Nel ricordo di Simone tanti amici si danno da fare
di RENZO COCCO
Pasinato era un giovane imprenditore che ha lasciato il segno con le sue azioni generose
di RENZO COCCO
Può un dolore profondissimo, lacerante, infinito che nasce dalla prematura e traumatica scomparsa di una persona cara diventare un percorso di grazia, di solidarietà e di testimonianza di bene comune? Sì, può e una delle tante conferme l’abbiamo proprio nella nostra Verona. Questa è la storia di Simone Pasinato, un giovane imprenditore scomparso il 30 aprile 2020 a soli 47 anni a causa di un improvviso malore che non gli ha dato scampo. Ma chi era Simone e che cosa ha fatto nella sua breve vita? Un giovane normale – è la prima risposta – innamorato del proprio lavoro che svolge all’interno dell’azienda di famiglia, fondata nel 1978 dal padre Giovanni e che opera nei settori idro-sanitario, elettrico e delle ristrutturazioni edili in campo civile e industriale. Quando, nel 2018, l’impresa diventa “Pasinato Group” è del tutto naturale che Simone ne assuma la presidenza portando la sua competenza, il suo entusiasmo e la sua voglia di fare.
Una storia esemplare di lavoro e di solidarietà
Lavoro, lavoro e lavoro, come richiede un’azienda a gestione familiare che trova nella figura apicale il motore della propria esistenza e del proprio futuro. Simone non conosce orari: è sempre presente, sprona i collaboratori, innova, allarga l’attività, ha una risposta immediata per tutti e per tutto. In questa pienezza di attività professionale trova però anche il tempo di dedicarsi agli altri. È infatti profondamente convinto di avere una responsabilità sociale e che vale l’imperativo morale di “aiutare chi aiuta”. E così si spende per Croce Verde, Banco Alimentare, donatori di sangue; sostiene l’onlus veronese “Continuando a Crescere” e l’impresa sociale “I Bambini delle Fate”, che promuovono progetti di inclusione sociale dei ragazzi con autismo e disabilità; in prima persona risponde alle richieste di aiuto che arrivano dagli anziani in difficoltà, assicurando loro il necessario così come a persone in situazione di disagio sociale e di abbandono.
Naturalmente questo spirito di solidarietà lo guida anche nell’attività imprenditoriale. Siamo all’inizio del 2020 quando scoppia la pandemia da Covid-19 e inizia il lockdown. Di fronte all’impennata dei ricoveri ospedalieri si riaprono gli ospedali di provincia. Simone sprona i suoi collaboratori nel lavoro di ripristino dei presidi termo-sanitari in questi luoghi di cura e nelle residenze per anziani, provvede alla sanificazione delle ambulanze della Croce Verde, dei mezzi della protezione civile e delle forze dell’ordine. Alla base del suo impegno, che trascina amici e collaboratori, vi sono alcuni valori fondanti del vivere civile che ha avuto modo di sperimentare nel campo dello sport, quale promettente calciatore delle giovanili dell’Hellas, e nella sua passione per la montagna.
Le due parole sono: squadra e cordata, che richiamano l’appartenenza a un comune e condiviso destino, al dipendere gli uni dagli altri, all’aiuto e al sacrificio per il bene di tutti. La vita insegna questo per chi crede negli altri e Simone ci crede profondamente.
L’impegno nel Gruppo giovani di Confindustria
Un’esperienza fondamentale che ha contribuito a formare il carattere e ad affinare le doti imprenditoriali e di relazione umana di Simone è stata la militanza nel Gruppo giovani di Confindustria Verona. Per due mandati (dal 2008 al 2011, presidente Giulio Pedrollo, e dal 2011 al 2014, presidente Andrea Pernigo) è stato componente il Consiglio con delega ai temi strategici dell’energia e dell’ambiente.
Proprio Andrea Pernigo, oggi consigliere delegato di Just Italia, la nota impresa di cosmetici con sede a Grezzana, e imprenditore di successo nel campo vitivinicolo, ha di Simone un affettuoso ricordo: «Una persona buona, dal cuore grande – dice –, sempre sorridente e sempre disponibile a trovare soluzioni ai problemi. Ricordo il suo entusiasmo nelle mille cose da fare, la sua voglia di crescere e di migliorare, il suo stile di vita goliardico e il suo spirito positivo. Era un imprenditore che amava il suo lavoro e che nel contempo viveva per gli altri – conclude Pernigo –. Ha messo in pratica prima di tutti noi il dovere della responsabilità sociale d’impresa che deve caratterizzare profondamente la nostra attività».
Un tale prezioso patrimonio di valori, di generosità, di altruismo e di amore per il prossimo poteva finire con la morte di Simone? Sì, poteva anche finire e oggi ci troveremmo a raccontare una straordinaria ma conclusa esperienza di vita spesa per gli altri. Così, per fortuna, non è stato grazie alla famiglia, a cominciare dal padre Giovanni, dal fratello Andrea, dai tanti collaboratori e conoscenti di Simone, che hanno costituito una impesa sociale che non poteva non chiamarsi “Gli amici di Simone” in modo da dare continuità ai valori, agli ideali e alle opere di Simone.
Gli antichi sostenevano che “muore giovane colui che al Ciel è caro”. Simone sicuramente lo è stato, a conferma che dalla morte e dal dolore può davvero rinascere una nuova e buona vita per se stessi e per gli altri.
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