«Partiamo per dare, torniamo ripagati»
Ecco alcune testimonianze dei giovani volontari che sono a Lourdes con l'Unitalsi. Sono ben 1.180 i pellegrini partiti da Verona per il 62° pellegrinaggio diocesano, che si concluderà il 28 aprile
Sono giovani, ma hanno le idee chiare. E nonostante l’età – vent’anni o poco più – possiedono già un ricco bagaglio di ricordi ed emozioni legati a Lourdes.
C’è chi ha scoperto il treno della speranza per caso, chi tramite il passaparola, qualcun altro dopo aver ascoltato il racconto di un volontario. «Quando lo provi sulla tua pelle, capisci perché il richiamo è così grande», sintetizza Rachele Prando. La ventottenne di Povegliano Veronese, che in Francia è andata sei volte, è la responsabile del settore giovanile dell’Unitalsi veronese. «Quest’anno abbiamo 120 giovani iscritti, di cui una settantina di nuovi», fa sapere, numeri alla mano; invece di farsi una vacanza altrove, andranno a Lourdes in servizio.
«Cerchiamo di coinvolgere le nuove generazioni attraverso un cammino formativo che dura tutto l’anno, in collaborazione con il Centro pastorale giovanile diocesano – spiega Rachele –. Promuoviamo il pellegrinaggio con l’aiuto di testimonianze di ragazzi che l’hanno già sperimentato o di giovani con disabilità; all’esperienza di servizio in Unitalsi, inoltre, partecipa anche la seconda Teologia del seminario vescovile».
Proprio sentendo parlare di questo viaggio il fratello sacerdote, Daniele Frisonisi è acceso d’entusiasmo. «Sono partito con l’idea del “vado ad aiutare”, invece quello che si è sentito aiutato sono stato io», ammette il 25enne di Isola della Scala. È il quinto anno che è presente all’appello, «perché andarci mi ricarica tantissimo». L’aspetto che ogni volta lo sorprende? «La relazione molto forte di scambio che si crea tra persone sconosciute – dice –: diventare per una settimana un fratello che accompagna un anziano o un ammalato permette di creare legami davvero profondi».
Michele Soave, ventenne di Roverchiara, si è regalato Lourdes per i suoi 18 anni. «I miei nonni ci sono sempre andati, così tre anni fa ho deciso di partire – spiega –. L’input l’ho avuto alla Gmg di Cracovia del 2016, con il discorso di papa Francesco sulle beatitudini: mi sono sentito chiamato in causa». Michele, che è pure animatore del gruppo giovani di Bovolone, resta sempre colpito dalle persone che incontra. «Quando spingi un anziano sulla carrozzina, lui ti racconta la sua vita: questi giorni li considero tempo ben speso per me stesso».
Proprio a Bovolone è operativo un gruppo giovani Unitalsi, composto da 13 ragazze e ragazzi che gravitano attorno alla parrocchia. «L’abbiamo fondato cinque anni fa io ed Elisabetta Turrini – informa Sara Grezzani, 23 anni e cinque pellegrinaggi all’attivo –. Ci impegniamo per far conoscere le nostre attività e andiamo a portare testimonianze nelle parrocchie circostanti, specie nei gruppi di adolescenti e giovani; inoltre promuoviamo iniziative di autofinanziamento per contenere le quote di adesione, che per gli under30 sono comunque ridotte rispetto a quelle standard».
In questa maniera arrivano nuovi volontari. «Non avevo idea di che cosa facesse l’Unitalsi, sono sincera: ho letto un messaggio che ne parlava sul gruppo whatsapp degli adolescenti di Bovolone; mi ha incuriosito e ora è la quarta volta che vado a Lourdes», ammette candidamente la ventenne Chiara Merlin.
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