Testimoniare ai giovani la solidarietà
di FRANCESCO OLIBONI
Tra i giovani per testimoniare la loro solidarietà
di FRANCESCO OLIBONI
“La Caritas Italiana è l’organismo pastorale costituito dalla Cei al fine di promuovere, anche in collaborazione con altri organismi, la testimonianza della carità della comunità ecclesiale italiana […]”. Il primo punto dello statuto Caritas non lascia dubbi ad interpretazioni: si parla di testimonianza della carità nella comunità. Testimonianza che può avvenire con azioni concrete, ma anche con veri e propri momenti di racconto ed esposizione per gruppi organizzati, nelle parrocchie, al catechismo e anche nelle scuole.
Questo perché le nuove generazioni rappresentano il futuro della società e uno dei cardini anche di Caritas diocesana veronese è la formazione negli istituti del territorio, da quelli d’infanzia alle superiori, con l’intento di aiutare ragazzi e ragazze a toccare i “grandi temi” del tempo attuale. Argomenti indispensabili per la formazione di bambini e giovani che provano a crearsi idee, opinioni e posizioni, ma anche superare certe paure legate perlopiù a stereotipi e pregiudizi.
Ecco quindi che, attraverso giochi di ruolo, laboratori, attività ludiche, testimonianze vive e momenti di condivisione vera, si prova ad approfondire, fornire informazioni, proporre nuovi punti di vista o prospettive su tematiche legate alla povertà, al carcere, all’immigrazione, alla grave marginalità, alle disuguaglianze.
«È fondamentale – spiega Ilaria Baldin, dell’area giovani di Caritas Verona – che le nuove generazioni incontrino i grandi temi del nostro tempo, con lo stile Caritas. Questo perché sono tantissimi i progetti attivati dalla nostra Caritas e sono tutti accomunati dalla certezza che portarli all’incontro con le nuove generazioni sia una ricchezza da non perdere. Lavorare all’interno delle classi rimane un palco privilegiato per incontrare storie e opinioni delle nuove generazioni, ma anche per sedersi e scambiare informazioni che spesso, nella frenesia della società, non vengono ricercate. L’investimento nella promozione e formazione, oltre a rappresentare uno degli aspetti fondanti di Caritas, permette di creare realmente una cittadinanza attiva e presente nei problemi del nostro tempo».
In questo periodo quaresimale Caritas diocesana veronese sta incontrando molti giovani ed adolescenti nelle parrocchie di tutto il territorio diocesano, ma anche le scuole non si sottraggono a questa opportunità: «Ci chiedono interventi sulle nuove povertà – continua l’operatrice –, testimonianze sul mondo dell’immigrazione, anche legate a quello che sta accadendo vicino a noi in questo periodo. Ma anche temi come il carcere e la giustizia riparativa, le disuguaglianze, l’accoglienza dei senzatetto, i progetti sul territorio, come gli empori della solidarietà. Chiaro che ciascun incontro ha ancora più valore, quando persone che hanno vissuto sulla loro pelle determinate esperienze legate a profonde difficoltà si raccontano, aprono il loro cuore e spesso rivolgono ai giovani accorati appelli a non commettere i loro stessi errori.
Non si tratta ovviamente di voler mettere in vetrina le povertà altrui, ma di far capire alle nuove generazioni che i poveri non sono lontani, possono anche vivere nella porta accanto e le persone che desiderano raccontarsi lo fanno con gioia, in un percorso condiviso e sempre nel rispetto della dignità di ciascuno». Una delle attività più riuscite degli ultimi tempi e che si ripete ormai da parecchi anni, è quella con il liceo E. Medi di Villafranca di Verona, come ci spiega la prof.ssa Elena Colesbi, l’insegnante di religione che ha ideato questa iniziativa e che ancora oggi la porta avanti con grande entusiasmo: «Si tratta di una collaborazione nata nel 2014 con l’organizzazione delle “Settimane di servizio e convivenza”, che univano l’esperienza di vita assieme degli alunni, al servizio quotidiano presso le sedi e i servizi di Caritas. Dopo la pausa di un anno dovuta all’emergenza Covid, dallo scorso anno è stata ripensata la proposta. Caritas è entrata a scuola attraverso l’organizzazione di settimane full immersion, in cui gli studenti hanno potuto partecipare a laboratori tematici e di approfondimento legati a diverse tematiche: la povertà, la giustizia riparativa, la grave marginalità adulta e giovanile, l’immigrazione.
Si tratta di incontri che vogliono favorire una riflessione, promuovere il dialogo e che coinvolgono gli studenti attraverso lavori di gruppo, testimonianze, filmati, dibattiti, storie vere. Quest’anno hanno partecipato tre classi quinte, di indirizzi diversi, Scienze umane ed Economico-sociale, per un totale di 66 studenti, e mi sento di dire che è stato un grande successo, tanto che stiamo già pensando di estenderla l’anno prossimo a tutte le quinte, magari in forma ridotta e in diversi momenti dell’anno, ma si tratta davvero di un’esperienza che consiglio a tutti i miei colleghi anche di altre scuole». Per gli alunni è stata anche l’occasione di incontrare due giovani che stanno svolgendo il Servizio civile universale in Caritas Verona, una possibile scelta di vita dopo la maturità: «Mi sento di dire – continua la prof.ssa Colesbi – che tutte le giornate e gli incontri hanno entusiasmato i ragazzi.
Nel mondo scolastico, oggi più che mai c’è bisogno di esperienze così: meno parole e più vita! Stiamo parlando di educare dal punto di vista emotivo, un aspetto che spesso manca e va a completare tutto ciò che si impara a scuola. Alla fine delle due settimane con Caritas diocesana, i miei studenti mi hanno detto: “Abbiamo finalmente incontrato persone che fanno il loro lavoro con passione”, cosa possono chiedere di più? I nostri ragazzi d’oggi hanno davvero bisogno di testimoni».
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