«Chiusa la Porta Santa, rimane spalancata quella della misericordia»
Con la chiusura della Porta Santa della basilica di San Pietro è terminato l'Anno Santo straordinario, ma «rimane sempre spalancata per noi la vera porta della misericordia che è il Cuore di Cristo», ha affermato papa Francesco nell'omelia della Messa presieduta con i nuovi cardinali in piazza San Pietro. Al termine ha firmato e consegnato ad alcune persone di diverse categorie e provenienze la lettera apostolica Misericordia et misera che verrà presentata domani.
Piazza San Pietro era gremita di fedeli stamani per la Messa nella solennità di Cristo Re che ha segnato la chiusura dell'Anno Santo straordinario della misericordia. Pochi minuti prima delle 10 papa Francesco ha chiuso la Porta Santa della basilica, prima dell'inizio della concelebrazione con i nuovi cardinali creati ieri. Erano presenti sul sagrato il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella e il Presidente del Consiglio dei ministri, Matteo Renzi, accompagnato dalla consorte Agnese Landini. Nell'omelia il Pontefice ha evidenziato che Cristo manifesta la propria regalità sulla croce «dove sembra più un vinto che un vincitore. La sua regalità è paradossale: il suo trono è la croce; la sua corona è di spine; non ha uno scettro, ma gli viene posta una canna in mano; non porta abiti sontuosi, ma è privato della tunica; non ha anelli luccicanti alle dita, ma le mani trafitte dai chiodi; non possiede un tesoro, ma viene venduto per trenta monete». Tuttavia a poco varrebbe credere che Cristo è il re dell'universo e il centro della storia se non diventa il Signore della vita degli uomini. Per questo il Papa ha presentato le figure di coloro che compaiono nel racconto evangelico sotto la croce: il popolo che sta a vedere ciò che succede, il gruppo di coloro che deridono Gesù e il buon ladrone il quale, guardando Gesù, ha creduto nel suo regno, ha chiesto di essere ricordato e ha sperimentato la misericordia di Dio.
«Dio, appena gliene diamo la possibilità, si ricorda di noi. Egli è pronto a cancellare completamente e per sempre il peccato, perché la sua memoria non registra il male fatto e non tiene sempre conto dei torti subiti, come la nostra. Dio non ha memoria del peccato, ma di noi, di ciascuno di noi, suoi figli amati. E crede che è sempre possibile ricominciare, rialzarsi - ha evidenziato papa Francesco -. Chiediamo anche noi il dono di questa memoria aperta e viva. Chiediamo la grazia di non chiudere mai le porte della riconciliazione e del perdono, ma di saper andare oltre il male e le divergenze, aprendo ogni possibile via di speranza. Come Dio crede in noi stessi, infinitamente al di là dei nostri meriti, così anche noi siamo chiamati a infondere speranza e a dare opportunità agli altri. Perché, anche se si chiude la Porta santa, rimane sempre spalancata per noi la vera porta della misericordia, che è il Cuore di Cristo. Dal costato squarciato del Risorto scaturiscono fino alla fine dei tempi la misericordia, la consolazione e la speranza.
Tanti pellegrini hanno varcato le Porte sante e fuori del fragore delle cronache hanno gustato la grande bontà del Signore. Ringraziamo per questo e ricordiamoci che siamo stati investiti di misericordia per rivestirci di sentimenti di misericordia, per diventare noi pure strumenti di misericordia».
Durante la preghiera universale si è pregato per i nuovi cardinali, perché siano pastori secondo il cuore di Dio e offrano generosamente la vita per la salvezza dei fratelli.
Prima della recita dell'Angelus, il Santo Padre ha salutato il Presidente della Repubblica e ha ringraziato i responsabili del governo italiano e le altre istituzioni per la collaborazione e l'impegno manifestati nell'anno giubilare, le forze dell’ordine, gli operatori dei servizi di accoglienza, di informazione, sanitari e i volontari di ogni età e provenienza. «Ringrazio in modo particolare il Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, il suo Presidente e coloro che hanno cooperato nelle diverse sue articolazioni», ha affermato il Santo Padre, aggiungendo il proprio ricordo per «tante persone anziane e malate, che hanno incessantemente pregato, offrendo anche le loro sofferenze per il Giubileo. In modo speciale vorrei ringraziare le monache di clausura, alla vigilia della Giornata Pro Orantibus che si celebrerà domani».
Al termine della celebrazione, papa Francesco ha firmato la Lettera Apostolica Misericordia et misera indirizzata a tutta la Chiesa per continuare a vivere la misericordia sperimentata durante l'intero Giubileo straordinario. Un testo che ha consegnato personalmente ad alcune persone, in rappresentanza del Popolo di Dio: il card. Luis Antonio Tagle, Arcivescovo di Manila; Mons. Leo William Cushley, Arcivescovo di Saint Andrews ed Edimburgo; due sacerdoti Missionari della Misericordia, provenienti rispettivamente dalla Repubblica Democratica del Congo e dal Brasile; un diacono permanente della Diocesi di Roma, insieme alla sua famiglia; due suore, provenienti rispettivamente dal Messico e dalla Corea del Sud; una famiglia composta da genitori, figli e nonni originari degli Stati Uniti d’America; una coppia di giovani fidanzati; due mamme catechiste di una Parrocchia di Roma; una persona con disabilità e una persona malata.