Don Giovanni Calabria è santo da vent’anni
Tante iniziative per ricordarlo, tra cui la posa di una statua in marmo opera del maestro Albano Poli
Una festa per la città, nel carisma di san Giovanni Calabria. Si festeggia in questo mese di ottobre il ventesimo anniversario della canonizzazione di san Giovanni Calabria, fondatore delle congregazioni dei Poveri Servi e delle Povere Serve della Divina Provvidenza, i segni della cui presenza sono tuttora espressione di attenzione nei confronti del prossimo bisognoso.
L’Opera don Calabria e la Diocesi scaligera hanno voluto ricordare il religioso dei “buoni fanciulli” con una nuova statua in marmo che raffigura San Giovanni Calabria; troverà sede nella chiesa di San Benedetto al Monte, dove il santo fu rettore dal 1907 al 1912.
Due dei suoi amatissimi fanciulli, la rettoria di San Benedetto al Monte scolpita nel basamento e la chiesa di San Zeno in Monte racchiusa nella nuvola che sorregge le figure.
Non sono dettagli casuali quelli che completano l’insieme della statua in marmo bianco realizzata dal maestro Albano Poli per il ventennale della canonizzazione di san Giovanni Calabria. Ricorrenza che si unisce a quella dei 110 anni dalla benedizione del primo gruppo di “buoni fanciulli” avvenuta la sera del 26 novembre del 1907 “all’Altare della nostra Celeste Madre”, come ricorda una didascalia che don Luigi Pedrollo (sacerdote vicentino che fu braccio destro del Santo e primo casante dell’Opera) volle scrivere a mano e che è ancora oggi visibile a San Benedetto, sotto a un’icona che ritrae il sacerdote veronese. Nella chiesa di vicolo Monte troverà collocazione la scultura, per ora in maniera provvisoria, in attesa del parere definitivo della Commissione di Arte Sacra diocesana e della Sovrintendenza. Nello stesso luogo in cui, lui che proveniva da una famiglia di modeste origini, iniziò a ospitare i primi bambini poveri nella speranza di assicurare loro un futuro migliore.
«L’opera vuole essere un ricordo del periodo straordinario di cinque anni, dal 1907 al 1912, in cui l’esperienza di san Giovanni Calabria si è fatta miracolo della Provvidenza che è scesa dal cielo passando attraverso il cuore dell’uomo», premette il rettore di San Benedetto al Monte, don Carlo Zantedeschi, che le fasi della realizzazione le ha seguite passo dopo passo. Dal 2017 quando, una domenica, nella raccolta aula della chiesa furono i fedeli a decidere insieme di festeggiare l’importante anniversario con la realizzazione di una scultura che fosse il più simile possibile nelle fattezze a quella di San Benedetto, posizionata ai lati dell’altare maggiore e realizzata nel 1777. L’abate di Montecassino emerge dalle nuvole, sulle quali si posa il corvo (che nel romitaggio di Subiaco lo liberò dal pane avvelenato ricevuto in dono da un amico geloso) ed è visibile un angelo che sorregge la mitra. Così nella nuova statua sulla nube non solo poggiano i due fanciulli, ma vengono sottolineate le origini dell’Opera nella rettoria e in San Zeno in Monte, dove si trova la casa madre dell’Istituto dei Poveri Servi della Divina Provvidenza - Buoni Fanciulli e nella cui chiesa è custodito il venerato sepolcro del Santo.
«Quella di San Benedetto è l’unica chiesa veronese di cui don Giovanni Calabria fu rettore. Il giovane prete vi arrivò nel febbraio del 1907 e visitando le famiglie rimase colpito dalla grande povertà che interessava la popolazione e dalla presenza di numerosi orfani abbandonati dei quali incominciò a prendersi cura. A novembre aveva ospitato in canonica già diversi bambini poveri. Un impegno troppo grande per lui e l’anziana madre. Ma si era sparsa la voce e in pochi mesi si radunarono tanti reminghelli, quelli che lui chiamava i suoi “buoni fanciulli”», ricorda ancora don Zantedeschi, ripercorrendo alcune tappe salienti della vita del Santo nato a Verona nel 1873, in vicolo Disciplina. Quando il numero dei piccoli ospiti aumentò, aiutato dall’amico benestante conte Francesco Perez, trovò una sistemazione provvisoria nella zona di San Giovanni in Valle, in vicolo Case Rotte, dove iniziò a germogliare l’Opera.
Alla fine del 1907 si rese necessario un edificio più grande: fu allora che il conte Perez, che aveva seguito il sacerdote prima negli studi e poi nel suo percorso di fede, decise di acquistare da proprietari privati il complesso edilizio del colle di San Zeno in Monte. Desiderando entrare da povero tra i fratelli religiosi, mise in vendita tutti i suoi beni (in particolare le proprietà che possedeva a Zevio avute in eredità dal padre) per sposare la causa dell’assoluta povertà. Restaurò con quanto gli rimaneva la chiesa e gli altri edifici per accogliere, già nel 1908, i “buoni fanciulli” e dare una sede stabile all’Opera.
Quasi ogni giorno don Giovanni Calabria saliva a piedi sul colle per stare con i suoi ragazzi. Lì si stabilì definitivamente quando il Vescovo lo sollevò dall’ufficio di rettore, permettendogli di seguire altri ambiti pastorali: dalle parrocchie all’ecumenismo, dall’assistenza agli ammalati alla formazione dei sacerdoti. «Sul colle morì il 4 dicembre del 1954, all’età di 81 anni, portando con sé il ricordo della straordinaria esperienza fatta negli anni trascorsi a San Benedetto al Monte», conclude don Zantedeschi.
Fu esempio di fede nel Padre celeste e di amore verso i più bisognosi, nei volti dei quali riconosceva le “vive immagini di Gesù”. Finalità della Congregazione, riconosciuta ufficialmente nel 1932 e composta sia da sacerdoti che da fratelli, era – in parallelo a quella delle Povere Serve della Divina Provvidenza riconosciuta venticinque anni dopo – diffondere nel mondo la fede in Dio Padre e la fiducia nella Divina Provvidenza, rivolgendo principalmente l’attenzione nei confronti di orfani, abbandonati, emarginati, ammalati, anziani. Il primo passo fu compiuto nel 1932, quando da Verona i Poveri Servi furono chiamati a intervenire in alcune borgate della periferia di Roma: slancio iniziale che trovò terreno fertile in diverse zone d’Italia, quindi nelle terre dei cinque continenti.
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