L’oratorio di sant’Antonio restaurato e visitabile
L'associazione "Francesco Fontana" se ne prende cura in località Palù dei Mori, a Lazise
Finalmente l’oratorio dedicato a sant’Antonio di Padova, in località Palù dei Mori a Lazise, sarà visitabile al pubblico dopo l’impegnativo restauro di cui è stato oggetto negli ultimi anni. In occasione della festa del santo portoghese è stata recentemente celebrata una Messa ed è stata mostrato alla cittadinanza intervenuta il risultato del recupero di questo gioiello del XVII secolo, finanziato dal Comune e in parte dalla Regione per circa 180mila euro. Da metà luglio sono partite le visite guidate a cura dell’associazione culturale “Francesco Fontana” di Lazise, ogni secondo e quarto sabato del mese.
Incastonato in un’antica corte rurale, l’oratorio fa parte di tutta quella serie di strutture legate al culto cosiddetto “minore”, la cui presenza è testimoniata già a partire dall’Alto Medioevo fino al tramonto della dominazione veneziana. “La prima tipologia di questi oratori è da far risalire al periodo di diffusione della pieve come centro della vita pastorale del territorio e Lazise era sede di una pieve importante nel basso Garda”, scrive nel libro dedicato all’oratorio di Palù di Mori Giulio Rama, professore di Storia ed ex presidente della “Francesco Fontana”.
Di queste chiesette, dipendenti dalla pieve e utilizzate per la celebrazione della Messa in zone lontane da essa, fanno parte anche San Nicolò al Porto, la chiesa dei santi Fermo e Rustico (restaurata sempre per mano della “Francesco Fontana” negli anni Novanta) e la chiesa dei santi Faustino e Giovita nella località di Mondragon.
In particolare, l’oratorio di Palù dei Mori è stato “adottato” ancora parecchi anni fa dall’associazione lacisiense, i cui volontari iniziarono a smuovere le prime macerie del tetto caduto il giorno di Ferragosto del 2000. Inizialmente lo spettacolo che si era presentato loro davanti era stato abbastanza desolante e la rimozione della copertura caduta, dei rovi e di intere piante che erano cresciute all’interno della stanzetta avevano richiesto un lavoro lungo e paziente. Il progetto di recupero venne redatto dall’arch. Armando Tortella.
In seguito, su indicazione dell’arch. Maria Grazia Martelletto (della Soprintendenza ai Beni architettonici e paesaggistici di Verona) venne collocata una copertura provvisoria in lamiera per impedire la totale perdita degli stucchi.
I lavori da poco ultimati hanno riguardato il restauro complessivo interno ed esterno della chiesetta con la realizzazione di una nuova copertura, sulle tracce di quella originaria crollata negli anni Settanta; il recupero dell’apparato decorativo; il consolidamento strutturale; la ricostruzione dell’intonaco sulla facciata d’ingresso e la ripulitura di quella rivolta a est.
«È stato rinnovato anche l’impianto elettrico, in modo che la chiesetta possa essere usufruita per attività culturali», spiega Elisabeth Foroni, architetto lacisiense che, insieme al collega Stefano Spelta e all’ing. Franco De Grandis, ha curato la progettazione del restauro. «Sul nostro territorio abbiamo dei beni culturali su cui vale la pena investire risorse economiche, perché è lì che è racchiusa la nostra storia», prosegue l’arch. Foroni.
Nel 2018 è stata fatta una prima inaugurazione dell’edificio, che ora però è stato affidato dall’amministrazione comunale all’associazione Fontana per sei mesi, durante i quali quest’ultima si impegna a rendere visitabile al pubblico l’oratorio, ora completato da nuovi arredi e illuminazione. «Stiamo redigendo un calendario di visite con cadenza settimanale – assicura il presidente dell’associazione culturale, Sergio Marconi – al più presto lo renderemo noto alla cittadinanza».
L’immobile è attualmente di proprietà comunale, ma l’apporto del gruppo della “Francesco Fontana” è stato fondamentale per attuare questo passaggio. L’associazione ha infatti pagato le spese che dovevano essere sostenute per permettere a tutti i privati comproprietari dell’oratorio di poterlo cedere all’amministrazione senza oneri dal punto di vista economico.
Oggi l’amministrazione vede questo segno del sacro nel mezzo della campagna che si stende tra Lazise e la frazione di Colà come un luogo dove fare cultura, con mostre di quadri, presentazione di libri e quant’altro. «È un nuovo tassello che questa amministrazione ha posto in favore della Cultura – afferma il primo cittadino Luca Sebastiano – e sono molto orgoglioso del lavoro che è stato fatto per permetterci oggi di poter godere della bellezza di questo luogo».
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