È tempo di destinare l'8x1000
di DON YACOPO TUGNOLO
Non costa niente a noi, sostiene la Chiesa cattolica e le persone che aiuta ogni giorno
di DON YACOPO TUGNOLO *
L’esperienza della Caritas nasce dall’intenzione di superare un’idea di carità che delegava a pochi filantropi e/o ad alcune istituzioni religiose l’attenzione ai poveri. Paolo VI pose con forza la necessità di giungere ad una vera corresponsabilità ecclesiale nell’impegno caritativo, percepito ancora nella seconda metà del Novecento più come “problema privato” che da vivere comunitariamente nelle comunità cristiane.
Per Caritas parlare di testimonianza della carità vuol dire riflettere sull’essere comunità a partire dai poveri, da chi è meno tutelato nei propri diritti. Per questo l’impegno pedagogico della Caritas si fa metodologia d’azione per portare la comunità cristiana e le sue articolazioni territoriali (parrocchie) e personali (gruppi) a prendere coscienza delle situazioni umane di bisogno sapendone leggere le cause, condividere le responsabilità e fornire risposte continuative, adeguate ed impegnative che siano segno di riconoscimento dell’essere comunità cristiana.
Sul solco di questa teoria, sono nate le Opere Segno, la cui essenza è soprattutto educativa. Nasce così l’Emporio della Solidarietà di Chioggia, come frutto del Giubileo della Misericordia del 2015-2016. Un segno concreto di come la Chiesa clodiense manifesti il suo volto di misericordia.
Le offerte di carità raccolte durante il Giubileo, assieme ai consistenti contributi dell’8x1000, oggi a distanza di sette anni permettono di aiutare all’incirca 1200 persone (500 famiglie). Sito nella prima periferia del centro storico, ha come bacino tutto il comune di Chioggia. Questo tramite una ventina di volontari tra il Centro di ascolto alla persona e la distribuzione concreta.
È fondamentale mettersi in ascolto della persona per capire la sua situazione integrale a partire dai bisogni primari: infatti, le Opere Segno rispondono non solo al criterio funzionale, grazie al quale soddisfano determinati tipi di bisogni che, diversamente, rimarrebbero a lungo senza risposta, ma sono anche un “dito puntato” per indicare altro e di più.
Il fine dell’Emporio non è un mero assistenzialismo, ma, anche logisticamente, è una sorta di negozio, dove si è invitati a recarsi almeno due volte al mese, potendo scegliere ciò di cui si ha bisogno. Non solo pasta, olio, pomodoro e tonno, ma la rete intessuta con le società agricole locali, oltre ai supermercati attraverso le eccedenze, permette alla persona di fare “la spesa” domestica, avendo una sorta di educazione alimentare, oltre anche alla cura della persona stessa con prodotti per l’igiene personale e della casa.
Ecco perché le Opere Segno rinviano al movimento periferia-centro, richiamando le comunità sia ecclesiali che civili a prendersi carico concretamente delle situazioni di bisogno individuate; inoltre ricollocano al primo posto la persona come soggetto portatore di risposte; ed infine pongono con forza il bisogno di andare all’origine delle situazioni di povertà, in modo che a tutte le persone siano garantite le opportunità per vivere fino in fondo la propria vita, realizzando il proprio progetto di vita.
La caratteristica finale delle Opere Segno è quella di “scomparire” appena non ve ne è più la necessità: il che è possibile quando le comunità locali attivano le risposte ai bisogni per garantire secondo giustizia ciò che prima veniva offerto per dono. L’augurio è quello di continuare ad essere quel volto di misericordia anche ad intra, oltre che ad extra, seguendo Gesù Maestro di umanità.
* Direttore della Caritas diocesana di Chioggia
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