Per i giovani più fragili un aiuto a spiccare il volo
Chi rischia di perdersi e chi ha troppa zavorra sulle spalle
Disorientati, in stallo, soli. È il ritratto delle nuove generazioni. Ragazzi tra i 16 e i 25 anni (e più) che faticano a raggiungere l'indipendenza: trovare un lavoro dignitoso, uscire finalmente di casa, realizzare il proprio progetto di vita. Un percorso che in Italia è più difficile che altrove e si compie intorno ai trent'anni. Per aiutare concretamente i neo-maggiorenni, a Verona è partito in via sperimentale un progetto che punta a far crescere le competenze e a dare degli strumenti per favorire l'autonomia. A tutti con uno sportello dedicato; ai più fragili (in uscita da comunità o affidi) con strutture e percorsi mirati. Con la Caritas in prima fila.
Giovani, carini, disorientati: un aiuto per costruirsi una vita
Sportello per una generazione che rischia di perdersi o non partire mai
Giovani e disorientati. Grazie alla tecnologia le nuove generazioni hanno tutto il mondo a portata di mano, ma arrancano nel trovare la propria strada, immerse in un presente fatto di mille stimoli e poche certezze. La flessibilità nel lavoro spesso fa rima con precarietà; il titolo di studio non è più garanzia di occupazione automatica, così c’è chi lascia anzitempo i banchi di scuola, pur non sapendo come se la caverà.
Se le precedenti generazioni seguivano un percorso tutto sommato lineare, con passaggi definiti a scandire le varie epoche della vita – scuola, lavoro, famiglia e, un giorno, l’agognata pensione – così non è per i giovani di oggi. Tutto è più complicato, tanto che persino i genitori spesso non sanno cosa consigliare, travolti anch’essi da un cambiamento che non sono attrezzati a fronteggiare.
I giovanissimi navigano a vista e annaspano per trovare un isolotto saldo su cui costruire la propria identità. Tolti quelli che hanno un obiettivo chiaro in testa, molti hanno difficoltà a orientarsi, a realizzare se stessi e a guadagnare un’autonomia di vita. Il lavoro, una casa e tutto ciò che consente di diventare finalmente adulti e indipendenti. Una realizzazione che in Italia è ben più complicata da conquistare che altrove: i giovani lasciano il tetto dei genitori intorno ai 30 anni, dicono le statistiche. E non perché siano tutti dei bamboccioni, beninteso. C’entrano le retribuzioni crollate a precipizio negli ultimi decenni, l’impresa di mantenersi da soli con stipendi da mille euro o poco meno, la precarizzazione della vita… Per chi non ha una famiglia alle spalle, poi, la strada è tutta in salita.
«Liquidarli come svogliati è ingiusto: la realtà è che oggi i giovani sono in stallo; pur bombardati di informazioni, hanno pochi punti di riferimento certi – fotografa la situazione Ilaria Andreasi, educatrice di Energie sociali, cooperativa attiva nei settori delle politiche giovanili, tutela minori, accompagnamento lavorativo e housing sociale –. Quando li incontriamo, le prime domande che rivolgiamo loro sono: “Cosa ti piacerebbe fare? In quali progetti ti vedi coinvolto fra dieci anni?” e loro faticano a dare una risposta».
Neo-maggiorenni soli e confusi
C’è però chi lancia un salvagente in queste acque agitate e prova a dare delle risposte a livello locale. Parte da Verona un’iniziativa sperimentale che punta ad affiancare i giovani dai 16 ai 25 anni che vogliono raggiungere l’indipendenza personale, lavorativa e abitativa. Si chiama “Fidati: neo-maggiorenni verso l’autonomia” ed è un progetto partito dal Comune scaligero in collaborazione con l’associazione Agevolando, la cooperativa Energie sociali, l’Istituto Don Calabria-Casa San Benedetto e la Caritas diocesana, attraverso la cooperativa Il Samaritano.
Grazie a un finanziamento della Fondazione Cariverona, nella cornice di questo progetto la scorsa settimana ha aperto i battenti uno sportello dedicato agli over 16, negli spazi della Promozione Lavoro del Comune (ingresso da via Ponte Aleardi 15 o da via Macello 5). È accessibile il martedì dalle 14 alle 17 (su appuntamento) e il venerdì dalle 9.30 alle 12.30; ci si può mettere in contatto con gli operatori inviando un messaggio al numero 329.7243143 (anche via Whatsapp). L’idea è calamitare giovani col passaparola e aiutarli a trovare il proprio progetto di vita.
