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“San Zen che ride” diventa un film

di FRANCESCA SAGLIMBENI

Si stanno concludendo le riprese dell'opera dedicata al patrono di Verona, realizzata dal regista Mauro Vittorio Quattrina

Parole chiave: San Zeno (14), Film (109), Mauro Vittorio Quattrina (2)
“San Zen che ride” diventa un film

di FRANCESCA SAGLIMBENI

L’iconografia più frequente è quella che lo ritrae nell’espressione sorridente scolpita anche nell’effigie del “San Zen che ride” ammirabile nella nostra basilica zenoniana. E il suo culto risulta ampiamente diffuso ben oltre le mura della città scaligera dove il santo patrono fu vescovo nella seconda metà del IV secolo. Tanto che in tutta Italia si contano quasi un centinaio di chiese dedicate a lui.

Eppure, del vescovo moro – così ribattezzato per la provenienza dalla regione africana della Mauretania – sanno assai poco persino i veronesi che ogni anno, il 21 maggio, ne celebrano la festività. Colpa di una storiografia troppo scarna? Può essere. Ma a scavare bene in fondo, tra pagine d’archivio non ancora setacciate, indizi lasciati nei luoghi (affatto pochi) del suo passaggio, nonché tra i suoi stessi resti, potrebbe emergere una figura dai contorni ben più chiari e definiti di quella ad oggi pervenutaci prevalentemente a mezzo di leggende e tradizioni popolari.

Ed è proprio questa l’operazione compiuta dal regista veronese Mauro Vittorio Quattrina con il docufilm Il sorriso di San Zeno, di cui si stanno concludendo in questi giorni le riprese. Con gli ultimi ciack ambientati tra gli squarci monumentali della chiesa romanica e il fiume Adige. Un omaggio al santo, «nel tempo caduto in ombra rispetto alla basilica che ne porta il nome, che vuole al contempo offrire un contributo di ricognizione storica per tutti i concittadini, devoti e non di san Zeno. La maggior parte della sua biografia è infatti avvolta nella leggenda, ma dopo una lunga e meticolosa ricerca posso dire che con questa pellicola, a metà via tra divulgazione e fiction, siamo riusciti ad aggiungere o almeno ad approfondire qualche tassello in più della vicenda», spiega il regista, che firma anche musiche e sceneggiatura, e che tra attori, figuranti, maestranze, consulenti storici, con questo progetto ha rimesso in moto più di 100 professionisti.

La lettura congiunta delle informazioni reperite da Quattrina, servitosi per lo più dei 93 sermoni lasciatici da Zenone, ci presenta un profilo umano e spirituale di alta levatura. «In un passo egli dice che “il più misero dei miseri è colui che si arricchisce con la miseria altrui”. Quanta attualità – osserva il regista – nel suo pensiero, così vicino agli ultimi, se pensiamo a come il Covid abbia riportato alla luce il triste fenomeno degli interessi di pochi che sovrastano gli interessi di molti e dei più fragili!». Da un sermone deriva anche l’episodio in cui il vescovo, per argomentare sulla fede cristiana, tira in ballo anche lo zodiaco.

A prestare il volto al protagonista è l’attore Diego Carli, uomo di stazza, carnagione chiara, barba fulva e capo calvo. Non esattamente quello che si direbbe un “vescovo moro” (anche nella fiction l’interprete viene un po’ “scurito”). Ed ecco sconfessata la prima nota leggendaria. «La sua origine africana non poteva essere sinonimo certo di pelle scura. La regione cui si attribuiscono i suoi natali fa parte infatti dell’Africa settentrionale, abitata da altre etnie. Inoltre, gli esami sulle reliquie custodite nella basilica e le scansioni in 3D hanno consentito di ricostruire un volto caratterizzato da un naso tipico degli antichi Romani e da una forma labiale più vicina a quella europea che alle genti dell’Africa nera».

Tra le scene riprodotte nel docufilm, girato in diversi luoghi simbolo della presenza zenoniana a Verona e nel comune di Galeata (Forlì-Cesena), ci sono i celebri miracoli della partita a palla con il demonio, ambientata nella grotta del Monte Capriolo a Roverè (dove il santo costringe il rivale, battuto, a portare in spalla fino a Roma un fonte battesimale in porfido) e quello del pesce rubatogli dai legati romani, che al momento della bollitura (qui sostituita con cottura su griglia) rimase crudo.

Una pellicola ricca di spunti, insomma, e di linguaggi, da quello dell’intervista (come quelle introduttive al vescovo Giuseppe Zenti; all’abate di San Zeno, mons. Gianni Ballarini; a mons. Martino Signoretto, a padre Gianni Sgreva, biografo del santo), a quello romanzato e recitativo (nel cast anche i veronesi Elver Bolzonella Bruni, nel ruolo del diavolo; Michele Vigilante, che è don Lorenzo Bernardi; Andrea de Manincor e altri), in cui non si risparmia nemmeno la tecnologia. «Grazie a un particolare drone attivato dalla squadra dell’Ana siamo riusciti a fare riprese aeree offrendo una multidimensionlità della scena e una prospettiva della basilica davvero suggestive», conclude Quattrina, menzionando il direttore della fotografia Giuseppe de Berti e lo scenografo Angiolino Bellé. Situazione sanitaria permettendo, la prima proiezione si terrà a giugno nella nostra bellissima basilica romanica.

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