Aperto il Cammino sinodale diocesano
di ANDREA ACCORDINI
Con la Messa presieduta dal Vescovo in Cattedrale è iniziato il processo voluto dal Santo Padre, che si concluderà nel 2025
di ANDREA ACCORDINI
Non solo un Sinodo, ma un «processo di sinodalità» per la Chiesa universale voluto dal Santo Padre, che possa predisporre «una vera conversione del cuore», utile alla «rigenerazione delle nostre comunità cristiane e della stessa società». Così il vescovo Giuseppe Zenti ha presentato il Cammino sinodale diocesano, ufficialmente aperto domenica 17 ottobre, con una celebrazione eucaristica all’interno della Cattedrale di Santa Maria Matricolare. Sarà un processo lungo – si concluderà nel 2025 secondo i tempi dettati dalla Cei – ma, allo stesso tempo, necessario per tornare a vivere nel dopo pandemia, che «ha avuto l’effetto di una bufera violenta e interminabile che ha sradicato antiche e consolidate attività pastorali». Non solo, perché il Cammino sinodale vuole essere un modo per abitare quel “cambiamento d’epoca” che papa Francesco ha tante volte descritto nelle sue omelie, un modo per ricucire lo strappo e le distanze tra le forme in cui viviamo la fede e l’esperienza della vita, che oggi sembrano divergere.
Una ricerca di senso nuovo nelle comunità, insomma, che inizia con una prima fase di ascolto di tutto il popolo di Dio. «Ciò richiede in primo luogo di porsi, personalmente e insieme, in ascolto di Dio con la preghiera e con la lectio divina della sua Parola – ha spiegato mons. Zenti –. In tal modo si radica in noi l’attitudine ad un ascolto del fratello e della sorella come prosecuzione dell’ascolto della voce di Dio». Di qui si passerà poi alla tappa successiva: quella sapienziale del discernimento, che è «dono dello Spirito. E perciò va implorato nella preghiera». Infine ci sarà una terza fase “profetica” in cui la Chiesa – sulla base di quanto vissuto – sarà chiamata ad assumere scelte e traiettorie per i prossimi anni.
Nella Diocesi di San Zeno, protagoniste di questo processo saranno soprattutto le unità pastorali, i cui delegati (nuovi membri del Consiglio pastorale diocesano) erano presenti alla Messa e hanno ricevuto dal Vescovo una speciale benedizione, assieme ai referenti diocesani del Sinodo, mons. Alessandro Bonetti, Rossana Barbirato e Domenico Rossignoli. «L’intera liturgia è stata pensata per mettere in luce le differenti ministerialità che animano la celebrazione eucaristica, che sono poi l’immagine della varietà del Popolo di Dio» spiega don Carlo Dalla Verde, direttore dell’Ufficio liturgico diocesano. Assieme alla preghiera dei fedeli recitata a più voci, momenti particolarmente significativi sono stati l’invocazione dello Spirito Santo con il rito del lucernario (con l’accensione graduale delle candele sull’altare) e la vestizione del Vescovo con la casula del Sinodo portata dai delegati diocesani. Il gesto è stato accompagnato dal canto della preghiera che il sacerdote può recitare durante la vestizione prima della Messa (Dómine, qui dixísti: Jugum meum suáve est.../ Signore, che hai detto: il mio giogo è dolce...). «Con questo gesto, il Vescovo indossando la casula ha assunto il “giogo dolce” di tutta la Chiesa di cui è Pastore» spiega Dalla Verde. «L’immagine di riferimento è quella della tunica di Cristo tessuta tutta d’un pezzo, che è il corpo della Chiesa».
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