Piccole e insidiose: ecco come salvarsi dalle zecche
di MARTA BICEGO
Proliferano in prati e boschi, complici le alte temperature
di MARTA BICEGO
Hanno un morso pressoché indolore, ma che può provocare alcune patologie – per esempio l’encefalite o Tbe, la malattia di Lyme, la rickettsiosi – per fortuna tutte curabili.
Le ultime settimane sono state caratterizzate da un proliferare di zecche. Dalle colline fino alle pendici del Carega, ignari escursionisti – dopo aver trascorso una giornata all’aperto – hanno fatto ritorno a casa in compagnia dei poco graditi ospiti. L’habitat preferito di questi parassiti è rappresentato da luoghi ricchi di vegetazione erbosa e arbustiva, con preferenze ambientali che dipendono dalla specie. La zecca dei boschi prospera ad esempio in presenza di un clima fresco e umido, mentre quella del cane frequenta maggiormente le zone a clima caldo e asciutto oppure si insinua laddove la vegetazione è più rada. Inoltre, stalle, ricoveri di animali e pascoli sono tra gli ambienti preferiti da questi artropodi, appartenenti all’ordine degli Ixodidi. Vivono nascosti tra erbe e cespugli e, captata la presenza di un possibile ospite, vi si attaccano con il loro rostro per nutrirsi di sangue.
Da qui alcune precauzioni da seguire, per ridurre in maniera significativa la possibilità di venire a contatto con le zecche o almeno per individuarle rapidamente, prima che possano trasmettere una malattia. In generale, è consigliato innanzitutto indossare abiti chiari, perché ne rendono più facile l’individuazione; coprire le estremità, soprattutto inferiori, con calze chiare (meglio stivali), pantaloni lunghi e preferibilmente un cappello. È poi opportuno evitare di strusciare l’erba lungo il margine dei sentieri e di addentrarsi nelle zone in cui l’erba è alta. Al termine di una camminata, meglio effettuare un attento esame visivo e tattile sia della pelle che degli indumenti, spazzolandoli prima di rincasare. Tendono a localizzarsi preferibilmente sulla testa, sul collo, dietro le ginocchia e sui fianchi. Ma non risparmiano nemmeno gli animali domestici, in particolare i cani, che vanno trattati con appositi prodotti, anche prima di ogni passeggiata.
Se le precauzioni non sono state efficaci, e si è stati punti, le zecche vanno rimosse con prontezza: la probabilità di contrarre un’infezione è direttamente proporzionale alla durata della permanenza del parassita sull’ospite. Con mani protette da guanti, possono essere estratte usando una pinzetta a punte sottili, da maneggiare con delicatezza, per evitare di schiacciare il corpo del parassita. Dopo la rimozione, disinfettare la zona, evitando disinfettanti che colorano la cute, come la tintura di iodio. L’area della puntura deve essere tenuta sotto stretta osservazione, rivolgendosi al medico curante in caso di alone rossastro che tende ad allargarsi oppure febbre, mal di testa, debolezza, dolori alle articolazioni, ingrossamento dei linfonodi. In una nota della Direzione prevenzione della Regione, è indicato inoltre di conservare la zecca in una boccetta con alcol al 70 per cento per una successiva identificazione morfologica ed eventuale isolamento di patogeni, in caso di comparsa di sintomi per poter ricevere cure mirate e medicine specifiche.
Dal 2019 la Regione garantisce gratuitamente la vaccinazione anti-encefalite da zecche ai soggetti appartenenti ad alcune categorie a rischio, quali volontari del soccorso alpino e volontari della protezione civile. Nelle zone a moderata e bassa endemia, il vaccino è reso disponibile ad un prezzo agevolato di 25 euro a dose.
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