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La mobilitazione di Assisi per una nuova economia

Il successo di Economy of Francesco, l’appello papale: "tempo di visioni coraggiose per passare dal mero Pil all’uomo"

Parole chiave: Economia (128), Economy of Francesco (7), Giovani (99), Assisi (5), Papa Francesco (121)
Germoglio che spunta tra il cemento con monete (Foto Krisana Antharith@123RF.com)

A marzo la pandemia aveva stoppato l’evento in presenza; virus che ha impedito a migliaia di persone di partecipare pure nei giorni scorsi all’evento fortemente voluto dal Papa ad Assisi richiamando lo spirito di san Francesco. Ma i collegamenti on line sono stati un vero successo sia in quantità che in “ampiezza” geografica. Perché è grande la voglia di mettere nuove basi a un’economia che non sia solo profitto sganciato da tutto, ma che metta l’uomo in primo piano, nel rispetto dell’ambiente nel quale viviamo. Dovrebbe essere volontà comune; non è così e noi cattolici siamo chiamati a dare una svolta sia nel modo di intraprendere, sia nelle scelte individuali ogni volta che apriamo il portafoglio. Autorevoli gli interventi, ma la vera energia verrà dai giovani, i più motivati, i più creativi nel volere un mondo nuovo che abbatta il totem del Pil quale unica misura del nostro vivere.

Per un’economia migliore che trasformi il futuro
Grande successo per The economy of Francesco ad Assisi

Tutto inizia il 1° maggio 2019, memoria di san Giuseppe lavoratore, con una lettera di papa Francesco rivolta ai giovani economisti, imprenditori e imprenditrici del mondo intero che egli chiama a “studiare e praticare una economia diversa, quella che fa vivere e non uccide, include e non esclude, umanizza e non disumanizza, si prende cura del creato e non lo depreda”.
È giunto infatti il tempo di prendere coscienza della gravità dei problemi e soprattutto di mettere in atto un modello economico nuovo, frutto di una cultura della comunione, basato sulla fraternità e sull’equità. Papa Francesco rivolge loro l’invito a ritrovarsi ad Assisi per il marzo 2020.
La pandemia da Coronavirus nel frattempo sopraggiunta costringe a rinviare l’appuntamento. Finalmente la scorsa settimana, dal 19 al 21 novembre, Assisi ha visto la presenza, seppure on line, di oltre 2mila giovani di 115 Paesi del mondo impegnati nell’impresa e nel sociale, esperti della scienza economica, premi Nobel per l’economia in un confronto di riflessioni, di approfondimenti e di proposte che trasforma il sogno in realtà, l’impossibile in possibile, l’utopia in paradigmi alternativi all’attuale sistema.
Un nuovo modello rispettoso di tutto
Sono stati tre giorni intensissimi di lavoro che abbiamo seguito in streaming e che hanno mostrato come “L’Economia di Francesco” sia la sola strada da percorrere per assicurare un futuro all’uomo e alla casa comune che lo accoglie. Molti gli interventi significativi che hanno segnato l’evento. Tra gli altri, quello del prof. Stefano Zamagni, presidente della Pontificia Accademia delle scienze sociali, che ha evidenziato come il mercato ed il profitto devono essere strumenti di benessere per tutti gli attori in gioco. Il profitto come fine assoluto, a beneficio di pochi, mostra una “incompetenza di calcolo” che porta a distruggere i beni naturali e a inquinare le relazioni sociali a seguito delle disuguaglianze sempre più profonde che un tale modello produce.
È urgente anche reimpostare la finanza, che deve essere al servizio dell’economia reale. I governi possono fare molto fissando nuove regole, in particolare nel campo del commercio internazionale. Occorre – ha concluso – tornare a praticare la responsabilità personale e collettiva, parola che nella sua etimologia significa non soltanto rispondere a qualcuno ma anche prendersi cura in particolare di chi è in stato di bisogno.
Nella seconda giornata dei lavori vanno registrati gli stimolanti interventi del sociologo dell’Università Cattolica, Mauro Magatti, e dell’economista Leonardo Becchetti. Il primo ha evidenziato la crisi dell’attuale modello economico centrato sulla produzione e il consumo che crea benessere per pochi e grandi disuguaglianze per molti, così portando alla rottura traumatica del patto sociale. L’alternativa è l’economia generativa che pone al centro l’uomo e la sua creatività.
Si deve dunque iniziare una transizione che è culturale, organizzativa e comunitaria per dare senso e scopo a tutte le vite. Il prof. Becchetti, dal canto suo, ha documentato come l’economia civile sia già una realtà consolidata e svolga un ruolo sempre più decisivo nel mondo delle imprese e nell’orientamento delle scelte dei consumatori. Occorre – ha aggiunto – andare oltre l’uomo economico, perché non si può misurare il benessere di una comunità considerando esclusivamente il livello del prodotto interno lordo; e lo si può fare concretamente rafforzando l’alleanza tra mercato, istituzioni, imprese responsabili e cittadinanza attiva per dare vita ad una nuova economia civile.
Si deve prendere coscienza che il mondo non si cambia dall’alto, ma dal basso esercitando tutti insieme il “voto con il portafoglio” attraverso le scelte quotidiane di consumo e di investimento. Incisivo è stato l’intervento di Muhammad Yunus, premio Nobel 2006 per la pace, inventore del microcredito. Abbiamo rubato il futuro ai giovani – ha detto – e stiamo andando come un treno impazzito verso il disastro. Per evitare ciò, occorre dare vita a un nuovo modello di sviluppo che si fondi sulla condivisione e sulla giustizia sociale, per costruire un mondo di pace e di fratellanza.
I giovani protagonisti del cambiamento
I grandi protagonisti dell’evento sono stati però i giovani che in questo anno e mezzo hanno lavorato su dodici “villaggi tematici”: lavoro e cura; finanza ed umanità; agricoltura e giustizia; energia e povertà; profitto e vocazione; politiche per la felicità; economia è donna; imprese in transizione; vita e stili di vita. I responsabili dei gruppi hanno illustrato le proposte maturate, che diventano ora patrimonio comune su cui innestare buone pratiche. Un impegno generoso il loro, che proseguirà per dare vita, nello spirito di san Francesco, a una economia che non sia per gli ultimi ma con gli ultimi; che assicuri speranza e futuro agli uomini; che curi e custodisca con rispetto la madre Terra.
Renzo Cocco