Un’autonomia tutta da guadagnare
Come si apre un conto corrente? Da che parte iniziare a leggere un contratto d’affitto? In che modo affrontare un colloquio di lavoro in maniera efficace? «Forniamo l’abc su queste materie, tutte legate alla dimensione dell’autonomia: lavoro, casa, formazione, gestione del denaro, salute, documenti; funzioniamo come una specie di specchio in cui i giovani possono guardarsi e definire meglio ciò che vogliono diventare», spiega Alberto Modenese, operatore della cooperativa Energie Sociali, che ha in gestione diretta il neonato sportello.
Qui, in modo gratuito, si ricevono informazioni generali e pure un accompagnamento più mirato, tagliato sulle esigenze di chi si siede dall’altra parte del tavolo, incentivandone la collaborazione. «Ci sono ragazzi che hanno lasciato la scuola dopo le medie e hanno bisogno di seguire dei corsi di formazione gratuiti professionalizzanti, oppure “neet” (cioè giovani che non studiano, né lavorano) che devono essere spronati a trovare un obiettivo e programmarlo, impegnandosi a rispettarlo – dicono dalla cooperativa –. Ma incontriamo anche laureati che guadagnano 800 euro al mese e vorrebbero vivere da soli: li dirottiamo su formule intermedie, come il co-housing, che consente loro di vivere con altre persone in una casa, pagando una quota contenuta per l’affitto e le utenze, partecipando in cambio ad attività di volontariato».
Da giugno ad agosto, inoltre, si terranno dei laboratori specifici per l’autonomia (programma e iscrizioni sul sito www.energiesociali.it). «Con delle attività di gruppo svilupperemo insieme le life skills, ossia le competenze per la vita, potenziando le capacità di relazione e di gestione dei conflitti, delle emozioni e dello stress, aumentando la consapevolezza di sé – anticipa Andreasi –. Punteremo molto sul fare esperienza: è la parte che a loro più manca e li rende meno aderenti alla realtà».
Una risposta per chi esce dalle comunità
Il progetto “Fidati” ha poi una parte nascosta al pubblico, nata per aiutare i giovani in uscita da comunità residenziali, famiglie affidatarie o con vissuti difficili alle spalle, che allo scoccare dei 18 anni rischiano di diventare degli invisibili. Per loro sono previsti dei percorsi di accompagnamento educativo, oltre che servizi di supporto psicologico, spazi di ascolto e incontri di auto-aiuto fra pari. Tra gli interventi in programma, si agirà pure sulla formazione degli assistenti sociali, per dare delle competenze aggiuntive a chi si occupa di minori che stanno per diventare maggiorenni.
Uniti in questo compito ci sono la cooperativa Il Samaritano della Caritas veronese, l’Istituto Don Calabria-Casa San Benedetto ed Energie sociali. «Con questo progetto integriamo il sistema di servizi che il Comune ha messo in campo negli ultimi anni per supportare i giovani nel loro percorso verso l’autonomia – commenta l’assessore ai Servizi sociali Stefano Bertacco –. Grazie alla collaborazione col terzo settore è stato creato un sistema di accoglienze abitative diversificato per i giovani e sono state messe in rete una serie di risorse per favorire la loro crescita e prevenire forme di marginalità».
Adriana Vallisari
Qui i ragazzi più fragili riacquistano l’autonomia
Il progetto del Samaritano (Caritas) a Corte Melegano
“Tra il dire e il fare c’è di mezzo lo stare”. È questo il motto che gira come un ritornello da un operatore all’altro del Samaritano, la cooperativa sociale della Caritas diocesana che si occupa degli ultimi: poveri, senza tetto, migranti, giovani in difficoltà. «La strada la fai tu, io ti sono vicino e ti accompagno, ma sei tu che decidi cosa fare della tua vita e quando sei pronto a spiccare il volo». È questo lo spirito di servizio che contraddistingue anche l’attività di “Casa solidale giovani”, inserita nel progetto “Fidati: neo-maggiorenni verso l’autonomia”.
