«Una vita con l’agenda piena ma aperta ad ogni novità»
di LUCA PASSARINI
Don Giulio Ambrosi, da Casaleone ora curato a Soave e dintorni
di LUCA PASSARINI
Don Giulio Ambrosi, 33 anni, è da qualche mese vicario parrocchiale di Soave, oltre che responsabile della pastorale giovanile dell’unità pastorale che comprende anche i territori di Cazzano di Tramigna e Monteforte d’Alpone. Ci racconta: «Sono entrato in Seminario minore in prima media non con l’idea di diventare prete, ma attratto dalla vita di comunità e dall’entusiasmo di 3 amici della mia parrocchia di Casaleone che facevano la stessa scelta. Sono stati anni in cui davvero ho fatto esperienza di condividere tutto, dall’impegno scolastico al gioco».
Quando tornava a casa per il fine settimana o le vacanze, non cambiavano completamente lo stile e il clima, dato che dalla stessa parrocchia erano in tanti seminaristi e non mancavano le occasioni per continuare la vita insieme. «Mentre passavano gli anni delle medie – continua – avevo comunque in mente che poi sarei uscito per intraprendere già dalle superiori un percorso che mi aiutasse a realizzare il sogno che avevo già pensato per la mia vita, ovvero fare l’insegnante. Giunto in terza, però, mi trovavo bene e mi sono chiesto: perché non continuare?».
Giulio è quindi passato alla comunità del Ginnasio del Seminario minore, a differenza dei compaesani insieme ai quali aveva iniziato questa avventura. Sono iniziati anni importanti che così ricorda: «Durante le superiori è emerso il desiderio di donare la mia vita a Dio nel sacerdozio. Non c’è stato un momento preciso in cui ho intuito questa vocazione, ma l’ho scoperta pian piano nella quotidianità».
Usando l’immagine del mosaico, Ambrosi mostra come sono state varie le motivazioni, ma tra tutte emerge sicuramente il bell’esempio donato da vari preti, in parrocchia e in Seminario, soprattutto riguardo due aspetti: «Il primo è il vedere la gioia che avevano, che negli anni ho visto non essere l’entusiasmo di un momento, ma il frutto dell’appartenere a Cristo, per cui si può essere nella gioia anche nelle situazioni difficili. Il secondo è lo stare con la gente, ovvero l’entrare nella quotidianità delle persone e lì annunciare Gesù».
A dare forza e profondità alla sua risposta a questa vocazione sono stati, secondo don Giulio, anche il dialogo costante con gli educatori e le esperienze forti degli esercizi spirituali, soprattutto negli anni del liceo: «Sono stati importanti per vivere tempi lunghi di preghiera, per mettere in ordine i vari tasselli della mia vita e per guardare ad essa dal punto di vista di Dio. In questi è emerso sempre più anche un legame bello con Maria, con il desiderio di seguirne i passi nel discepolato».
Entrando nella comunità del Seminario maggiore, è continuata la possibilità del confronto aperto con gli educatori, ovvero «persone che non mi sono scelto, ma che il Signore ha messo sul mio cammino e con cui scorgere l’agire di Dio nella mia vita. Questo mi ha portato a gustare ancor di più la creatività di Dio, che utilizza tante cose e tanti modi diversi per parlare».
Dentro una quotidianità diversa dalle comunità precedenti, Ambrosi ha continuato il suo cammino di crescita e formazione, nella linearità senza episodi particolari: «In fondo è la forza e la bellezza di essere insieme a una comunità di fratelli che cammina verso il Signore, pur nella diversità di ciascuno». Dal confronto con gli educatori è emersa dopo la quarta Teologia l’opportunità di un anno da vivere in una modalità diversa: «Avevo già grande familiarità con la vita parrocchiale, ma abbiamo valutato importante arricchirmi di un’esperienza diversa, fatta di una quotidianità vissuta da solo e una supplenza di insegnamento di Religione presso una scuola media. Si è rivelata davvero un grande momento formativo dentro il cammino verso il presbiterato».
Dopo l’ordinazione, avvenuta il 24 maggio 2014, don Giulio sta facendo esperienza di un ministero che è come se lo immaginava, anche se sicuramente più complesso di come lo si vede da fuori: «Tutto questo non lo giudico però un aspetto negativo, ma fa parte di una quotidianità fatta di tante cose a cui star dietro, dalle più umili alle più profonde, che in fondo è come vivono pure molte altre persone e che proprio per questo ti permette anche di incontrarne parecchie».
I primi anni di ministero li ha vissuti a Cerea, accompagnato dal parroco e dal curato precedente a scoprire cosa vuol dire essere prete e introdotto con gradualità da loro alla vita pastorale. Una realtà con aspetti molto diversi dall’attuale, ma non mancano per don Giulio le costanti: «L’aspetto fondamentale per un prete è il legame con Cristo, che passa anche dal saper difendere i tempi di preghiera, dal vivere al meglio la celebrazione eucaristica quotidiana come momento di stacco da ogni cosa e sorgente da cui attingere le forze, motore che ti permette di andare avanti. Questo ti consente anche di guardare agli impegni pastorali non solo come qualcosa da fare, ma come occasioni di vivere e rafforzare il legame con Cristo e per annunciarlo agli altri: vuol dire che alla sera puoi anche arrivare stanco, ma tutto trova senso».
In questo don Giulio sottolinea come essere prete è una missione per la quale si continua a crescere e a formarsi, grazie alle esperienze quotidiane, alla fraternità nel presbiterio, ma anche a legami con alcuni amici che vivono altre vocazioni, magari dopo aver condiviso un tratto di Seminario: un modo per rimanere con i piedi per terra e per avere uno sguardo diverso.
Riferimento importante per il suo essere ministro ordinato sono anche le parole che papa Francesco ha pronunciato nel maggio 2016 rivolgendosi all’assemblea generale della Cei: «Avendo accettato di non disporre di sé, non ha una agenda da difendere, ma consegna ogni mattina al Signore il suo tempo per lasciarsi incontrare dalla gente e farsi incontro». Don Ambrosi le specifica: «Le nostre agende spesso sono piene ed è anche giusto perché ci permettono di organizzare gli appuntamenti e di dare uno schema alle giornate; allo stesso tempo però devono sempre rimanere aperte alle sorprese e agli imprevisti di Dio, quelli in cui Lui ci parla».
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