Il Papa: tempo di visioni coraggiose per passare dal mero Pil all’uomo
Appello all’impegno delle nuove generazioni del mondo

A conclusione della tre giorni di lavori è intervenuto papa Francesco con un video-messaggio. È stato, il suo, un discorso emozionante, accorato nei toni, lucido nell’analisi della situazione, profetico nelle indicazioni che ha suscitato nei partecipanti – lo si vedeva dai tantissimi messaggi che arrivavano in tempo reale – speranza, entusiasmo, rinnovato impegno.
Ha ringraziato i giovani per il lavoro fatto con serietà e responsabilità senza che sia stato tralasciato nulla «di ciò che vi dà gioia, vi preoccupa, vi indigna e vi spinge a cambiare». Ha sottolineato come l’incontro di Assisi non sia un punto di arrivo, ma la spinta iniziale di un processo da vivere come vocazione, cultura, patto. Ha evidenziato come sia giunto il tempo di avere visioni coraggiose, di trovare e dare risposte umanizzanti, di avviare processi di cambiamento negli stili di vita, nei modelli di produzione e di consumo, nelle strutture consolidate di potere che oggi reggono le società.
Il futuro – ha detto ancor il Papa – «sarà un tempo speciale, in cui ci sentiamo chiamati a riconoscere l’urgenza e la bellezza della sfida che ci si presenta». Non è più possibile continuare a rimandare le questioni decisive che ci stanno davanti. È tempo «di osare il rischio di favorire e stimolare modelli di sviluppo, di progresso e di sostenibilità in cui le persone, e specialmente gli esclusi (e tra questi anche sorella Terra) cessino di essere una presenza meramente nominale, tecnica o funzionale, per diventare protagonisti della loro vita come dell’intero tessuto sociale».
La strada da imboccare e da percorrere con ferma decisone è quella dello sviluppo umano integrale, proprio perché – come ha scritto san Paolo VI nell’enciclica Populorum progressio – “lo sviluppo non si riduce alla semplice crescita economica. Per essere autentico sviluppo, deve essere integrale, il che vuol dire volto alla promozione di ogni uomo e di tutto l’uomo...”.
Tutto questo si può promuovere attraverso un “patto comune”, un processo di cambiamento globale che veda una comunione di intenti non solo tra quanti hanno il dono della fede, ma tra tutti gli uomini di buona volontà.
Papa Francesco ha ricordato come «la Storia ci insegna che non ci sono sistemi né crisi in grado di annullare completamente la capacità, l’impegno e la creatività che Dio non cessa di suscitare nei cuori»; e ha concluso con un accorato invito a tutti i giovani del mondo a «riconoscere che abbiamo bisogno gli uni degli altri per dare vita a questa cultura economica, capace di far germogliare sogni, suscitare profezie e visioni, far fiorire speranze, stimolare fiducia, fasciare ferite, intrecciare relazioni, risuscitare un’alba di speranza, imparare l’uno dall’altro e creare un immaginario positivo che illumini le menti, riscaldi i cuori, ridoni forza alle mani e ispiri ai giovani – a tutti i giovani, nessuno escluso! – la visione di un futuro ricolmo della gioia del Vangelo». [R. Coc.]

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