La teologia della storia secondo sant’Agostino
di REDAZIONE
Il nuovo libro del vescovo di Verona Giuseppe Zenti dal 6 maggio nelle librerie
di REDAZIONE
È nelle librerie dal 6 maggio il nuovo libro del vescovo Giuseppe Zenti Alla scoperta della città di Dio di Agostino, edito da Marcianum Press nella collana “Il calamo – Catechesi (pp. 384 – euro 29).
Chi desidera conoscere sant’Agostino, tra le figure più significative della storia della Chiesa e non solo, può “incontrarlo” nel suo grande trittico: le Confessioni, di carattere autobiografico; il Trattato sulla Trinità nel quale in un originale e geniale quadro di teologia trinitaria fa risaltare la sua antropologia teologica, concentrata sull’uomo creato ad immagine di Dio; La città di Dio, che traccia la teologia della storia, cioè la storia vista con gli occhi di Dio.
Ne La città di Dio Agostino ha concentrato il suo sapere enciclopedico, estratto dai grandi storici, filosofi e letterati dell’antichità, ma fatto proprio ed elaborato in termini di filosofia cristiana dal suo straordinario genio. Vi sono presenti temi focali riguardanti la storia, la religione, la cultura e l’antropologia, e si rivelano in tutta la loro modernità. Molti grandi letterati e filosofi di tutti i tempi vi hanno tratto ispirazione, non ultimi san Tommaso d’Aquino e Dante Alighieri il quale nella Divina Commedia vi ha attinto a piene mani.
Sollecitato a rispondere alle provocazioni dei pagani che accusavano il cristianesimo di essere stato la causa della distruzione di Roma per opera di Alarico nel 410, per aver soppresso il culto degli dei protettori di Roma, Agostino non esita a mettere in chiaro il fallimento del paganesimo nei confronti del benessere terreno dell’umanità e della salvezza eterna. L’Ipponate mette a confronto due culture, che egli definisce città: quella mondana (secondo Satana) e quella celeste (secondo Dio). Ne focalizza l’identità metafisica e lo sviluppo storico, secondo una traiettoria escatologica, cioè riguardante il loro approdo oltre la storia: la città mondana nell’infelicità assoluta; la città di Dio nell’assoluto della beatitudine che è Dio stesso. Pur mescolate insieme nella fase della storia e costrette a convivere, sono tra loro idealmente separate da una linea di demarcazione invalicabile: la città terrena è impastata di superbia, mentre la città di Dio è vivificata dall’umiltà.
Un aforisma può sintetizzare l’intera opera: “Due amori fecero le due città: la città terrena, l’amore di sé fino al disprezzo di Dio; la città celeste, l’amore di Dio fino al disprezzo di sé” (De civitate Dei, XIV, 28).
Con questa pubblicazione Zenti mira ad invogliare ad una lettura integrale dell’opera di Agostino per poter arricchire in modo significativo il proprio spirito.
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