A Corte Melegano, un’oasi verde lungo la statale 12, tra Cadidavid e Buttapietra, il Samaritano gestisce da un paio d’anni uno stabile di proprietà della Diocesi, in collaborazione con la Comunità Il roveto ardente. Qui è in atto una sperimentazione di residenza per giovani adulti senzatetto, soprattutto di quelli nella fascia d’età fra i 18 e i 25 anni. «Sono tre le provenienze principali: arrivano da famiglie affidatarie o da istituti, da cui escono dopo aver compiuto 18 anni, oppure da nuclei familiari con problemi enormi, come gravi storie di violenza», illustra Damiano Conati, referente del progetto e uno dei quattro operatori di Caritas attivi al Melegano.
L’alternativa? La strada, nella maggior parte dei casi. «Anche se è poco noto ai più, il numero di giovani senzatetto è in crescita: perciò, a fronte di un bisogno in espansione, abbiamo avviato questa sperimentazione – spiega –. L’idea è di offrire degli spazi diversi dai dormitori per gli adulti, per mantenere sogni, desideri e ambizioni di questi giovani e traghettarli verso una normalità di vita, adatta alla loro età». Il Samaritano opera a stretto contatto col Comune di Verona e con i suoi servizi sociali; si avvale inoltre di uno psicologo e di diversi esperti, che tengono dei laboratori specifici.
«Al momento sono otto i giovani accolti: cinque al Melegano, uno nella parrocchia di Beccacivetta (a Castel d’Azzano), dove la comunità si è mobilitata con una rete di volontari per prendersene cura, e due nell’appartamento “di sgancio” in Borgo Roma, ultimo gradino prima dell’autonomia definitiva», continua Conati. L’obiettivo è sviluppare l’autonomia della persona (partendo dalla cura di sé, dell’ambiente in cui vive, del rispetto per gli altri), introducendo gradualmente il tema del lavoro e poi della casa; se non è possibile l’autonomia, si studiano soluzioni di vita abitativa e di affetti, collaborando con altre realtà. La durata del progetto si concorda con i giovani ospiti, lavorando su un piano personalizzato condiviso con l’assistente sociale.
Il Melegano funziona come una casa: c’è un programma settimanale di azioni da svolgere, dalle pulizie alla cucina, dal taglio dell’erba in giardino alla cura delle galline. Ogni giorno ci sono dei laboratori di pensiero e di formazione – uno, recente, con le Lego – e lavori per sviluppare la manualità. Ma c’è spazio pure per fare squadra, grazie alle partite di calcio e a qualche gita. Inoltre, ogni giovedì c’è il cineforum, uno spunto per trattare temi caldi come il bullismo e il razzismo. «Alcuni ragazzi vanno in servizio al Samaritano e in questo periodo tre sono impegnati in tirocini – informa l’operatore –. Cerchiamo di renderli indipendenti lavorando sul fronte della formazione e facendo acquisire loro dei titoli utili all’inserimento occupazionale, come il patentino per il muletto». Con la bicicletta o l’autobus, i giovani ospiti si spostano in autonomia.
Ognuno ha trovato pure degli speciali angeli custodi: alcune coppie della parrocchia di Castel d’Azzano hanno deciso di diventare “tutor” di questi giovani, trascorrendo del tempo con loro e condividendone i progressi. «Non vogliamo che questo sia un ghetto: il nostro sforzo è di aprire la corte all’esterno, per questo andiamo a parlare nelle scuole e nelle parrocchie – conclude Conati –. L’invito è aperto a tutti: venite a conoscere questa realtà».
Ogni anno nel solo Comune di Verona sono circa una trentina i ragazzi che escono dalle comunità, dopo essere diventati maggiorenni. Attualmente sono una trentina i giovani nella fascia 18-25 anni accolti in appartamenti gestiti dal terzo settore; di questi, 22 provengono da strutture per minori. Nell’ambito del progetto “Fidati” il Comune di Verona si è fatto carico delle spese abitative per altri sei ragazzi e per sette progetti di accompagnamento; ha fornito poi aiuto a tre famiglie affidatarie che hanno continuato a tenere con sé i ragazzi anche dopo il raggiungimento della maggiore età. [A. Val.]
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