Una casa per i senzatetto che ne hanno più bisogno
A Cadidavid apre domenica 24 novembre una struttura pensata per loro, grazie all'innovativo accordo tra Caritas diocesana, Comune di Verona e Pia Opera Ciccarelli
Se un senzatetto si ammala, dove va? Di notte può stare nei dormitori, certo; di giorno, invece? È confinato sulla strada. Così nella stagione fredda anche una banale influenza può compromettere la salute di chi non ha una casa. Da oggi non più: nasce per la prima volta a Verona una struttura pensata per accogliere 24 persone in situazioni di disagio, bisognose di temporanee cure sanitarie. Grazie a un innovativo accordo fra Caritas Diocesana, Fondazione Pia Opera Ciccarelli e Comune di Verona, la struttura aprirà questa domenica a Cadidavid. Un segno concreto di solidarietà verso gli emarginati della nostra città.
Un approdo sicuro dalla solidarietà dei veronesi
Caritas, Comune e Pia Opera Ciccarelli: alloggi per chi è in grave difficoltà
Essere dimessi dall’ospedale ma non avere nessun posto per trascorrere la convalescenza. Oppure ritrovarsi in strada tutto il giorno con l’influenza, in attesa di entrare in un ricovero notturno. Situazioni di disagio che per le persone senzatetto o in condizioni di grave emarginazione sociale rischiano di trasformarsi in serie minacce per la salute. Ora non più: dal 24 novembre al 31 marzo sarà operativo a Cadidavid, in via Corbella 12/a, un alloggio da 24 posti letto, pensato proprio per colmare questa mancanza.
È una firma storica quella apposta nei giorni scorsi in Vescovado dai tre promotori dell’iniziativa che hanno sottoscritto il protocollo d’intesa: Caritas Diocesana, Fondazione Pia Opera Ciccarelli e Comune di Verona. Per la prima volta a Verona nasce così una struttura di assistenza dedicata a chi non ha una casa e necessita di assistenza sanitaria o semplicemente di un luogo caldo dove potersi rimettere in sesto dopo una malattia. Sarà aperta ogni giorno, 24 ore su 24, grazie alla collaborazione fra queste tre realtà.
«Era un sogno che come Caritas coltivavamo da anni – riconosce monsignor Giuliano Ceschi, dal 2007 direttore della Caritas di Lungadige Matteotti –. Sarà uno spazio complementare ai dormitori già esistenti, che per natura sono luoghi “dormi e fuggi”, in cui si resta per la notte e poi si va via: qui invece ci saranno posti per la breve degenza di persone in disagio che non sanno dove andare. Finora bastava una disabilità temporanea, come una gamba ingessata o la dimissione dall’ospedale, per metterci in crisi e non sapere dove collocare questo tipo di richieste: adesso abbiamo un fiore all’occhiello. Finita l’emergenza freddo, vedremo come sarà andata l’esperienza e cosa succederà poi».
A occuparsi dell’aspetto sanitario, mettendo a disposizione propri operatori, e a fornire i pasti caldi agli accolti sarà la Fondazione Pia Opera Ciccarelli. «Per noi questa è una sfida interessante e grazie alla competenza di Caritas sapremo creare un ambiente di lavoro sicuro, formando al meglio il gruppo di 8 professionisti che si alterneranno nella struttura», afferma Elisabetta Elio, direttore generale della Pia Opera, affiancata da Domenico Marte, direttore dei servizi. Hanno dato la propria disponibilità al progetto infermieri e operatori socio-sanitari che già lavorano al Centro residenziale “Berto Barbarani” di Borgo Roma, specializzato nell’accoglienza di disabili gravi; saranno impiegati anche quelli che operano in questa zona della città con i servizi di assistenza domiciliare. «Le ore in più di attività saranno ovviamente compensate e ci auguriamo che da questa nuova esperienza ne possano nascere altre in futuro», è l’auspicio. La vocazione alla solidarietà sociale è un tratto distintivo della Fondazione nata a San Giovanni Lupatoto, come ha ricordato il presidente, mons. Cristiano Falchetto. «La passione civica attiva che ci ha tramandato mons. Ciccarelli è la stessa ci spinge a dare nuove risposte ai bisogni del territorio – sottolinea –. Abbiamo voluto metterci in campo e promuovere insieme l’esperimento di un nuovo modello di aiuto, sfruttando un tratto tipico della veronesità, cioè quello del fare».
