I trent’anni di fioritura di un’Azalea solidale
di RENZO COCCO
La cooperativa sociale fa il punto nel prestigioso compleanno
di RENZO COCCO
La cooperativa sociale Azalea ha festeggiato i 30 anni dalla sua fondazione con molteplici iniziative, ultima delle quali è il convegno su: “Il sociale che vogliamo: lavoro di cura, scenari presenti e futuri” svoltosi nei giorni scorsi. Azalea, che aderisce a Legacoop e ha sede a Settimo di Pescantina, è una delle più importanti cooperative del Veronese: 400 soci-lavoratori, cui vanno aggiunti una cinquantina di volontari e di operatori esterni; più di 20 i comuni che la vedono presente; 32 le strutture gestite; 80 i progetti in corso di svolgimento; un fatturato che lo scorso anno ha sfiorato i 12 milioni di euro. Anche i campi di operatività mostrano il ruolo centrale svolto da questa istituzione del privato-sociale: assistenza sanitaria, infermieristica e fisioterapica (fiore all’occhiello il poliambulatorio di Lugagnano di Sona, le comunità alloggio, il servizio domiciliare agli anziani e alle famiglie con malati psichiatrici); settore educativo con i vari servizi all’infanzia e all’adolescenza (asili nido, doposcuola, ecc.); quello dell’inclusione e del turismo sociale (la cura delle persone fragili con l’inserimento lavorativo nella gestione del GranCan Hotel di San Pietro in Cariano e dell’Antica osteria di Arbizzano di Negrar che al piano superiore è diventata spazio per incontri, mostre, concerti e per attività di co-working).
A queste strutture si affiancano i laboratori in cui si creano originali oggetti in ceramica, si preparano le verdure degli orti coltivati dai ragazzi e si producono variegate marmellate. Un mondo straordinario tenuto in piedi con amore ed efficienza (i positivi bilanci di esercizio lo stanno a dimostrare!) dai soci-lavoratori, che per tale via riacquistano e possono esercitare in pienezza i propri diritti di cittadini e di lavoratori utili a sé stessi, alle loro famiglie e alla società.
Quale futuro attende il privato sociale? In questo scenario si pone l’interrogativo, approfondito nel convegno, di quali strade imboccare per assicurare un futuro alla cooperazione sociale. I relatori hanno indicato alcune nuove piste di lavoro che tengono conto dei profondi e rapidi cambiamenti in atto accelerati dai due terribili anni di Covid-19 che hanno messo in ginocchio il Terzo settore. La pandemia è stata però un’occasione per ripensare la tipologia e le modalità dei servizi offerti. Occorre naturalmente partire dal quadro e dall’evoluzione delle principali dinamiche demografiche: invecchiamento della popolazione, allungamento della durata della vita, impossibilità delle famiglie (come invece avveniva un tempo) di farsi carico dei propri anziani, moltiplicazione e diversificazione delle necessità di cura. In questa situazione il privato-sociale ha e avrà ancor di più in futuro un ruolo fondamentale. Ma come è stato più volte sottolineato, occorre che la politica, le istituzioni e la comunità guardino con occhi nuovi alla cooperazione, assicurando risorse economiche e strumenti più incisivi che le consentano di svolgere al meglio questa funzione di relazioni e di cura verso le persone in difficoltà.
Linda Croce, presidente dal 2015 di Azalea (una laurea in Scienze dell’educazione e lunga esperienza al Cerris dell’Ulss 9 prima di approdare alla testa della cooperativa veronese), nel suo intervento ha ben riassunto la strada futura: riconfermare i valori antichi della solidarietà e della condivisione innervandoli nella presente realtà; operare sul piano organizzativo e gestionale in termini di efficienza perché anche le cooperative sono imprese a pieno titolo; realizzare una fitta rete di relazioni e di collaborazioni sul territorio in modo da assicurare risposte efficace e tempestive; riscrivere il rapporto tra il privato sociale e gli enti pubblici che sono i principali committenti delle cooperative sociali in particolare nei decisivi passaggi degli appalti e dei criteri di valutazione che devono tenere maggiormente conto degli aspetti qualitativi delle offerte di sevizi; adottare convintamente il metodo della co-progettazione tra privato-sociale, enti pubblici e tra imprese private che sta facendo fare un salto di qualità sia sul piano dell’assistenza-cura che su quello dell’inserimento lavorativo delle persone fragili. Infine rivalutare, anche economicamente, la figura degli operatori socio-sanitari in modo da frenare la “fuga” in atto e di rendere attraente la professione (oggi c’è una forte richiesta che non trova risposte). Tutto questo – come ha sottolineato in conclusione la presidente Croce – comporta l’adozione di un nuovo paradigma culturale che riporti nel cuore dell’agire umano la cura e la condivisione verso chi è in stato di minorità e di bisogno. È quello che da 30 anni, tra mille difficoltà, sta facendo con amore e spirito di servizio la cooperativa Azalea.
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