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Chiamati ad essere testimoni di speranza

di BEATRICE CASTIONI
Don Leonardo Addis ha presieduto la sua prima Messa da prete novello 

Chiamati ad essere testimoni di speranza

di BEATRICE CASTIONI
Dossobuono in festa per la prima Messa di don Leonardo Addis, svoltasi domenica 8 settembre nella chiesa di Santa Maria Maddalena, tra parenti commossi e un’aria carica di aspettative. 
Don Leonardo, nato a Verona il 25 luglio 1998, dopo aver conseguito la maturità classica al liceo “Agli Angeli” è entrato in Casa San Giovanni Battista (la comunità propedeutica al Seminario maggiore) ed è stato ordinato diacono il 16 aprile 2023, svolgendo il suo ministero nelle parrocchie di Quinto, Poiano e Marzana. È inoltre assistente diocesano dell’Acr (Azione Cattolica ragazzi). Ad accoglierlo davanti alla chiesa di Dossobuono tutto il corpo bandistico locale e una folla di amici e fedeli, che si sono spesi anche nell’organizzazione di un rinfresco post-celebrazione per prolungare la mattinata di festa. 
Un percorso di maturazione, studio ed esperienze vissute quello di Addis, percepibile dall’emozione palpabile dei fratelli Giacomo e Giovanni e della nonna, seduti nelle prime file dei banchi, che durante il momento di scambiarsi un segno di pace hanno abbracciato Leonardo per dimostrargli quanto fossero orgogliosi di lui e della sua vocazione. Dopo un commento scherzoso sul caldo, dovuto alla temperatura ma anche all’agitazione del momento, don Leonardo ha raccontato il momento in cui tutto è iniziato: «Una delle prime cose che mi sono state chieste quando ho cominciato il Seminario è stata l’atto di battesimo. Per questo è importante per me raccoglierci un momento al fonte battesimale per ricordare quell’essere fratelli e sorelle, ricoperti dallo Spirito Santo. Voglio farne memoria, ricordare che ogni cosa parte proprio dal contatto con il fonte battesimale». La forza di spirito e la saggezza nelle parole di don Addis, seppure molto giovane, hanno colpito anche il sindaco di Villafranca Roberto Dall’Oca, che ha preso la parola per complimentarsi con lui per la scelta fatta a soli 19 anni, dimostrando di avere le idee molto chiare sul suo ruolo nel mondo: «C’è tanto bisogno di giovani convinti di quello che fanno e con un obiettivo ben chiaro; fare il prete oggi non è semplice, ma è grazie alle nuove leve che i ragazzi si stanno riavvicinando alla Chiesa, riscoprendo un punto di riferimento importante per la loro crescita. Leggo in Leonardo tanta maturità e disponibilità in questo». 
Addis conferma che per lui i giovani sono importantissimi e che instaurare un rapporto sincero con loro dà molta soddisfazione; da assistente diocesano dell’Acr cerca infatti di creare occasioni di incontro e confronto per le nuove generazioni, la società del domani. 
Dopo aver ringraziato, tra gli altri, don Andrea Mascalzoni, che ha seguito il suo percorso religioso da quando frequentava le scuole medie, ha esortato i presenti a concentrarsi sul concetto di speranza, prendendo spunto da papa Francesco che esorta spesso a non smarrirla mai: «Desidero confrontarmi con la promessa racchiusa nella parola “speranza”. Di un futuro promettente, bello, non semplice ma significativo. La speranza nasce e rinasce quando qualcuno si accorge di noi, guardandoci con gli occhi dell’anima; quando qualcuno aiuta noi e chi ci sta accanto, quando i gemiti di un popolo lasciato solo vengono finalmente ascoltati: è qui che rinasciamo. La speranza poi comincia a prenderci quando scegliamo di abitare i posti della nostra lontananza, ovvero i luoghi remoti dove abbiamo scelto di rifugiarci, lontani da tutti. Il nostro essere marginali e in disparte ci rende però protagonisti quando troviamo una mano tesa che senza timore viene a farci visita, compiendo il miracolo della salvezza. Infine la speranza diventa la nostra “bacchetta da trekking”, ci sorregge lungo il percorso accidentato della vita quando scopriamo che il prossimo è in grado di compiere gesti inediti, di pronunciare parole incoraggianti per noi. Questo credere in noi ci abilita a fare poi lo stesso con chi incontriamo sulla nostra strada».

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