Avviata la raccolta fondi per il restauro della chiesa di San Pietro in Colle
di ADRIANA VALLISARI
Urge un intervento di consolidamento strutturale per la pieve romanica di Caldiero: i volontari mobilitano la comunità
di ADRIANA VALLISARI
Una grande mobilitazione per salvare l’antica chiesa romanica di San Pietro in Colle, nucleo della prima comunità caldierese. Debutta in questi giorni una raccolta fondi che punta a raccogliere donazioni da parte di tutti coloro che hanno a cuore la piccola pieve, bisognosa di cure; nota per gli interessanti cicli degli affreschi interni, raffiguranti la Vergine e i santi, due anni fa la chiesetta aveva scalato le classifiche del Fai, il Fondo per l’ambiente, classificandosi 162asu 35mila “luoghi del cuore” presenti in Italia.
È possibile contribuire all’impresa visitando il sito web della Fondazione della comunità veronese (www.fondazioneveronese.org ). L’obiettivo da raggiungere, quanto a importo, è notevole: occorrono 229.974 euro per l’intervento di consolidamento e restauro. Bisogna infatti mettere in sicurezza l’intera struttura, che presenta numerosi e preoccupanti segni di dissesto, accumulati nel tempo. Crepe e fessurazioni sono ben visibili, soprattutto in corrispondenza della facciata e pure dell’abside, a est, che versa in un pessimo stato di conservazione; la parete rivolta a sud, invece, era stata puntellata con dei sostegni, ma necessita di un intervento urgente sulle fondazioni.
A promuovere con instancabile impegno l’iter autorizzativo per il recupero ci ha pensato il gruppo parrocchiale “Amici di San Pieretto”, costituitosi nell’estate del 2017 proprio con uno scopo preciso: togliere dal degrado questo gioiello del territorio, risalente al 1145, e riportarlo all’antico splendore. «Negli ultimi due anni abbiamo presentato tutta la documentazione necessaria all’Ufficio per i beni culturali ecclesiastici della Diocesi di Verona e quindi alla Soprintendenza, che a fine marzo ha formalizzato con una lettera il suo benestare ai lavori», ricostruiscono Ornella Preabianca e Gabriella Ambrosini, le due volontarie che hanno tenuto le fila della procedura. «Un contributo prezioso è arrivato dallo studio vicentino di architettura e restauro Studiovetera, che si è occupato con cura e passione del progetto», aggiungono.
Gli esperti hanno passato palmo a palmo tutta la chiesa, effettuando dei rilievi accurati per fotografare la situazione attuale, proponendo le soluzioni necessarie per conservarla. La priorità dell’intervento – ufficialmente approvato e quindi cantierabile – sarà data al consolidamento delle fondazioni di tutto il perimetro dell’edificio e della muratura, campanile incluso. Saranno poi restaurati gli intonaci originari e ripuliti i paramenti murari; in prospettiva c’è anche la sistemazione del tetto a capriate lignee, che risale agli anni Cinquanta del ’900.
Ora la sfida è quella di coinvolgere il più possibile la comunità caldierese, in primis, ma pure tutte le persone amanti dell’arte, anche attraverso la ricerca di benefattori. «Compatibilmente con le misure restrittive imposte dall’emergenza sanitaria, stiamo pensando a dei modi per presentare al pubblico l’iniziativa», dicono le volontarie. Intanto, quello che fino a qualche anno fa era un sogno, adesso ha preso forma: servirà l’aiuto di tutti per passare dalla carta al cantiere.
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