Don Roberto Petissi, dalla bassa Valtrompia alla riva dell’Adige
Prosegue il nostro viaggio alla scoperta dei 7 nuovi sacerdoti ordinati dal vescovo Giuseppe Zenti il 22 maggio 2021
di DON ROBERTO PETISSI
La ricchezza di una chiamata si assapora nel corso del tempo. Ricordo da bambino frequentando la parrocchia: prendevo come modello i miei sacerdoti che con semplicità mi facevano conoscere Gesù. La loro bontà e umanità fecero maturare in me il desidero di assomigliare e provare ad essere come loro e portando la gioia del battezzato. Sì, nella mia esperienza il sacerdote era sempre gioioso, offriva un sorriso a tutti, perché in lui brillava la fiamma dello Spirito Santo. Mi sono domandato allora: “Come poter vivere in pienezza la mia fede?”. La risposta l’ho trovata nella preghiera e nell’Eucarestia. Credo che la vita di un sacerdote sia radicata su queste due colonne.
Nella mia crescita cristiana, grazie a due genitori splendidi, ho imparato che vivere la fede richiede responsabilità e forza d’animo. Ecco che da giovane chierichetto servivo all’altare con passione, sempre attento e gioioso di servire il Signore. La famiglia è stato il luogo privilegiato in cui la vocazione è cresciuta e si è consolidata. La preghiera, la parrocchia, la carità, il servizio al prossimo sono stati elementi sempre molto presenti in casa. In questi ambiti la mia cara mamma Sandra è stata maestra di vita, persona buona e generosa, amorevole e decisa allo stesso tempo, sempre tesa ad aiutare tutti. Confesso senza vergogna che la sua presenza mi manca in questi giorni di attesa e preparazione; manca soprattutto la gioia con la quale in tutti questi anni ha condiviso con me ogni passo del cammino, soprattutto qui a Verona.
Questa città è ormai diventata a me cara, perché qui ho potuto fare il “salto”, dicendo un “sì” convinto al Signore. Un salto pensato e maturato grazie a sacerdoti che mi vogliono bene e che hanno a cuore il mio futuro. La Congregazione dell’Oratorio di San Filippo Neri di Verona è la casa e il luogo più bello in cui potermi esprimere per come sono e vivere in pienezza la gioia dell’essere cristiani e del sentirsi fratelli. San Filippo mi guidi perché possa essere di esempio per gli altri e poter avvicinare soprattutto tanti giovani che ancora devono comprendere bene il progetto che il Signore ha sulla loro vita. L’esempio però non basta, bisogna agire e pregare per donare tutto di sé.
Donare il proprio tempo per ascoltare, per sanare le ferite dello spirito, per dissipare le incertezze della vita. Qualcuno mi chiede: “Com’è essere ordinati sacerdoti in questo tempo così difficile, con poche persone, senza grandi feste?”. Io rispondo che in fondo la vita è anche questo: se crediamo che Cristo è risorto, crediamo anche che presto torneremo a sorridere, che la morte non spezza i nostri legami umani, che una pandemia non può farci perdere il senso dell’essere battezzati, che in fondo diventare sacerdote oggi è sì una sfida, ma è anche la speranza di poter vedere un futuro rinnovato per la Chiesa. Auguro anche ai miei sei compagni e amici tanta gioia nel loro ministero, e chiedo a tutti una preghiera particolare.
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