L’ultimo Bond, ma è il più credibile
Spectre
(Usa, 2015)
regia: Sam Mendes
con: Daniel Craig, Christoph Waltz, Léa Seydoux, Ralph Fiennes, Ben Winshaw, Naomi Harris, Monica Bellucci
durata: 148 min.
Comincia e finisce con un elicottero, questa ventiquattresima avventura cinematografica dell’agente segreto James Bond, per la quarta e probabilmente ultima volta interpretato da Daniel Craig. Comincia con un sontuoso piano sequenza, ambientato a Città del Messico, che ci introduce in una storia per molti versi sorprendente.
Il regista Sam Mendes e il terzetto di sceneggiatori che l’ha coadiuvato (John Logan, Neal Purvis e Robert Wade) hanno con tutta evidenza pensato, secondo noi con piena ragione, che era il caso di approfondire motivazioni e psicologia del personaggio, più che costruire l’ennesimo intreccio spionistico. Anche perché l’agente creato da Ian Fleming è diventato nel corso degli anni un modello a cui ispirarsi e a volte copiare di sana pianta per centinaia di altri film e serie televisive, che vanno da Mission Impossible a 24, solo per citare due famosissimi titoli. Non solo: anche la cronaca quotidiana, purtroppo, ormai è colma di titoli che rimandano a scenari di conflitto armato o sotterraneo fra potenze di tutto il pianeta. Sarebbe stato quindi inutile, se non addirittura controproducente, cercar spunti originali per meccanismi narrativi ormai conosciutissimi dal pubblico.
Ecco quindi che la lotta tra i Servizi segreti britannici e la terribile e potentissima organizzazione denominata Spectre fa da scenario nella contesa fra Bond e l’ipercattivo di turno (Ernst Stavro Blofeld, interpretato da Christoph Waltz), che ha, senza voler svelare risvolti che toglierebbero il piacere della visione, rimandi mitologici classici, persino biblici. Poi ci sono tutti gli ingredienti consueti: il prologo; la canzone e i curatissimi titoli di testa; gli inseguimenti; le belle donne (con un’inutile apparizione di Monica Bellucci, probabilmente motivata più per giustificare la tappa romana del viaggio di 007 che per reali esigenze di copione); i vodka-Martini; le auto super attrezzate; i gingilli elettronici progettati e costruiti da “Q” (Ben Winshaw); la segretaria Moneypenny (Naomie Harris) e il superiore di Bond, “M” (Ralph Fiennes); le location varie ed esotiche (dal Messico a Roma, dall’Austria al Marocco al Sudafrica). Non manca qualche citazione cinematografica, anche di autoriferimento, come il gatto bianco del cattivissimo che è, correttamente, identico a quello carezzato da Donald Pleasance quando faceva il capo della Spectre in Si vive solo due volte (1967). Un po’ meno azione del solito. Un po’ più introspezione. Il Bond adulto e disincantato di Mendes si conferma, a nostro parere, il più credibile e solido dell’intera serie di film a lui dedicati.