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Il saluto della comunità alle suore dorotee

di SILVIA ALLEGRI

Dopo 135 anni di presenza e di attività nella scuola materna di San Pietro in Cariano

Il saluto della comunità alle suore dorotee

di SILVIA ALLEGRI

La gioia sincera di una festa ha preso per mano la malinconia di un commiato, domenica 26 maggio, nella parrocchia di San Pietro in Cariano, durante la Messa di saluto alle Suore Maestre di Santa Dorotea Figlie dei Sacri Cuori.

Dopo 135 anni di presenza e un lavoro preziosissimo per la comunità e naturalmente per i bambini dell’asilo, le tre suore rimaste si preparano ad andarsene, pronte per nuove destinazioni. «Penso a suor Elisa, suor Agnese, suor Maria Rosa, suor Vincenza. E naturalmente a suor Alberta Sartoretto, suor Maria Teresa Sartori, suor Olivetta Cordiali, ancora presenti in mezzo a noi, che sono parte integrante della comunità», ha ricordato il parroco don Giuliano Zanini all’inizio della celebrazione, prima di passare la parola al Vescovo, in una chiesa gremita di fedeli e di tanti bambini.

Con le suore a occupare gli spazi in prima fila: tra loro, anche suor Maria Teresa Peña, Madre generale delle suore dorotee, e suor Luigina Pigozzo, superiora provinciale. Tra i banchi c’erano anche molti ex alunni delle suore, che arrivarono a San Pietro in Cariano nel 1889 e si stabilirono in un locale presso la scuola elementare del luogo, loro concessa dal Municipio. Fu don Gaetano Gardo a dare ulteriore rilevanza alla loro presenza, donando lo stabile dove vennero attivate la scuola materna, il doposcuola e la scuola di merletti. Qui, per decenni, tante ragazze impararono un lavoro, e in particolare negli anni drammatici dei conflitti mondiali le loro professionalità furono un aiuto prezioso nel bilancio delle famiglie del posto.

Nel frattempo, intere generazioni di bambini hanno avuto con le suore dorotee l’opportunità di crescere in un luogo sicuro, muovendo i loro primi passi nel mondo sotto il loro sguardo attento. Ce lo ha raccontato anche Agnese Pellicheri Bulgarini, che ogni ultima domenica del mese nella sala attigua alla chiesa vende la pasta fatta in casa, insieme ad altre signore, contribuendo con il ricavato a sostenere le spese della parrocchia: «Mia nipote è una bambina bravissima e sensibile, sempre attenta agli altri. Siamo grati alle suore che hanno accompagnato tantissimi giovani trasmettendo loro i valori cristiani dell’amicizia e della solidarietà». Insomma, l’emozione era nell’aria nel giorno del saluto ufficiale che precede la partenza delle suore. Tanto che la parrocchia ha organizzato anche un pranzo dopo la celebrazione, invitando i fedeli a raccogliere e inviare le fotografie delle religiose scattate negli anni in occasione di feste e altri momenti di condivisione.

«La celebrazione di oggi ha un gusto agrodolce», ha esordito il vescovo Domenico Pompili. «Dolce, perché le suore dorotee sono un pezzo importante di questa comunità; agro, perché un distacco fa venire sempre tristezza». E dunque l’invito è stato quello di farsi ispirare dalla Santissima Trinità: «Il nostro Dio è unico ma non solitario, è unico in tre persone. Un mistero che dobbiamo cercare di penetrare e comprendere costantemente». In diverse fasi della propria esistenza, soprattutto quelle in cui sorgono dubbi, incertezze e malinconie. E dunque, traendo spunto dalla lettura del Vangelo, Pompili ha proseguito: «Le parole di Gesù, “Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”, sembrano una contraddizione se pensiamo che le pronuncia prima di andarsene. Eppure questo è parte del mistero di Dio: che è lontano ed è vicino, che è nei cieli e sulla Terra. Questo mix di vicinanza e lontananza, se ci riflettiamo bene, è proprio ciò che descrive al meglio le nostre relazioni: se ci sono rispetto, attesa, curiosità, il rapporto va avanti e si mantiene vivo; se invece si crede di possedere già l’altro, in qualsiasi relazione, assisteremo a un rapido declino. Ricordiamocelo sempre, nella relazione con Dio ma anche con tutte le persone che ci sono accanto». Proprio in questa ottica, allora, si può rileggere il rapporto della comunità con le suore dorotee: «Abbiamo sperimentato, in questi 135 anni, la loro vicinanza. Ora ne sperimenteremo la lontananza, ma il significato della loro presenza vivrà in altre forme. Queste donne hanno dedicato la loro vita a beneficio dei bambini e ci insegnano che c’è per ciascuno di noi la possibilità di fare del nostro meglio».

Non vedere più le suore dorotee in paese sarà una perdita pesante per la comunità, che costringe a fare i conti con i cambiamenti della società attuale: «Le suore restano un richiamo alla vita religiosa e un esempio di fede che avrebbe molta importanza di questi tempi», sottolinea don Giuliano. Si vivrà, allora, nel ricordo dei tanti momenti piacevoli vissuti insieme, accompagnandole col pensiero nei luoghi a cui saranno assegnate. Non è un addio, e il Vescovo lo ha voluto ricordare a tutti: «Nulla si distrugge e tutto si trasforma quando ci sono volontà e fede».

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