Se è il gregge a cercare il pastore...
Shaun, vita da pecora – Il film
(GB, 2015)
regia: Mark Burton e Richard Starzack
Claymation
durata: 85 min.
Uno dei possibili criteri di valutazione di una storia per immagini in movimento è il grado di novità e di messa in discussione dei luoghi comuni che essa offre allo spettatore. Fosse solo per questo, non si esiti un attimo a cercare una sala dove venga proiettato Shaun, vita da pecora – Il film, perché le novità sono molte.
Prima di tutto nella situazione narrativa: qui abbiamo il pastore (un amabile e un po’ svampito fattore della campagna britannica) che si perde e il gregge (composto da sette pecore e un cane guardiano) che va a cercarlo.
L’inventiva degli sceneggiatori e degli artisti della Aardman Animation, la casa di produzione inglese che già ci ha regalato splendidi film come Galline in fuga o Wallace&Gromit: la maledizione del coniglio mannaro, sembra non aver fine.
La pecora Shaun, creata da Nick Park, stava come personaggio di secondo piano in uno dei primi mediometraggi di Wallace&Gromit, poi era diventata protagonista di una serie per la Tv, ora approda al grande schermo in un film per molte ragioni mirabile.
Partiamo dal considerare che si tratta di un film sonoro,. ma senza dialoghi. Anche gli esseri umani parlano attraverso suoni onomatopeici e la nostra attenzione non è mai concentrata sulla parola pronunciata, ma sulle situazioni attive del racconto e, quando ci sono parole, sui caratteri scritti che le compongono (ben riportate in una edizione italiana ottimamente curata). Come nella miglior tradizione del cinema muto o comunque privo di dialoghi (Charlie Chaplin e Jacques Tati, sopra tutti, ma anche Buster Keaton per i marchingegni che vengono costruiti) ogni scena si spiega alla perfezione, superando l’ostacolo della lingua con le immagini, le musiche, i suoni.
Descrivendo il viaggio nella grande città del gruppetto ovo-canino che va alla ricerca del fattore che ha perso la memoria, non ci si dimentica di toccare tutti i registri del comico, del melodrammatico e, con squisita ed esilarante intelligenza, anche della critica sociale. Pochi saprebbero, ad esempio, riassumere con altrettanta efficacia e in soli due minuti il processo che porta all’affermazione e alla massima notorietà di un personaggio attraverso il consenso sociale veicolato dai mass-media. Infilando qua e là citazioni colte e ironiche di film di grandissimo successo, come Taxi Driver o Il silenzio degli innocenti (che in originale si intitola The Silence of the Lambs, cioè degli agnelli...) quest’opera si fa apprezzare sia per l’enorme divertimento che per la capacità di farci riflettere sulle situazioni presentate. Il tutto affidato a pupazzi di plastilina animati in stop-motion: una meraviglia.