Chiesa parrocchiale gremita per l'ingresso di don Tortella e don Vezzola
di ALBERTO MARGONI
Reggeranno insieme le comunità di cerea e di Aselogna
di ALBERTO MARGONI
Comunità di Cerea e di Aselogna in festa nel pomeriggio di domenica scorsa per l’ingresso del nuovo parroco don Roberto Tortella e del vicario parrocchiale don Davide Vezzola. Accolti sull’ampio piazzale antistante la chiesa parrocchiale di Cerea dai suoni festosi del corpo bandistico “Ugo Pallaro”, alla presenza di una trentina di sacerdoti concelebranti, dopo una breve processione verso il sagrato, vi è stato il discorso di benvenuto del sindaco Marco Franzoni, il quale ha espresso fiducia e speranza per il futuro, nonostante la difficile situazione attuale a livello mondiale, auspicando possa «continuare la proficua collaborazione [tra Comune e parrocchie] per costruire qualcosa di bello». Quella ceretana è una comunità con numerose «realtà di volontariato che costituiscono la ricchezza del territorio», ha evidenziato il primo cittadino. E molte associazioni, in primis gli alpini, erano presenti con i loro vessilli a questo evento gioioso.
In chiesa, dopo la lettura del decreto di nomina del nuovo parroco, datato 29 giugno e firmato dal vescovo Giuseppe Zenti, mons. Roberto Campostrini, vicario generale della diocesi, che ha presieduto la prima parte della celebrazione, ha presentato i due nuovi presbiteri. Don Roberto Tortella, originario di Lugagnano, ha compiuto 53 anni lunedì scorso, il giorno dopo l’ingresso, ed è prete dal 1996. Dopo gli anni come curato a Cadidavid e a Negrar, è stato inviato per studio a Roma e nel 2003 ha conseguito la licenza in Teologia spirituale. Per un quinquennio è stato incaricato per la pastorale vocazionale del Seminario, delegato dell’Opera vocazione ecclesiastiche (Ove) e contemporaneamente collaboratore a Lugagnano, dove poi è stato co-parroco dal 2008 al 2013. In seguito ha guidato per nove anni la parrocchia di Caselle di Sommacampagna. Don Davide Vezzola, 29 anni, originario di Polpenazze del Garda (Brescia) è stato ordinato prete lo scorso anno e ha svolto sinora il proprio ministero come curato a Villafranca. Insieme con loro fanno parte della comunità presbiterale l’altro curato don Nicola Zorzi, anch’egli ordinato prete nel 2021, e don Orazio Soardo, parroco di Cherubine, ma residente nella canonica di Cerea.
«Buon cammino! Il Signore vi faccia crescere nell’amore e vi renda trasparenza del suo Vangelo», l’augurio finale di mons. Campostrini. Dopo aver assunto la presidenza della celebrazione, don Roberto Tortella nella sua breve e appassionata omelia, ha evidenziato le tre parole che lo hanno accompagnato nei giorni precedenti: gratitudine, lucidità e gratuità. «La fede cresce quando ci rendiamo conto di essere creature amate da Dio – ha affermato il nuovo parroco –. La fede diventa matura quando è capace di gratitudine». Occorre rimanere lucidi interiormente per rendersi conto delle numerose grazie di cui il Signore ci ricolma. «Vengo per camminare insieme con voi – ha aggiunto –, per accorgerci di quanti doni il Signore ha fatto e ci fa». Infine l’invito ad imparare a vivere con gratuità, «facendo le cose con amore, cercando il bene degli altri. Il Signore ci doni gratitudine, lucidità di cuore e gratuità nel vivere il nostro servizio».
Al termine della celebrazione, animata dai cori riuniti e dalla Rainbow Orchestra e diretta dal cerimoniere Riccardo Pettene, un giovane ha porto ai due presbiteri il benvenuto delle comunità di Cerea e Aselogna, augurando «buon inizio di cammino insieme». Quindi don Davide Vezzola ha espresso una serie di ringraziamenti, anzitutto «al Signore per i suoi preti, segno che non lascia solo il suo popolo». Anche don Tortella ha rivolto il suo grazie a numerose persone: dai suoi parroci del passato, al suo predecessore mons. Giuseppe Andriolo; da chi ha animato la liturgia, al curato don Nicola Zorzi che ha preparato il saluto del parroco uscente e il suo ingresso; dalle autorità, ai fedeli delle parrocchie dove ha prestato servizio in precedenza... accompagnando le parole con alcuni doni, e per la mamma Livia un mazzo di fiori, che l’indomani avrebbe portato sulla tomba del papà Giuseppe, scomparso alcuni anni fa.
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