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Soave

Nuovi presbiteri: don Luca Composta

"Spero di essere un prete con la strada nel cuore"

Nuovi presbiteri: don Luca Composta

Sono Luca Composta, ho 39 anni e sono originario della parrocchia di Soave. La mia ricerca di Dio inizia quindici anni fa, in una comunità che accoglie persone che vengono dalla strada alla ricerca di una speranza che possa dare senso ad una vita vissuta sempre sul filo del rasoio, tra grandi speranze e grandi scontri con la realtà. Il mio ruolo in una delle case di questa comunità era quello di responsabile, ma lo facevo per buon cuore, senza un aggancio trascendente e senza un pensiero che potesse essere vocazionale. Ho deciso qualche anno dopo l’inizio dell’avventura comunitaria, di iscrivermi a Scienze religiose per cercare nelle riflessioni teologiche le risposte alle domande che si facevano strada dentro di me.
È stato il Seminario ad accogliermi tra le sue mura prima come semplice studente, poi come uomo in ricerca di Dio. Al tempo lavoravo anche in un autogrill, la strada era quella che servivo sia in comunità che nel lavoro e credo che sia proprio sulla mia strada che Gesù è venuto ad incontrarmi. Credo molto nel “potere” della strada, come affiancarsi alle vite degli altri, con le loro caratteristiche. Gesù nel Vangelo passa molto tempo sulla strada, ascolta, stringe mani, sorride, compie segni. Spero anch’io di essere un prete con la strada nel cuore, con la voglia di conoscere storie, con le scarpe sempre ben allacciate e pronto a farmi portare nella vita degli altri e con la possibilità di mostrare anche la mia di strada. Gli incroci nella vita sono molti, spero davvero di essere sempre il più possibile in mezzo ad altri, in mezzo... alla strada.
Dall’anno scorso svolgo il mio ministero di diacono nella parrocchia di Borgonuovo, ho deciso di fare lì la mia prima Messa, perché a Soave la festa è rimandata ad agosto, durante l’ottavario della Madonna della Bassanella. Questo virus ci ha complicato le cose, ma ci ha dato anche la possibilità di sperimentare “strade nuove”. L’ordinazione a porte chiuse, le prime Messe con ingressi contingentati, la frugalità della festa mi hanno fatto ben intendere la frase “vino nuovo in otri nuovi”, con la consapevolezza però che la vigna da cui andiamo a prendere l’uva deve sempre essere la stessa.
Sono felice di essere giunto a questo punto, un traguardo che si apre su un inizio nuovo. Sono grato al Signore di compiere questo grande passo con una classe che si è sempre rivelata all’altezza delle novità, con la voglia e la gioia di essere sempre pionieri. Anche quest’anno lo saremo, segno che pure alla fine di un periodo buio come questo ci viene chiesto di essere la luce in fondo al tunnel. 
Don Luca Composta
Schiettezza e simpatia lo caratterizzano
Se si pensa ad un prototipo ideale di seminarista, sicuramente non viene in mente don Luca Composta. Quando due anni fa sono entrato in Seminario e ho iniziato a conoscerlo, ho cominciato a rendermi conto che il Signore porta avanti la sua Chiesa in maniera assolutamente imprevedibile e sorprendente.
Di Luca colpiscono subito la sua schiettezza e la sua simpatia: è libero nel dire sempre ciò che pensa, ma è anche capace di farlo in maniera divertente, provocando una sana risata in chi lo ascolta. Quando si sta con lui non ci si annoia e si porta a casa sempre qualcosa perché, col suo modo di fare apparentemente sbrigativo, esuberante e vagamente allergico ai contesti troppo formali, sa cogliere con profondità il cuore delle persone e delle questioni. Questa sua maturità è data anche dal suo passato: la storia di don Luca, infatti, fatta di esperienze lavorative e soprattutto caritative molto radicali, lo ha reso sicuramente un uomo “di mondo”, che ha conosciuto tante storie diverse e che sa orientarsi nelle situazioni concrete della vita e comprendere i contesti e le persone che incontra.
Oggi, il suo percorso ormai concluso di Seminario, lo ha reso anche un uomo “di Dio”, innamorato del Signore, capace di prendersi cura fino in fondo delle persone a lui affidate e di annunciare con gioia e semplicità il Vangelo. A don Luca, dunque, uomo “del mondo” e uomo “di Dio”, vanno i migliori auguri e la nostra preghiera perché possa sempre essere un gioioso annunciatore delle meraviglie del Signore per tutte le persone che lo incontreranno nel suo ministero.
Francesco M. Pachera

 

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