Commento al Vangelo domenicale
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Maria vive in pienezza la fiducia nella Parola

In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te».
A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù.
Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».
Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.

Parole chiave: Vangelo della Domenica (296), Lorenza Ferrari (8)
Maria vive in pienezza la fiducia nella Parola

La solennità dell’Immacolata Concezione, all’interno del tempo di Avvento, conduce a fare memoria dell’Annunciazione dell’angelo a Maria, evento che precede la venuta del Messia e l’inizio della sua vita terrena. Il testo di Luca proclamato nella liturgia domenicale è molto noto ma continua ad offrire spunti di riflessione e aspetti su cui soffermarsi a meditare.
Il brano inizia con una indicazione temporale – il sesto mese – che connette ciò che si sta per narrare con quanto avvenuto prima: il sesto mese è il tempo che è trascorso da quando Elisabetta e Zaccaria hanno ricevuto l’annuncio della prossima nascita del loro figlio Giovanni. Le differenze tra i due episodi sono molte: nel primo brano l’annuncio è stato fatto al padre, mentre ora viene rivolto ad una madre; la prima scena è ambientata in Giudea e adesso, invece, l’evento si svolge in Galilea, nella piccola cittadina di Nazaret; l’annuncio della nascita di Giovanni è destinato ad una coppia sposata, mentre qui l’angelo si rivolge ad una ragazza promessa sposa e quindi ancora ufficialmente nubile; Elisabetta e Zaccaria vengono presentati come “giusti” diversamente da Maria di cui non si danno indicazioni di alcuna qualità o attività particolari. Nonostante ciò, i due testi presentano dei forti legami e danno testimonianza della forza della parola di Dio che diviene realtà, storia vissuta, promessa realizzata.
L’angelo inviato a Maria è Gabriele, uno tra i pochi che stanno alla presenza di Dio e che occupa un posto elevato nella gerarchia angelica. Gabriele è molto conosciuto dagli ebrei del tempo di Gesù perché è uno dei due angeli, assieme a Michele, di cui si riporta il nome nella Bibbia ebraica. Il terzo angelo, Raffaele, compare nel Libro di Tobia ma, poiché tale testo non rientra nel canone giudaico, non viene tenuto in considerazione. Gabriele è il messaggero divino che, nel Libro di Daniele, annuncia la fine del tempo dell’attesa. I primi lettori del Vangelo secondo Luca, quindi, nel venire a conoscenza che l’annuncio a Maria è stato effettuato da tale angelo, colgono il senso profondo che hanno le sue parole: questo tempo è giunto al termine perché sta per verificarsi un nuovo inizio.
Il saluto che Gabriele rivolge alla fanciulla di Nazaret, non è un semplice “salve”, ma è una esortazione: «Rallegrati». Maria è invitata a stare nella gioia poiché è stata colmata dalla grazia di Dio. Per coloro che conoscono il testo biblico tali parole rappresentano un riferimento chiaro alle antiche profezie messianiche. Anche la rassicurazione espressa dalla formula «il Signore è con te» ricorre spesso all’interno delle narrazioni di missione con la funzione di incoraggiare e infondere fiducia nella presenza del Padre.
Luca descrive Maria mentre è profondamente turbata: la visita e il messaggio che ha ricevuto rappresentano qualcosa che le è difficile interpretare. La donna si interroga, pensa, riflette, pone domande, vive il suo stupore, ma anche l’imbarazzo e un po’ di titubanza. Attraverso tutto questo esprime la sua dimensione di fede: una fede che non equivale ad una accettazione passiva di ogni cosa, ma che domanda, pone in questione. Maria non chiede segni che attestino la veridicità di quanto le è stato detto e non mette nemmeno in dubbio l’annuncio ricevuto, come invece aveva fatto Zaccaria. Maria chiede che le sia indicato il cammino che le si apre dinnanzi per poterlo percorrere con consapevolezza, fedeltà e obbedienza. Dopo aver ascoltato tutte le parole che Gabriele le rivolge, la madre del Messia risponde semplicemente «Eccomi» e attesta così il suo essere una autentica credente, una donna capace di fare della sua fede ciò che indirizza, motiva e sostiene le sue decisioni e i suoi gesti quotidiani.
Maria, chiamata a divenire uno strumento straordinario nelle mani di Dio, mostra la sua grandezza assumendosi la responsabilità di rispondere all’appello che le è stato rivolto. Il suo comportamento è l’esatto contrario di quello che, come ricorda la prima lettura, hanno tenuto Adamo ed Eva quando, dopo aver disobbedito a Dio, non sono in grado di rispondere delle proprie azioni e cercano di colpevolizzare qualcun altro. Se Adamo posto di fronte alla domanda che gli pone Dio «Dove sei?» cerca di nascondersi perché ha paura, Maria risponde con il suo «Eccomi», disponibile a lasciarsi riempire dall’amore del Signore.
Troppo spesso la madre di Gesù è stata connotata solo o principalmente dalla sua capacità di obbedienza, ma non si deve tralasciare la grande forza interiore che l’ha condotta, nell’umiltà, a sfidare consuetudini, a vivere in pienezza la fiducia nella parola di Dio ascoltata e custodita nel cuore.

Quadro: Federico Barocci, Immacolata Concezione (1575 circa), olio su tela, Urbino, Galleria nazionale delle Marche

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