Dalla parte dei poveri ma non della povertà
È stata dedicata al tema delle Chiese di fronte alla ricchezza, alla povertà e ai beni della terra la 56ª settimana di formazione estiva del Segretariato attività ecumeniche (Sae) svoltasi ad Assisi con una significativa presenza veronese.
“Dio ha scelto quelli che agli occhi del mondo sono poveri” (Gc 2,5): il versetto tratto dalla Lettera di Giacomo ha accompagnato la ricerca della 56ª settimana di formazione estiva del Segretariato attività ecumeniche (Sae) svoltasi dal 22 al 27 luglio presso il centro congressi “Domus Pacis” di Santa Maria degli Angeli. Una ricerca che, per il secondo anno consecutivo, ha trattato delle “Chiese di fronte alla ricchezza, alla povertà e ai beni della terra”. Due sessioni, quindi, tutte dedicate al rapporto delle Chiese con ricchezza e povertà: su quest’ultima, in modo particolare, si è posto l’accento. Una decisione temeraria e necessaria: due aggettivi che connotano del resto tutto il cammino del Sae nel suo ampio orizzonte ecumenico. Piero Stefani – presidente dell’associazione – ha aperto la settimana di lavori portando i saluti di monsignor Ambrogio Spreafico (presidente della Commissione Cei per l’ecumenismo e il dialogo) e di Marina Zola (presidente della Commissione diocesana di Assisi per l’ecumenismo). Quindi ha introdotto la tematica della sessione ricercando una definizione non banale di ecumenismo ossia «la Chiesa come vorrebbe essere». In questa definizione è presente l’oggi della Chiesa ma anche ciò che ancora le manca e che quindi desidera. Il desiderio di essere ciò che ancora non è. Una Chiesa che percorre un tempo di cammino tra il già e il non ancora tutti da vivere.
Come di consueto, è stata ricca la polifonia di voci provenienti da svariate tradizioni cristiane. Tra le altre ricordiamo la voce avventista di Hanz Gutierrez Salasar (Istituto avventista di cultura biblica di Firenze) e cattolica di Vincent C. Ifeme (delegato per l’ecumenismo della diocesi di San Benedetto del Tronto-Ripatransone-Montalto); nonché Simone Morandini (vicepreside dell’Istituto di studi ecumenici “San Bernardino” di Venezia), Bruno Bignami (Direttore dell’ufficio nazionale dei problemi sociali e del lavoro della Cei) e il prof. Brunetto Salvarani (Facoltà teologica dell’Emila Romagna). Erano presenti inoltre la voce luterana della pastora Eva Guldanova e quelle ortodosse dell’arciprete Sergio Mainoldi e di Ionut Radu (parroco della Chiesa ortodossa romena di Milano). La ricca polifonia, infine, è stata completata da quella valdese del teologo e pastore Paolo Ricca. Tra i relatori che hanno dato spazio anche al dialogo interreligioso ricordiamo la voce ebraica di Amedeo Spagnoletto (Rabbino capo della Comunità ebraica di Firenze) e lo psichiatra ebreo Sandro Ventura che ha guidato le preghiere di accoglienza dello Shabbat.
Ma gli incontri del Sae non sono solo convegni: la vita dell’associazione unisce la teoria della formazione alla prassi – con i laboratori pomeridiani – nonché alla preghiera con le meditazioni bibliche che aprono ogni giornata. Il gruppo liturgico, formato da Alessandro Martinelli (animatore liturgico cattolico), Erica Sfredda (predicatrice valdese), Margherita Bertinat (gruppo Sae di Verona) ed Elda Possamai (gruppo Sae di Torino) ha animato le preghiere mattutine e le celebrazioni quotidiane, dalla Santa Messa al Culto di Santa Cena, a quelle ecumeniche. Il momento di preghiera del vespro ortodosso si è invece tenuto, per il secondo anno consecutivo, presso il santuario di Rivotorto che custodisce al suo interno il Sacro Tugurio, il riparo scelto intorno al 1208 da san Francesco come luogo di dimora per sé e per i suoi primi compagni e che viene definito da molti come “la culla della Fraternità francescana”.
«Quando si entra nella logica dell’incontro – ha affermato Stefani – l’ecumene è l’intero mondo abitato e non solo quello delle Chiese. Allora l’abbraccio tra le persone è più esteso di quello delle Chiese cristiane». Per questo motivo alla 56ª sessione Sae si è dato ampio respiro alla tematica della povertà prendendo in considerazione non solo una dimensione ecclesiale e meramente economica, ma anche relazionale, affettiva, esistenziale e culturale.
Il Segretariato attività ecumeniche si apre anche a linguaggi artistici come il cinema, le danze della tradizione ebraica che hanno aiutato la preghiera durante la celebrazione di accoglienza dello Shabbat, e il teatro come la narrazione-spettacolo di Marco Campedelli che ha portato in scena La passione secondo Giovanni: raccontare la profezia dell’abate Franzoni. Un dialogo poetico tra la passione di Gesù e la passione di Giovanni Franzoni, ma anche un viaggio nell’anima di ogni persona che ritorna sempre al primo amore, quello del Vangelo.
Chi ha partecipato alla settimana di formazione ha potuto abitare le parole “ricchezza” e “povertà” trovandone di riflesso le tracce nelle personali biografie, ha potuto riflettere sulle ricadute che ricchezza e povertà hanno nelle diverse culture, nei vissuti delle Chiese e nei percorsi ecumenici. Percorsi attraversati costantemente dal soffio di una Speranza che non verrà mai meno perché – come diceva il cantautore italiano Fabrizio De Andrè – “dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior”.
(nella foto da sinistra Guido Dotti, della comunità monastica di Bose; Donatella Saroglia, del comitato esecutivo Sae; Eva Guidanova, pastora luterana)
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