Commento al Vangelo domenicale
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Donare se stessi: l’unico comandamento

Marco 12,28b-34

In quel tempo, si avvicinò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?». Gesù rispose: «Il primo è: “Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza”. Il secondo è questo: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Non c’è altro comandamento più grande di questi». Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all’infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici». Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.

Parole chiave: XXXI del Tempo Ordinario (3), Vangelo (419), don Adelino Campedelli (78)

Dopo la guarigione del cieco a Gerico, ultimo miracolo narrato dall’evangelista Marco, Gesù si reca a Gerusalemme e degli avvenimenti che vi si svolgono, soprattutto discussioni con varie categorie di avversari, la liturgia ha scelto per oggi un racconto più disteso e con contenuti non ostili, nonostante che il protagonista sia uno scriba, categoria spesso in polemica con il Signore.
Il dialogo si svolge nel reciproco rispetto e apprezzamento, con un andamento pedagogico, quasi di reciproco aiuto a comprendere in maniera esatta la Legge di Dio. La domanda è abbastanza classica e doveva essere frequente nelle scuole rabbiniche del tempo, poiché non doveva esser molto agevole districarsi nei 613 precetti individuati nella legge mosaica, difficile sia per i sapienti scribi e maestri della legge, che per gli scrupolosissimi farisei, che si facevano un vanto di essere fedeli anche nei minimi particolari a tali precetti.
La domanda quindi che fa lo scriba, estimatore di Gesù, non è semplicemente scolastica ma ha un profondo risvolto nella vita, come vedremo più sotto. Evidentemente lo scriba aveva assistito alle dispute precedenti tra Gesù e varie categorie di avversari e le risposte date dal Signore devono averlo convinto della loro bontà e della vera sapienza che le ispirava.
Questo gli dà fiducia per rivolgere a Gesù la sua domanda: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?», sorretto dalla speranza di trovare conferma a certe sue posizioni, o soluzione a un problema che portava con sé da qualche tempo, problema tipico di chi è lasciato solo di fronte a leggi e precetti: quali sono i criteri da seguire nell’osservanza? Come regolarsi in caso d’incertezza tra i precetti? È chiaro che è un problema che può essere angosciante, soprattutto per chi vuole onestamente essere fedele a tutta la Legge.
La risposta non cade questa volta sui dieci comandamenti, com’era avvenuto per il ricco che domandava come avere la vita eterna, ma sulla professione di fede che ogni pio ebreo recitava più volte al giorno, che inizia con le parole ebraiche “Shemà Yisrael” cioè “Ascolta Israele” e che costituisce una specie di sintesi di verità e atteggiamenti fondamentali dal punto di vista religioso, quasi come il Padre nostro per noi cristiani. Il testo recita: “Ascolta Israele: il Signore è il nostro Dio, unico è il Signore. Tu amerai il Signore, tuo Dio, con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze. Questi precetti che oggi ti do, ti stiano fissi nel cuore. Li ripeterai ai tuoi figli, ne parlerai quando ti troverai in casa tua, quando camminerai per via, quando ti coricherai e quando ti alzerai. Te li legherai alla mano come un segno, ti saranno come un pendaglio tra gli occhi e li scriverai sugli stipiti della tua casa e sulle tue porte” (Dt 6,4-9).
A questo riferimento Gesù aggiunge l’amore per il prossimo preso da un altro libro della Bibbia e che dice: “Non coverai nel tuo cuore odio contro il tuo fratello; rimprovera apertamente il tuo prossimo, così non ti caricherai di un peccato per lui. Non ti vendicherai e non serberai rancore contro i figli del tuo popolo, ma amerai il tuo prossimo come te stesso. Io sono il Signore”  (Lv 19, 17-18). È importante notare che Marco, a differenza di altri evangelisti che riportano lo stesso episodio, nella risposta mette in primo piano in maniera forte quell’“a-scolta”, quasi a sottolineare che questo è il primo comandamento e tutto il resto discende dall’applicazione di questo ascolto. L’ascolto, infatti, mette in atto una relazione personale con il Padre, che è l’esperienza fondante della religione del Padre, quale la vive Gesù e che si realizza in noi solo con una relazione stretta con Gesù stesso: solo con lui si raggiunge il centro della nostra fede e ci si può districare nella selva dei precetti non semplicemente mettendone alcuni prima degli altri, come sembra fare lo scriba, ma cogliendo prima di tutto la necessità dell’ascolto per raggiungere l’essenza della fede cristiana. Gesù è il Figlio che ascolta la voce del Padre; il cristiano è un figlio che in Cristo è chiamato pure lui a uniformarsi alla voce del Padre.
Sotto quest’aspetto, possiamo comprendere la strana risposta di Gesù che, pur apprezzando l’onestà dello scriba, non gli riconosce pienamente la comprensione autentica della logica del regno: «Non sei lontano dal regno di Dio», ma ne apprezza l’apertura e la disponibilità.
A conclusione delle nostre riflessioni, possiamo tornare su di un problema che più volte abbiamo già incontrato: quali sono le domande che denotano una volontà seria della nostra vita di incamminarsi su di una strada di vera realizzazione della vita nel tempo e nell’eternità? Ci sono cose che riteniamo contino più di altre nella vita? C’è qualcosa o Qualcuno che conta più di tutti e di tutto e per il quale vale veramente la pena di vivere e di morire?
Lo scriba del Vangelo ci ha indicato a chi rivolgere le domande giuste: al Signore Gesù! Accogliamo il frequente invito di papa Francesco a portare sempre in tasca un piccolo Vangelo e ricordiamoci di quando in quando di leggerne qualche riga, certamente troveremo parole particolarmente interessanti.

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