare ciò che era stato detto loro, nonostante le parole che pronunciano suscitino in alcuni stupore e incredulità.
Se i pastori appaiono così loquaci dinnanzi all’incontro con il Messia bambino, Maria resta in silenzio e serba emozioni, pensieri, eventi e chissà, forse anche alcune domande, nel suo cuore. Il suo non è un tacere inoperoso, un non saper cosa fare, è piuttosto un esaminare, un meditare, una ricerca di senso rispetto a quanto sta accadendo. Il sì che ha pronunciato dinnanzi all’angelo Gabriele che le annunciava la nascita di Gesù si sta mostrando non un’adesione data una volta per tutte, ma una disponibilità nei confronti della volontà di Dio da esplicarsi nel tempo, giorno dopo giorno, un susseguirsi di amen che la accompagneranno per tutto il tempo della vita di suo figlio.
Quando tornano alle loro occupazioni consuete, ai pastori vengono attribuiti gli stessi gesti compiuti dai messaggeri divini che li avevano destati nella notte: "glorificavano e lodavano Dio per tutto quello che avevano udito e visto, come era stato detto loro". La buona notizia comincia a diffondersi sulla terra tramite coloro che la società riteneva i più ai margini e lontani da Dio, ma che una volta sperimentato il suo amore si fanno solerti testimoni.
Infine, il testo evangelico ci riporta il racconto di un momento che riveste grande importanza in ambito ebraico: il rituale della circoncisione e dell’attribuzione del nome al nuovo nato. La menzione del fatto che Gesù viene circonciso ha la duplice valenza di attestare la sua autentica umanità ed il suo essere pienamente ebreo, appartenente al popolo di Israele, deciso a continuare ad essere testimone dell’alleanza che Dio ha stipulato con Abramo. Tale alleanza trova ulteriore conferma nel nome assegnato al neonato: “Gesù” significa “il Signore salva”. Chiunque chiamerà per nome il figlio di Maria esprimerà il mandato e la missione di questo bambino: offrire salvezza a Israele e a tutte le genti della Terra.

(foto: BeWeB | Portale dei beni culturali ecclesiastici https://beweb.chiesacattolica.it)

Tutti i diritti riservati
I pastori si fanno custodi del nuovo annuncio
  • Attualmente 0 su 5 Stelle.
  • 1
  • 2
  • 3
  • 4
  • 5
Votazione: 0/5 (0 somma dei voti)

Grazie per il tuo voto!

Hai già votato per questa pagina, puoi votarla solo una volta!

Il tuo voto è cambiato, grazie mille!

Log in o crea un account per votare questa pagina.

Non sei abilitato all'invio del commento.

Effettua il Login per poter inviare un commento