L’alloggio che aprirà i battenti questa domenica è composto da camere doppie e triple, tutte con bagno interno. «Il filtro d’accesso spetterà ai servizi sociali del Comune di Verona, in sinergia con noi e la Pia Opera, che garantirà le cure sanitarie necessarie – precisa Marco Zampese, direttore del Samaritano, cooperativa sociale della Caritas veronese –. I quattro operatori diurni e quelli notturni di Caritas saranno impegnati nell’accoglienza e nell’orientamento dei soggetti vulnerabili, agendo nel rispetto della dignità della persona; stiamo inoltre reclutando nuovi volontari per coprire i turni notturni e festivi e per proporre delle attività aggiuntive, utili ad abbattere le barriere del pregiudizio».
Il Comune, da parte sua, ha messo a disposizione l’immobile, che in precedenza era stato usato per l’accoglienza di anziani. «Questo progetto pilota ci permette di affermare ancora una volta quella che è l’anima della nostra città: solidale e attenta alle persone in difficoltà, molto lontana da certe polemiche strumentali che abbiamo visto nell’ultimo periodo – commenta il sindaco Federico Sboarina –. Alle etichette strumentali contrapponiamo la sostanza, come il gesto di rinuncia dei biglietti omaggio degli spettacoli areniani destinati all’amministrazione comunale: un tempo venivano dati agli amici degli amici, ora finiscono direttamente sul capitolo di bilancio per le nuove povertà, che ci ha permesso di raccogliere solo quest’anno 267mila euro».
Concorde col primo cittadino pure il vescovo mons. Giuseppe Zenti. «Verona è uscita sfregiata dal “caso Balotelli” di qualche settimana fa – riconosce –. Invece iniziative come questa affermano il vero volto solidale della città e prospettano un futuro interessante: solo facendo sistema le fragilità possono essere accolte e non abbandonate».
Adriana Vallisari
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In tutto 229 posti letto in varie strutture di accoglienza in città
«Quello di Cadidavid non è il classico dormitorio, bensì un progetto innovativo che risolve la questione di dare supporto a persone in difficoltà, senza fissa dimora, sotto l’aspetto sanitario – commenta l’assessore ai Servizi sociali Stefano Bertacco –. Grazie alla triangolazione fra ente pubblico, ente religioso e privato sociale possiamo agire in modo mirato e raggiungere l’obiettivo condiviso di dare aiuto anche diurno a queste persone, consentendo loro di trovare un pasto caldo e di fermarsi nella struttura finché non saranno guarite».
Lunedì 25 novembre, con una settimana d’anticipo rispetto al 2018, scatterà l’accoglienza invernale “ordinaria” nei dormitori. «Per l’emergenza freddo possiamo contare su una rete consolidata, grazie alla collaborazione con le associazioni che da anni si occupano di marginalità sociale – prosegue l’assessore –. Siamo pronti a partire e anche a prorogare il termine dopo il 31 marzo se le condizioni meteo dovessero essere sfavorevoli».
In tutto sono 229 i posti letto allestiti nelle varie strutture: 209 riservati a uomini, 20 a donne. L’ospitalità sarà gestita dallo Sportello unico Accoglienza, che invierà le persone bisognose alle diverse realtà. Per gli utenti maschi ci sono 60 posti al Samaritano e 62 all’asilo notturno Camploy, più 87 brande attrezzate in differenti punti della città: 20 letti al dormitorio di via Spagnolo, altrettanti nella struttura di San Zeno in Monte, gestita dall’associazione Casa Nostra, tre posti messi a disposizione al Saval, in collaborazione con la Caritas, e 20 letti alla Casa Bertoni del Centro cooperazione giovanile internazionale. A questi si aggiungono ora i 24 letti di via Corbella a Cadidavid.
Per l’utenza femminile sono confermati i 10 posti dell’asilo notturno di via Molise, oltre a ulteriori 8 posti nel dormitorio di via Nassar e a 2 in quello di via Pigna. A tutte le persone ospiti degli asili notturni sarà fornita la cena. Fuori proseguirà l’attività dell’Unità di strada e della Ronda della Carità.
«Al momento abbiamo 150 persone, soprattutto maschi, che di notte dormono in giro per la città; d’estate aumentano, perché col caldo è più facile restare all’aperto e in riva all’Adige arrivano senzatetto dalle città limitrofe – conclude Bertacco –. Il nostro sistema di aiuto è capillare, perciò siamo tranquilli; purtroppo c’è una piccola quota di irriducibili che non vuole accettare alcuna forma di accoglienza, ma quello è un dato ormai fisiologico». [A. Val.]
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